Buccari. Il ripristino dell’ambiente marino è il futuro di tutta l’umanità

L’ultima azione ecologica è soltanto il preludio di una serie di iniziative

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Buccari. Il ripristino dell’ambiente marino è il futuro di tutta l’umanità
I barcaioli a sostegno dei sommozzatori. Foto: Ivo Vidotto

Sabato scorso, nella bellissima e pittoresca baia di Buccari, si è svolta un’azione ecologica molto particolare, alla quale hanno partecipato circa 250 persone. L’obiettivo “istantaneo” era quello di ripulire i fondali nella parte “urbana” della baia, che per decenni ha dovuto convivere con un impianto industriale tutt’altro che ecologico – stiamo parlando della cokeria, che dal 1976 fino al 1995, da una ciminiera di 250 metri d’altezza, disperdeva gas nocivi in tutta l’area – e che ora desidera, grazie all’impegno della municipalità, colorare di verde il passato, ma soprattutto il presente e il futuro.

Il pranzo per tutti i partecipanti.
Foto: Ivo Vidotto

“Si tratta di un progetto internazionale molto serio – ci ha detto il promotore Velimir Vrzić, noto al pubblico come “Underwater Explorer” –, realizzato in collaborazione con tantissimi appassionati subacquei dei Paesi limitrofi, enti, istituzioni e organizzazioni varie, ma il fulcro è costituito proprio dai sommozzatori, giunti, oltre che da varie parti della Croazia, da Slovenia e Italia. Questo è un progetto pilota, un sorta di prova generale per l’anno prossimo, quando cercheremo di battere il record mondiale di presenze per una campagna ecologica di pulizia dei fondali. La nostra intenzione è che 1001 subacquei si tuffino dal pontile, nel cuore della baia di Buccari, celebrando in questo modo il 22 aprile, la Giornata mondiale della Terra. Il nostro desiderio di venir inseriti nel Guinness dei primati non esaurirà, però, la nostra volontà di continuare a dare il nostro contributo all’ambiente e renderlo più vivibile”.
Entrare nel Guinness dei primati può essere, certamente, uno stimolo per tantissime persone che hanno già annunciato la propria presenza alla campagna 2025. “Il nostro ottimismo è basato anche sul fatto che sabato, con un solo post sulle reti sociali – ci ha detto ancora Velimir Vrzić –, siamo riusciti a riunire 250 persone. Non abbiamo ancora fissato la data, ma credo che l’azione si terrà in un fine settimana di maggio. Contiamo, oltre che sui 1001 sommozzatori, anche sul sostegno logistico di tanti volontari a terra, il tutto per un futuro più luminoso per tutti noi. Il progetto ecologico, insomma, andrà avanti e il desiderio di tutti è rendere la baia di Buccari più bella ed ecologicamente… irreprensibile”.
“Le persone hanno saputo riconoscere la sinergia tra consapevolezza ecologica, promozione dello sviluppo sostenibile ed eco-turismo. La campagna di quest’anno è in realtà – ha ribadito – una prova generale per il 2025, quando a Buccari pianifichiamo di realizzare la più grande azione ecologica mai vista in Europa, con più di mille partecipanti, con la quale entreremmo nel Guinness dei primati”.
Dal promotore dell’azione, il quale ci ha detto che dopo aver bussato alle porte della Città di Buccari “esponendo loro le mie intenzioni, il sindaco non ci ha pensato un attimo…”. E neanche l’Ente per il turismo, la cui direttrice Sonja Jelušić Marić ha voluto anzitutto ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questa azione di pulizia dei fondali, “in modo particolare alla nostra società sportiva Luben, impegnata da tantissimi anni in azioni di questo tipo. Quest’anno, grazie a Velimir Vrzić, abbiamo portato tutto su un livello più elevato, potendo contare anche su tanti subacquei che hanno raggiunto la baia di Buccari dalla Slovenia, dall’Austria e dall’Italia. È stata un’ottima prova generale per l’anno prossimo, quando contiamo di abbattere il primato mondiale di partecipazione a un’iniziativa del genere”. Abbiamo fermato la direttrice della pro loco in muta da sub…

Sonja Jelušić marić, direttrice dell’ente turistico di Buccari.
Foto: Ivo Vidotto

“Sono felice di aver potuto contribuire anch’io in prima linea – ci ha spiegato –. Ho ricevuto il brevetto da sub poco tempo fa e mi sono messa subito in gioco, volendo partecipare in prima persona a quest’azione di pulizia del nostro mare, ossia dei fondali”.
“A Buccari sappiamo molto bene quali possono essere le conseguenze di interventi avventati nell’ambiente e nell’equilibrio naturale – ha detto ancora Sonja Jelušić Marić –. Cerchiamo quindi di imparare dal passato e non permettere mai più che l’ecosistema e la bellezza del nostro territorio vengano compromessi”.

Velimir Vrzić, il promotore dell’iniziativa ecologica.
Foto: Ivo Vidotto

Le ha fatto eco Tomislav Klarić, sindaco di Buccari, affermando che “nel periodo recente sono stati investiti notevoli fondi nella costruzione e nel rinnovo del sistema fognario, proteggendo così permanentemente il mare e i fondali della baia di Buccari dagli effetti ecologici negativi. Questo è il primo e più significativo passo nella protezione e rivitalizzazione della baia. Seguirà la costruzione di un’altra passeggiata pontile sul lato occidentale della baia e, a continuazione, della futura spiaggia Banj. Questi sforzi sono accompagnati da diversi programmi di sensibilizzazione ecologica, ma anche da programmi che collegano il turismo e il contributo allo sviluppo sostenibile della comunità locale, per la loro attuazione è responsabile l’ente turistico locale che, negli ultimi anni, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali per diversi dei suoi progetti”.
Insomma, dal “brutto anatroccolo” che conoscevamo, Buccari vuole diventare un cigno maestoso e attirare i visitatori, casuali o non, con la pulizia del mare e l’impegno costante nel miglioramento del quadro ambientale, grazie anche all’entusiasmo di centinaia, e prossimamente migliaia di persone che desiderano essere protagonisti della rinascita di una baia che, se non ci fossero stati la cokeria e il terminal portuale per le merci rinfuse, farebbe impallidire molte rinomate località turistiche.
“Dove c’è buona volontà arriva anche il cambiamento e Buccari ne è la prova. Un antico paesino costiero, che fino a poco tempo fa era simbolo di industria pesante e problemi ecologici, sta vivendo la sua rinascita e sta respirando a pieni polmoni, promuovendo uno sviluppo equilibrato e sostenibile e un ambiente finalmente preservato”, hanno detto in coro i partecipanti alla campagna ecologica.
E allora, non ci resta che augurare ai promotori di riuscire nella loro impresa e di riunire l’anno prossimo 1001 subacquei, che insieme potranno dare un contributo essenziale al miglioramento del quadro ecologico della baia. Questi interventi si configurano come un progetto di alto valore sociale ed economico per la salvaguardia e il corretto ripristino dell’ambiente marino, al fine di preservarne le biodiversità, coniugando tutela ambientale e crescita economica legata alla “risorsa mare”. Normalmente questo tipo di operazione viene effettuata da sommozzatori professionisti che sistematicamente si immergono per riportare a galla rifiuti destinati a giacere sul fondo del mare per decenni (metalli, vetro, plastiche e materiale ingombrante di ogni genere). Grazie a una procedura standardizzata di analisi è inoltre possibile creare poi un’interessante e utile banca dati per la catalogazione e la quantificazione dei rifiuti rinvenuti durante le operazioni di bonifica dei fondali.

Il contenitore per rifiuti ingombranti della metis.
Foto: Ivo Vidotto

I robot al servizio dell’ambiente
Attualmente la maggior parte dei rifiuti raccolti in ambienti marittimi viene recuperata dalla superficie. A volte si ricorre ai sommozzatori per rimuovere i rifiuti sott’acqua, ma la procedura è costosa e inefficiente. Il progetto SeaClear, finanziato dall’UE, sfrutta tecnologie robotiche e di intelligenza artificiale per fornire una soluzione innovativa ed efficace al problema della raccolta dei rifiuti sottomarini nascosti. Molti robot si coordinano per raccogliere i rifiuti dal fondo del mare. I robot aerei e subacquei scrutano l’acqua alla ricerca di rifiuti utilizzando sensori acustici e ottici. Un veicolo di superficie è il fulcro dell’operazione, assistito da unità subacquee e droni legati a esso. Il collegamento via cavo consente una migliore comunicazione e risponde alle esigenze di potenza e di calcolo dei robot.

Un robot subacqueo più piccolo funge da unità di osservazione, mentre un secondo robot subacqueo più grande viene utilizzato per raccogliere i rifiuti. Le nuove tecnologie hanno contribuito alla progettazione dei componenti dell’unità subacquea di raccolta. Ad esempio, il robot che raccoglie i rifiuti è dotato di un innovativo dispositivo di presa e di un sistema di aspirazione per raccogliere i rifiuti. Viene anche calato in acqua un cestino per il trasporto dei rifiuti, progettato per salvaguardare la vita marina. Il robot per la rimozione dei rifiuti può agganciarsi e rilasciarli in sicurezza dalla pinza nel cestino.

Gli obiettivi e i processi previsti da SeaClear sono facili da comprendere, ma raggiungere il successo con i robot autonomi è molto più difficile e richiede l’applicazione dell’intelligenza artificiale. In particolare, l’addestramento dei robot a identificare accuratamente i rifiuti e a evitare di catturare per errore gli organismi viventi è una questione fondamentale. A complicare questo sforzo si segnala il fatto che alcune forme di rifiuti, come ad esempio un blocco di cemento sul fondo del mare, diventano degli haabitat ricchi e non dovrebbero essere rimossi. L’obiettivo del team di SeaClear è di raggiungere un tasso di successo dell’80% nell’identificazione dei rifiuti e del 90% nella loro raccolta.

La raccolta delle immondizie…
Foto: Ivo Vidotto

Il recupero delle reti da pesca
È inutile negarlo: i rifiuti sono una minaccia grave e crescente per gli ecosistemi marini. Per molti organismi, l’interazione con alcuni di essi può portare al soffocamento, all’impossibilità di nutrirsi, a un cambiamento nei comportamenti e al ritrovarsi impigliati, con impatti sulle singole specie, sulle relazioni e sugli assembramenti interspecifici e sul funzionamento a livello di intero ecosistema. Ne abbiamo parlato con due subacquei giunti dall’italia e più precisamente con Massimiliano di Trieste, “venuto qua per dare una mano al nostro amico Velimir in questa iniziativa ecologica” e Luca di Udine, che non ha voluto perdere quest’occasione per contribuire “a rendere il nostro ambiente più vivibile”.

“Noi partecipiamo spesso ad azioni del genere e le organizziamo pure con il nostro club nella parte italiana. Recentemente, il 25 maggio, insieme ad altri due club abbiamo recuperato 154 pneumatici al largo di Barcola”, ci ha detto Massimiliano, mentre Luca ha precisato che “insieme a Max, Velimir e altre persone, faccio parte di un’associazione che si chiama Ghost Diving Adriatic, o Ghost Fishing, che si occupa di recuperare le reti perse dai pescatori nell’Adriatico. Quindi, stiamo facendo una campagna in diversi punti dell’Adriatico, specialmente sul versante croato. Recuperiamo piccole reti, nasse, ma anche grosse reti da pesca. Queste vengono poi portate a terra e da terra vengono mandate a un centro dove vengono lavate e dopo essere state lavate dalle concrezioni vengono riutilizzate per produrre calzini, magliette termiche e tante altre cose…”.

“Tutto quello che possiamo vedere con la scritta ‘filato con Econyl’ – un filato sintetico derivato dalla rigenerazione di polimeri di plastica riciclata, insomma, un nylon ecologico – deriva da quelle reti che noi recuperiamo. Se notate le recenti pubblicità di Hyundai, Mercedes e altre automobili – ha puntualizzato Max –, sottolineano il fatto che i sedili sono filati con reti da pesca riutilizzate. Questa è parte del nostro lavoro. Il quantitativo di reti recuperate è grandissimo. Ci sono reti che saranno vent’anni sott’acqua, altre che di anni ne avranno dieci e altre ancora che sono là sotto da sei o sette mesi. Le reti sono un problema anche per la fauna marina…”.

“Per questo motivo ci chiamiamo Ghost fishing – ci spiega Luca –, perché per un periodo, il primo periodo in cui la rete viene persa, questa continua a pescare, ma inutilmente”. “Dalle nostre parti hai più problemi con astici e aragoste – ce ne sono tanti e stanno tornando su nell’Alto Adriatico perché si sta scaldando il mare –, ma anche tanti scorfani che rimangono bloccati nelle reti, alcuni saraghi, poi granciporri, grancevole – si ricollega all’argomento Massimilano –. Alcuni ne abbiamo liberati finché erano ancora vivi, sotto stress nella rete, ma questi sono colpi di fortuna. Il nostro obiettivo è quello di contribuire alla salute del mare e questa attività la facciamo come volontariato.

“Quindi, vi aspettiamo qua anche l’anno prossimo?”, abbiamo chiesto loro. Risposta scontata: “Certamente!”.

Massimilano e Luca a Buccari.
Foto: Ivo Vidotto

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