Ai mercati cittadini è tempo di ciliegie

Questo è il momento migliore per gustare i frutti dei ceraseti nostrani. Costano da 5 a 6 euro al chilogrammo

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Ai mercati cittadini è tempo di ciliegie
Di tutto, di più sulle bancarelle di Piazza del Popolo. Foto: DARIA DEGHENGHI

Chi ama la frutta, ama l’estate di un amore incontentabile. Con rispetto parlando per le mele e per le arance, le più consumate alle nostre latitudini, (anche perché sono sempre reperibili, relativamente convenienti e alleate fidate della salute), in realtà è solo d’estate che il palato soddisfa appieno tutta la sua fame di gusto. Godersi la frutta tra giugno e agosto è molto di più che un esercizio di consapevolezza alimentare. È cogliere l’attimo “che si fugge tuttavia” perché i sapori sono così: i migliori durano poco. Mettiamo le ciliegie, tanto per fare un esempio. Anche se le coltivazioni diversificate tra varietà precoci e tardive allungano la stagione e “destagionalizzano” la coltura, è vero comunque che difficilmente ne abbiamo per più di un paio di mesi. Tra l’altro c’è da mettere in conto che le prime sono troppo costose per togliersi la voglia e le ultime troppo mature per goderne appieno, è chiaro che abbiamo un mese scarso per fare il pieno di ciliegie. Ebbene questo è il momento migliore per gustare i frutti dei ceraseti nostrani, dalmati in primo luogo ma anche istriani. Sono maturi al punto giusto, ve ne sono in quantità industriali e costano 5 o 6 euro al chilogrammo.

Ciliegie per tutti: ora è il momento buono.
Foto: DARIA DEGHENGHI

Insomma, non si sbaglia a fare un salto in piazza del Popolo ogni giorno. E non c’è da illudersi: difficilmente sono ugualmente buone le ciliegie vendute nei supermercati, che fanno rifornimento sul mercato internazionale, per cui la merce ci perde in freschezza il tempo necessario per lo svolgimento delle aste, dell’imballaggio, dei trasporti e della distribuzione al dettaglio. Il difetto dell’estate è anche questo: se fa maturare la frutta e la verdura migliori, è vero anche che le fa marcire prima del solito. Quindi è necessario comprare poco, fresco e spesso, piuttosto che fare riserve.
Disquisizioni sul commercio agroalimentare a parte, vediamo la scelta in piazza. La scelta numero due, dopo le ciliegie, cade sulle nettarine e sulle pesche. Tra le due, le preferenze sono individuali perché le une non hanno assolutamente nulla da invidiare alle altre, sempre che entrambe siano della migliore qualità, come lo sono appunto quelle in commercio in questi giorni di fine mese in centro città. C’è frutta e frutta, e quella che costa due euro piuttosto che quattro deve per forza avere dei difetti di fabbricazione, per quanto insignificanti. Pagando di più forse non si guadagna molto ma è vero anche che si rischia di meno. In realtà, per conoscere il valore della frutta l’unico diploma necessario è averne mangiata tanta prima. Col senno di poi, anche l’opinione si fa scienza.
Poi vengono le albicocche, le prugne o susine, le pere estive, i meloni e le prime angurie. I prezzi? Beh, sono quelli che sono e non sono granché convenienti. Le pere e le susine costano tre euro, le albicocche, le pesche e le nettarine dai 2,50 a 4 euro con punte di 5, le ciliegie, come dicevamo prima, 5 o 6 euro, i fichi ben 12 euro. Meloni e angurie altri 3 euro al chilo. Le verdura. Le patate novelle sono offerte generalmente a 1,50, come i peperoni di seconda classe (i migliori vengono 3 euro), i prezzi della cipolla e dei cetrioli variano da 2 a 3 euro, del pomodoro da 3 a 4, quelli dei fagiolini 5 o 6. Il radicchio di primo taglio costa la bellezza di 20 euro al chilogrammo, le pannocchie di granturco 5. La barbabietola viene solo 2 euro al chilo. Magari durasse tutto l’anno, l’estate, con questo ben di Dio che ci porta in tavola!

Brutti ma buoni: i pomodori rustici.
Foto: DARIA DEGHENGHI
Stupende le pesche di fine giugno.
Foto: DARIA DEGHENGHI
Pannocchie di granturco.
Foto: DARIA DEGHENGHI

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