I colori della vita

Quali sono i più belli? Quali preferiamo? Quali si abbinano alle varie stagioni? Molte sono le domande che giungono spontanee, frivole soltanto all’apparenza. Una in particolare: tra tutte le tonalità, da quale iniziare?

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I colori della vita
L’Accademia della Luce Vivente a Benin City in Nigeria, dove i colori non conoscono confini. Foto: MIRTA TOMAS

Siamo ancora in primavera, tarda primavera, ma è ancor sempre primavera, che si sta manifestando in tutta la sua maturità attraverso l’infinità dei suoi colori. Viviamo tra ondate di calore e torridi acquazzoni dopo i quali ritorna la quiete e la vita si colora nuovamente.

Quali sono i colori più belli? Quali colori preferiamo? Quali sono i colori di moda per questa stagione? Molte sono le domande, frivole solo all’apparenza. Una in particolare: da che colore iniziare?
Dal delicato e infinito azzurro del cielo oppure dal forte e florido, profondo e caldo bruno del suolo? Dal bel marrone coloniale forse, una sfumatura trovata tra la gamma di prodotti di pelletteria e la cui immagine ci porta ai Paesi in cui il suolo è caldo, bruno, ospitale e primigenio.
Abbiamo deciso: iniziamo dai colori non colori.

Nero
Tra tutte le tonalità, al nero si abbinano svariati significati. È il colore primordiale del grembo materno in cui eravamo protetti per nove mesi, prima di venire alla luce. Possiede una simbologia ambivalente, interpretata in un modo o in un altro, secondo la personalità di chi lo contempla. Così, in diverse culture del mondo può assumere diversi significati, più o meno noti come la possente fertilità, la semplice umiltà, la nobile dignità e in modo particolare la forte autorità mentre molto più presenti nella mentalità globale, tradizionalmente gli si associano significati negativi dalla tristezza, del lutto, del peccato fino alla morte. Il nero, definito colore acromatico, rappresenta per alcuni l’antitesi del colore, contrapponendogli la luminosità e la vivacità degli altri membri dello spettro visibile. I maestri del pennello non sarebbero d’accordo perché a dare una certa luminosa profondità alle loro opere, ai paesaggi, alle figure e alle loro ombre è proprio il nero che aggiunge una certa intimità a tutte le altre dimensioni. L’importanza sostanziale del colore nero viene definita da uno tra i più grandi rappresentanti dell’astrattismo, Henri Matisse, che lo presenta come “il colore che riassume e consuma tutti gli altri”. Proprio così, il nero attrae e stimola la nostra attenzione nell’arte e nella cultura, da sempre. Nella teoria dei colori l’unione dei colori primari: rosso, giallo e blu produce il nero. Se non ci credete, provate a unirli. Il nero diventa, così, il colore simbolo dell’unione colorata. Un’unione stravolgente.
Continuando, incontriamo il nero, colore dell’eleganza par excellence con il leggendario tubino inventato da Coco Chanel. Un capo essenziale nel mondo della moda in cui i colori cambiano da stagione a stagione, mentre il nero permane sobrio, dominando i tempi, le usanze e gli stili. Il nero è il colore che sta bene con tutti.

Nero su bianco
Un’espressione che vive tra queste righe da quando è stata inventata la stampa. Mettere “nero su bianco”, manifesta in modo deciso il fatto di comunicare la vita in modo chiaro.
Contrapporre il nero al bianco significa ricreare il dualismo presente nel mondo dalla creazione stessa. Nelle filosofie orientali, il loro contrasto è rappresentato dallo Yin e dallo Yang. Lo Yin, simbolo femminile, equivale alla ricettività del nero con il suo aspetto oscuro, misterioso e altrettanto profondo. Lo Yang, l’elemento maschile, al contrario, possiede l’aspetto luminoso, il dinamismo della libertà. Mentre il primo porta all’introspezione, il secondo porta alla luce, al mondo esterno, manifestandosi nella propria purezza.
Mentre il nero consuma tutti i colori, il bianco li contiene e li esprime nel modo opposto. A seconda delle tradizioni, in varie culture del mondo il bianco si veste di vari significati. Il primo viene associato alla purezza e all’innocenza. Ci accompagna dai primi giorni della vita quando i genitori ci vestono di bianco. Bianchi poi sono i vestiti che adoperiamo per esprimere il divino e la verginità, durante la solennità dei sacramenti e di varie cerimonie. Nella liturgia cristiana indica l’essenzialità divina, la gioia solenne; diventato quasi obbligatorio nei battesimi, nei matrimoni, nelle solennità della Madonna, del Signore, nel tempo del Natale e della Pasqua.
Nel mondo della pubblicità credo che tutti gli italiani conoscano lo slogan di un noto detersivo che produce un bianco che più bianco non si può e che coincide con il bianco della sanità, della pulizia, dell’igiene e della sterilità. Numerosi sono gli ambienti che risaltano il suo valore simbolico come quello medicale, domestico, tecnologico, giuridico, religioso e nuziale. Il bianco dei capelli degli anziani è il caldo bianco della saggezza, le parrucche dei magistrati sono sempre e ancora bianche, nonostante le numerose macchie che hanno disonorato l’alta moralità, l’onestà e l’autorità del terzo potere. Potremmo continuare a elencare i valori che sono rappresentati da questa tinta molto delicata e altrettanto forte: la bontà nel mondo abusata e tradita, la semplicità del minimalismo e la perfezione dell’amore sublime, espressione tratta dai versi di una canzone di Renato Zero – appunto il brano “L’amore sublime” –, dove non esistono ombre, rappresentando un vero paradiso del pensiero, il miracolo che tutti desideriamo.
Ma il bianco, se non è opposto ad altri colori, diventa freddo e vuoto di significato in un mondo limitato che si serve del bianco, contrastandolo sempre al nero, invece di concedere loro l’abbraccio armonico ancestrale. Così, in molti ci lasciamo trascinare da una mentalità che separa il bianco dal nero in due valori che si oppongono, mantenendo diviso il mondo allontanando le due realtà una dall’altra, invece di avvicinarle.
Così la bandiera nera è ancora quella anarchica, mentre la bianca è tuttora resiliente, fremendo e cercando di fermare le ostilità, invitando alla pace. Sono testimoni dell’impassabilità del tempo. Nella storia, gli antichi distinguevano il bianco opaco dal bianco brillante, albus e candidus. L’albus ha prodotto un etnonimo europeo, quello albanese, mentre il candido riporta alla bianchezza immacolata, semplicità lucente che nella vita quotidiana raramente si incontra. Continuiamo con un passaggio focoso.

Il bianco della purezza.
Foto: MIRTA TOMAS

Rosso, colore intenso e profondo
Un gioco di parole dovuto, che ci riporta al cineasta italiano, Dario Argento e al messaggio dove il “terrore puro si fa leggenda”. Certamente, il rosso evoca pensieri contrastanti perché il rosso indica l’essenza della passione. Il rosso si presenta in un’infinità di associazioni e prodotti della fantasiosa creatività umana.
Partendo dalle grotte di Lascaux o di Altamira, in cui abitava l’uomo preistorico, l’arte è stata immortalata dal colore rosso dell’ossido di ferro insieme al nero della fuliggine.
Rosso è il colore simbolo della festa degli innamorati. Rossi sono i globuli del sangue che trasportano l’ossigeno e la forza vitale nel nostro corpo. L’univocità della sua potenza fa accelerare la circolazione del sangue, colora le nostre guance; riscalda i nostri corpi con il colore del fuoco, attira l’attenzione, invita e stimola a una risposta immediata dei nostri pensieri e delle nostre azioni. D’altro canto, rosso è il colore della forza, della rabbia, dell’aggresività e della guerra. Ecco che qui troviamo un’unione paradossale dell’odio e dell’amore, i sentimenti più potenti, creatori e distruttori, sempre tra la vita e la morte.
Da secoli il rosso è associato alla seduzione e qui mi voglio fermare all’alimentazione, alla cucina, al calore dei focolari, all’intensità del fuoco e all’insaziabilità del desiderio umano. Risveglia l’appetito, essendo il colore del gusto, della nutrizione, insieme ai colori fratelli come l’arancione e il giallo. Il rosso è il colore dei frutti maturi, distingundoli da quelli acerbi e ancora verdi.
Il rosso è un colore la cui intensità ha prodotto numerose sfumature o tonalità: dal rosso cremisi, rosso amaranto o rosso magenta, al rosso porpora, rosso ruggine, rosso rubino; dal rosso malva o rosso granata al rosso corallo, rosso scarlatto o rosso cardinale. I nomi stessi parlano ampiamente delle loro simbologie.

I colori del mercato africano: il rosso dei peperoncini.
Foto: MIRTA TOMAS

Rosso o blu
Moltissime le tonalità del blu, chiaro o scuro, che qui verranno limitate alle sfumature presenti in natura, nel mondo delle rocce, delle numerose pietre preziose, semipreziose, delle gemme, dei cristalli o dei composti a base di rame. Iniziamo questo viaggio nella nostra immagine mentale dal blu intenso dell’azzurrite, pietra misteriosa e magica già dalle antiche civiltà oppure dal lapilazzuli, pietra regale degli antichi faraoni. Passiamo accanto al turchese, che viene menzionato come simbolo di unione tra cielo e terra. Il delicato topazio, simbolo di coraggio e saggezza come l’acquamarina che richiama all’amore sereno e felice. Il dolce zaffiro il cui nome, secondo alcune teorie, proviene dall’ebraico sappir che significa “la cosa più bella”. Infine, il colore blu della tanzanite, che guida alla chiarità e tranquillità.
Il blu, in tutte le sue nuance, parte dal cielo e si riversa nella trasparenza delle acque limipide dei ruscelli oppure nelle profondità degli abissi del mare. Il blu reale, vivace e forte insieme al gemello blu marino, sinonimo di classe ed eleganza, che si avvicina alla pienezza espressiva del nero.
Il blu elettrico, infine, che riproduce il bagliore del lampo e certamente non può passare inosservato.

Verde
L’ultimo nella nostra mini tavolozza di colori è il colore verde. Dalla preistoria noto all’uomo che usava la brillantezza della malachite a decorare gli interni delle grotte. Gli antichi Egizi ne hanno fatto ampio uso, sia della malachite che dell’ocra verde, particolarmente nel trucco e nella pittura. Il Medioevo regala un valore simbolico al verde, quello della speranza, della rinascita spirituale e della vita eterna.
Oggi il verde mantiene la stessa simbologia a cui si aggiungono i valori dell’abbondanza vitale della natura, che è verde nella sua freschezza e nella vigorosità della vegetazione. Pertanto, le sfumature nei loro nomi accolgono l’audacità energetica della crescita insieme alla tranquillità contemplativa delle tonalità eteree. Il lussuoso verde smeraldo ci conduce alla pietra preziosa, mentre il verde giada è tenue. Il gioioso verde edera si contrappone al verde antico, elegante e raffinato. Alla fine, il verde oliva, tanto caldo e rilassante incontra il fresco verde menta, pianta rigogliosa che proprio in questa stagione presenta il suo verde robusto ed esuberante.
Concludendo l’articolo, come sempre rivolgiamo il nostro pensiero al continente che noi, da queste parti solitamente chiamiamo nero, dove vive la gente di un altro colore di pelle. Lo vediamo perché chi scrive lo ha vissuto e tuttora lo vive come il continente dai mille colori. Da quelli panafricani, nero, rosso e verde, alle loro combinazioni sgargianti e a una complessità di significati che solo le più ricche culture possono generare e conservare nelle loro storie, nelle tradizioni e nell’identità dei popoli. Una curiosità, però, nasce con la domanda: ma i loro significati sono uguali a quelli delle culture occidentali oppure sono diversi?
La risposta è semplice perché l’interpretazione del colore è sempre e soltanto il risultato del pensiero umano e quindi un colore funfun “bianco”, nella cultura Yoruba della Nigeria indica purezza e spiritualità. Non a caso, il rosso o “pupa” significa coraggio e forza vitale. Il nero in generale porta il significato di maturità e saggezza mentre il verde simboleggia la crescita e l’abbondanza dei prodotti della terra. I luoghi dello spirito, onnipresenti nei sorrisi gioiosi dei bambini, sono spazi colorati che non oppongono il bianco al nero o viceversa, ma compongono il bianco e il nero, il rosso, il blu e il verde in un’unica profonda melodia tra le persone e l’ambiente che certamente ha ancora molti colori da rivelare al mondo.

*docente del Dipartimento di Studi Italiani dell’Università di Zara

Al mio fratello bianco
Caro fratello bianco,
quando sono nato ero nero,
quando sono cresciuto ero nero,
quando sto al sole, sono nero,
quando sono malato, sono nero,
quando io morirò sarò nero.
Mentre tu, uomo bianco,
quando sei nato eri rosa,
quando sei cresciuto eri bianco,
quando vai al sole sei rosso,
quando hai freddo sei viola,
quando hai paura sei verde,
quando sei malato sei giallo,
quando morirai sarai grigio.
Allora, di noi due, chi è l’uomo di colore?
(di Léopold Sédar Senghor)

Girotondo in tutto il mondo
Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi;
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone;
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina.
Per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci;
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa.
Per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani…
(di Gianni Rodari)

La pelle
Pelle Bianca come la cera
Pelle Nera come la sera
Pelle Arancione come il sole
Pelle Gialla come il limone
tanti colori come i fiori.
Di nessuno puoi farne a meno
per disegnare l’arcobaleno.
Chi un sol colore amerà
un cuore grigio sempre avrà.
(di Gianni Rodari)

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