Krka, il re della Bassa Carniola

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Krka, il re della Bassa Carniola

Nel corso dei miei viaggi verso la Stiria (Štajerska) o l’Oltremura (Prekmurje), ho avuto modo di attraversare il fiume Krka parecchie volte, soffermandomi solo brevemente sulle sue rive per ammirarne le acque, placide solo all’apparenza, ma in realtà costellate da gorghi giganteschi se osservate da vicino, soprattutto nella stagione della piena primaverile. Un recente soggiorno nella località di Otočec, situata circa a metà del suo corso, mi ha svelato però il motivo per cui l’intero bacino di quest’importante vena d’acqua è entrato a far parte della Rete Natura 2000; voluta dall’Unione europea, quest’ultima comprende tutta una serie di aree interessanti dal punto di vista geografico e naturalistico che è opportuno proteggere per il mantenimento della biodiversità. Le caratteristiche idrologiche, geomorfologiche e zoologiche del fiume sono effettivamente molto interessanti, anche se negli ultimi decenni il loro equilibrio è diventato precario a causa dell’attività umana.

La jama

Seconda per lunghezza tra tutti i fiumi che scorrono interamente in territorio sloveno (93 km in tutto), – il primo posto spetta al fiume Savinja, lungo 99 chilometri – la Krka, che dai Romani era chiamata Corcoras, nasce dalla Kraška jama, una grotta ad andamento quasi orizzontale. Lunga due centinaia di metri, reca a metà percorso un lago collegato da un sifone alle altre parti del sistema, che si conclude con la Vrhovčeva jama. La cavità sotterranea raccoglie, tra le altre, anche le acque del retrostante Radensko polje, e quindi la sua bocca erutta con grande potenza nei periodi di piena. Visitata per la prima volta dal Valvassore alla metà del XVII secolo, subì nel 1937 l’ampliamento del canale di sbocco, per permettere uno deflusso più veloce e limitare quindi l’allagamento del citato polje situato a nord-est.

Le trasformazioni

Il corso superiore ha quindi tutte le peculiarità di un fiume carsico, ricco di piccoli affluenti; quello medio passa invece tra modeste gole e pendii ripidi, per diventare poi, a causa del basso dislivello, un quieto fiume di pianura fino all’immissione nella Sava; nell’ultimo tratto, per terminare in bellezza, crea un’area di ritenzione idrica naturale che dà vita all’interessante bosco planiziale del Krakovski gozd.

Le barriere sommerse

Osservato dall’alto da alcuni antichi castelli e dal borgo di Novo Mesto, cela, a livello delle acque, numerosi resti di mulini e segherie. A Otočec invece, sull’isolotto dal quale la località trae appunto il nome, sorge un maniero adibito ad albergo di lusso, che ha comunque mantenuto tutte le sue caratteristiche, grazie alla sovrintendenza dell’ente preposto alla tutela dei monumenti. Più volte ricostruito per un tremendo attacco degli ottomani e un successivo disastroso incendio, sotto l’intonaco di data recente nasconde le mura originarie risalenti al XIII secolo ed è inoltre circondato da uno stupendo parco all’inglese, ricco di alberi secolari. Il fenomeno che si verifica nel tratto dell’alveo tra il paese di Struga e Otočec e che in quest’ultima località assume proprio le caratteristiche più salienti, è la formazione di barriere di travertino sommerse, dovute alla forte concentrazione di carbonato di calcio disciolto nelle acque. Tali barriere hanno dato vita a una trentina di isolotti, colmi di vegetazione e oltremodo importanti per la nidificazione, di cui il Grajski (quello col castello, appunto) costituisce il più vasto.

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La colonia di cigni

Un ambiente simile ha creato, specie negli ultimi anni, tutti i presupposti necessari al ripopolamento da parte di una nutrita colonia di cigni reali che attualmente ammonta a ben 200 coppie, a cui si aggiunge un ulteriore centinaio di esemplari durante la stagione fredda, che effettuano proprio qui lo svernamento. Questi non sono però gli unici animali a popolare il regno del fiume Krka: numerosi molluschi, insetti, pesci, rettili, anfibi, uccelli e mammiferi vi hanno trovato un ambiente idoneo e ricco di nutrimento.

Il regno animale

Le specie ittiche sono 38; tra pighi, cavedani, nasi, lucci e aspi troneggia il salmone del Danubio, che nelle acque del fiume raggiunge anche i 20 chilogrammi. Lungo il flusso e tra i canneti nuotano e si celano tuffetti, gallinelle d’acqua, folaghe e germani reali, mentre nel corso inferiore del fiume vive e nidifica la più numerosa colonia stanziale di martin pescatori. La lontra, protetta dal 1993, è in aumento e lo stesso dicasi del castoro europeo, reintrodotto, dopo l’estinzione, nel 1998.

Il bosco di Krokar

Il vero gioiello dell’intera area è comunque il bosco planiziale di Krokar, assieme ai prati umidi circostanti, che viene considerato uno dei siti più integri dal punto di vista ambientale dell’intero Paese, per cui rientra nella categoria delle riserve naturali. Il suolo argilloso difficilmente permeabile e quindi spesso inondato, nutre un raro esempio di area forestale dove predomina il rovere (con alberi che un tempo riuscivano a raggiungere i 2 metri di diametro), misto a frassini, carpini bianchi e ontani. Quest’area relitta, residua delle antiche foreste di pianura, è accessibile tramite un sentiero lungo 8 km, che porta il nome di Josef Ressel, l’ingegnere forestale di origine boema che nel 1820 la misurò, suddividendola in settori, tutt’ora esistenti. Questo eclettico personaggio s’interessava anche all’ingegneria, per cui si dedicò alla progettazione delle prime eliche navali, dando il via, proprio a Kostanjevica sulla Krka, ai suoi primi esperimenti in materia. Come tanti altri funzionari statali dell’Impero austro-ungarico, venne successivamente trasferito in Istria, per curare la foresta di Montona. Si occupò pure della riforestazione del Monte Maggiore e una volta stanziato a Trieste, proseguì i suoi studi sulla propulsione montando un prototipo d’elica sulla nave Civetta. Bordeggiando nel Golfo di Trieste, l’imbarcazione raggiunse i 6 nodi prima di un’avaria al sistema del vapore.

Le cicogne nere

Per tornare al Krokarski gozd, da percorrere agevolmente anche in piena estate per l’eccezionale frescura offerta dalle ricche chiome, è senz’altro da sottolineare la presenza, nella parte più fitta, di una nutrita popolazione di picchi e di uccelli rari come le cicogne nere. Qui cacciano anche alcune aquile di mare e aquile anatraie, mentre tra il folto dei prati alluvionali si celano i re di quaglie. L’acqua del sottobosco è inoltre un ottimo sito riproduttivo per varie specie di anfibi: rane arvali, temporarie, agili, rospi e tritoni crestati. In un simile ambiente umido non mancano nemmeno i funghi, che popolano i tronchi marcescenti semisommersi.

La fioritura delle alghe

Un fenomeno particolare, registrato anche dal Valvassore (che però all’epoca ne ignorava l’origine), è la fioritura algale all’inizio dell’estate, dovuta all’aumento di temperatura delle acque, al loro basso regime e, purtroppo, anche all’immissione di sostanze organiche prodotte dall’uomo. È provocata da varie specie di alghe calcaree galleggianti, tra cui predomina, secondo studi recenti, la Cyclotella; assieme, esse producono una mucillagine dal tipico color verde oliva o addirittura ruggine e proliferando, tolgono in parte l’ossigeno a tutto il resto del mondo vivente sommerso. Dal 2005 viene perciò eseguito un monitoraggio della qualità (non proprio eccelsa) delle acque e di alcune specie salienti, per tenere la situazione sotto controllo. A farne le spese finora, è stato soprattutto un mollusco, l’Unio crassus, un tempo molto diffuso in gran parte delle acque continentali europee. L’animale ha un ruolo essenziale nella purificazione, ma attualmente il suo declino nella Krka viene considerato un segnale d’allarme.
Qualsiasi nuova attività lungo e nell’alveo stesso del fiume verrà dunque ben soppesata prima d’essere realizzata. Recare un danno qualsiasi ad un simile ambiente sarebbe veramente un errore imperdonabile.

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