Isabel Russinova: arte, teatro, cinema. La ricchezza di chi nasce su una frontiera

Incontro con la grande artista di origini triestino/istriane, in occasione della sua permanenza nel capoluogo giuliano per presentare, nell’ambito della manifestazione Trieste Estate, il suo testo teatrale dedicato a Eleonora Duse, del quale sarà interprete per la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi. «Spesso porto sul palcoscenico storie di donne dimenticate, che hanno avuto vita e ruoli importanti a favore del gentil sesso nel loro tempo»

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Isabel Russinova: arte, teatro, cinema. La ricchezza di chi nasce su una frontiera
Foto: FOTO DI BORIS SLAVCHEV GENTILMENTE CONCESSA DALLA FAMIGLIA CARRARESI

“Torno spesso a Trieste da quando ho restaurato l’appartamento dei miei genitori, a volte raggiungo l’Istria della famiglia di mio padre”. A raccontarlo è Isabel Russinova (al secolo Isabella Cociani), entrata nella storia del cinema italiano, del teatro e dell’editoria. Ecclettica, artista, ma anche impegnata nel sociale, dalla parte delle donne, dalla parte di chi soffre.

E l’arte? È la prima cosa che le chiediamo sorseggiando uno spritz triestino, mitteleuropeo che ci assomiglia, un miscuglio di tante genti, di tante culture che plasmano la maggior parte di chi appartiene a queste terre al confine orientale d’Italia.
“Mi trovo a Trieste in questo momento in occasione della conferenza stampa dedicata alla manifestazione TriesteEstate nell’ambito della quale presenterò il mio testo teatrale dedicato a Eleonora Duse del quale sarò anche interprete per la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi e prodotta dalla nostra Fondazione MIRA. Spesso porto sul palcoscenico storie di donne dimenticate che hanno avuto vita e ruoli importanti a favore della donna nel loro tempo. Questo studio su Eleonora Duse in particolare vuole raccontare la sua vicenda, più lontana possibile dell’immaginario collettivo che la riguardano, diversa, fuori dai luoghi comuni e dagli stereotipi che il tempo ha depositato”.

Lo studio della figura della Duse è legato anche alle ricerche fatte sul personaggio D’Annunzio che tu hai portato nei teatri d’Italia e all’estero?
“Certamente, approfondire ruolo e vita del Vate non poteva prescindere da questo percorso che giustamente coinvolge la Divina. Ciò che mi ha motivata è stato scoprire la forza di questa donna e capire il perché per il Vate fosse una presenza così speciale ed esclusiva. Era assolutamente unica per la sua modernità, estrosità, fuori dai canoni, andava in scena senza trucco, stabiliva col pubblico un dialogo che ammaliava, li inchiodava ai loro posti. Anche la sua drammaturgia era particolare, parlava alle altre donne, poetesse e drammaturghe del tempo che si spendevano per le grandi battaglie, in primis sui diritti della donna”.

Quando dovrebbe andare in scena a Trieste?
“Nella prima settimana di settembre”.

Ma prima di allora ci dovrebbe essere un appuntamento con l’arte, come dicevamo all’inizio di questo nostro dialogo. Di cosa si tratta e quale ruolo ha sempre avuto l’arte figurativa per te?
“Ha accompagnato da sempre il mio percorso di attrice e scrittrice. I miei personaggi nascono proprio sulla carta con pennelli e matite, li abbozzo ancor prima di descriverli con la parola. Gli ultimi nati vengono realizzati con ombretti e altri trucchi… più femminili di così”.

Anche queste tue opere diventeranno visibili al pubblico?
“Ho fatto diverse mostre e illustrato i miei manifesti, inviti, locandine e i disegni di scena. Agli inizi di giugno ci sarà una mia personale a Roma, alla Galleria dei Miracoli in via del Corso intitolata Maghe Amori e Spiriti, con una quarantina di opere e la presenza in loco dei miei libri”.

Certo, i libri, ce ne sono parecchi firmati da te nel corso del tempo. C’è un filo rosso che li lega?
“Il filo rosso è rappresentato da storie di donne. Si tratta di grandi personaggi, perlopiù di valenza storica, come l’ultima regina di Bulgaria, Giovanna di Savoia, Galla Placidia imperatrice romana e regina dei Goti, oppure inventati, ma legati alla storia come ‘Non svegliata Baba Roga’. Il prossimo romanzo s’intitolerà ‘Virinoj, angeloj, leoninoj (Donne, Angeli, Leonesse in esperanto), un’antologia di vicende di donne nel corso della storia. Sarà nelle edicole quest’estate”.

Cosa significa per te metterti al computer e immaginare un romanzo?
“Sicuramente è il momento più appagante, la cosa che amo di più, è un premio concedermi a me stessa e immaginare cose così profonde e stimolanti. Fa sentire utile a me e agli altri perché approfondisco, studio, sogno, immagino, partecipo alla costruzione del personaggio e mi lascio condurre nelle sensazioni che fanno parte della nostra vita”.
E quando invece sei sulla scena e si accendono i riflettori, che cosa esiste in quel momento?
“Prima di andare in scena mi rivolgo al personaggio, lo evoco perché sia me quando esco sul palcoscenico”.

Il cinema invece, è stato il tuo primo amore?
“Sì, l’amo, è indubbio. È ancora più emozionante quando scrivo una sceneggiatura o partecipo alla realizzazione del progetto. Sei molto più estraniata, spezzetti la tua emotività con una macchina di produzione che non ti permette di lasciarti andare fino in fondo. Quindi c’è molta tecnica, le pause, le ripetizioni, tutto ciò che non è teatro dove sei tu con il pubblico e non ci sono stacchi. È un prodotto collettivo che dipende molto dalla regia e dal montaggio che non sono immediati e al servizio della produzione e non dell’attore”.

Però hai prodotto anche dei documentari, dei corti e dei film ispirati dalla tua appartenenza a questo mondo di frontiera, come è stato?
“Realizzare il documentario sulla nostra storia, ‘La dove continua il mare’, inseguire la memoria, raccontare le vicende attraverso documenti reali, consegnandoli a una drammaturgia che catturasse il pubblico, è stato oltremodo esaltante. Ne sto producendo uno proprio ora che s’intitola ‘Eva degli Iris’, dedicato a Eva Mameli Calvino alla prima botanica e ambientalista italiana, madre di Italo Calvino, nata a fine Ottocento e morta nel secolo successivo”.

Cosa ti ha colpito di questo personaggio?
“Nata a Sassari è stata una donna determinata, di una grande forza interiore, dolcezza d’animo, caparbia, decisa, qualità che ha saputo convogliare nel suo ruolo di scienziata, ma le ha tramandate anche ai figli, persone speciali”.

Che cosa hai riconosciuto di te in lei?
“La costanza, la volontà che diventa testardaggine, determinatezza e grande spiritualità, la capacità di connettersi con la natura e diventare un tutt’uno con la medesima. Il momento più bello della ricerca è stata proprio la scoperta del suo mondo di studiosa e ricercatrice, ma anche di esteta e amante di tutto ciò che di bello la natura è in grado di regalarci. Se Sanremo è la riviera dei fiori lo si deve a lei, un esempio per tante donne che cercano in sé stesse la forza per intraprendere una strada che non è determinata dalle dinamiche della tradizione, ma osano e vanno, libere”.

L’ONU che ruolo ha nel tuo impegno sociale?
“Fare qualcosa di utile per gli altri mi ha permesso di diventare testimonial di Amnesty International e collaborare con alcune agenzie legate con le Nazioni Unite, mettendo sempre a disposizione la mia arte, la mia drammaturgia per raccontare storie che siano incisive e veloci per comunicare emozioni e sottolineare aspetti e criticità della nostra società per suggerire vie d’uscita”.

Che rapporto hai con i giovani?
“Sono bellissimi, vanno accompagnati, ascoltati, seguiti, aiutati a costruire il loro futuro. Quando me lo chiedono io mi spendo molto volentieri. Spesso mi propongono lavori, progetti, cerco sempre di essere dalla loro parte”.

E con i tuoi figli?
“26 e 23 anni, sono meravigliosi, amo stare con loro, sono curiosa di conoscere la loro opinione sulle cose perché sono generosi, hanno tanti sogni, è una cosa bellissima”.

Che cosa dicono di questa madre triestina/istriana?
“Sentono anche loro questa mescolanza così ricca e importante. Una complessità che li rende unici”.

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