La casa affacciata sul Quarnero, mille ragioni per ritornare…

A tutto tondo con Franco Papetti, presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo (AFIM) in vista delle celebrazioni di San Vito a Fiume

0
La casa affacciata sul Quarnero, mille ragioni per ritornare…
Franco Papetti, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza e Andor Brakus, vicepresidente dell’AFIM. Foto: ROSANNA TURCINOVICH GIURICIN

“La casa è dove si trova il cuore”, ha scritto Franco Papetti, presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo, citando lo scrittore e scienziato Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, una frase che continua a farci riflettere da duemila anni.

Quale il suo significato per lei oggi, presidente?
“Trasmette un concetto semplice e coinvolgente ovvero che la casa non è solo un luogo fisico fatto di mattoni, muri e di un tetto, ma anche un impasto di emozioni e pulsioni che affondano nel nostro essere più profondo, il luogo dove ci sentiamo sicuri, dove troviamo la nostra dimensione ideale, dove abbiamo creato un ambiente a cui siamo emotivamente legati, un sentimento, anzi un insieme di sentimenti che non muoiono mai. Noi esuli fiumani, come tutti gli uomini accomunati da questo destino, pur vivendo altrove, ci sentiamo a casa solo nella città di provenienza, che è la città fisica, ma soprattutto quella dell’anima che curiamo e rincorriamo per tutta la vita”.

Il suo è un ritorno personale, ma anche istituzionale, come in questo caso, si svolge nel nome del Santo Patrono di Fiume…
“Da sempre San Vito è stato un giorno importante da quando siamo ritornati per rinfocolare questo grande e indissolubile legame. Risale al 1991 il primo ritorno a Fiume, dopo anni di disagio dovuti alla Guerra fredda, alle divisioni imposte, con una celebrazione solenne in italiano nella Cattedrale di San Vito dove Oscarre Fabietti poté rivolgersi ai fiumani esuli presenti e ai fiumani rimasti con un discorso di riconciliazione, che riscosse unanimi consensi e commozione e poi con l’incontro mondiale ‘Sempre Fiumani’ che si svolse dal 14 al 16 giugno del 2013, dove gli esuli si incontrarono, venendo da ogni parte del mondo, in una festa collettiva indimenticabile con la partecipazione addirittura della Fanfara dei Bersaglieri; fino ad allora avevamo partecipato a San Vito e agli eventi della città e della Comunità in vario modo, quella volta però non avvenne come ospiti, bensì per la prima volta in qualità di coorganizzatori unitamente alla Comunità degli Italiani e in collaborazione con la Città di Fiume”.

Rotto il ghiaccio, continuare è stato un processo naturale. Quest’anno sono state introdotte alcune novità, quali?
“Pregheremo insieme durante la Santa Messa in italiano nella nostra Cattedrale di San Vito, con il Coro Fedeli fiumani e la viola di Francesco Squarcia; saremo insieme nello straordinario Festival delle Canzonette fiumane al cui bando hanno partecipato musicisti di tutta l’area con motivi popolari, ma soprattutto esaltando il nostro ‘dialeto fiuman’. Replicheremo, dopo il successo del 2023 la gita fuori porta con una destinazione di grande interesse: l’Isola Calva e quella di San Gregorio, due campi di prigionia e internamento che pesano come un macigno sulla storia della Seconda guerra mondiale e sul dopoguerra. L’Isola Calva divenne l’inferno di tanti uomini, dopo il 1948 e il Cominform, colpevoli di credere nel comunismo di Stalin o di non credere nella Jugoslavia di Tito. Saremo accompagnati da guide che ben conoscono la vicenda con i quali poi ci incontreremo anche a Palazzo Modello per la presentazione dei libri, i concerti, la consegna dei premi ai ragazzi, lo spettacolo teatrale. La presentazione dei libri sarà accompagnata da una degustazione di vini di qualità proposti da una serie di produttori italiani e offerti dalla rivista Eccellenza con il suo editore Giorgio Siderini. Questo numero de ‘La Voce di Fiume’ esce con un supplemento sulla cucina, i gusti e i sapori della tradizione. Ebbene, sabato, 15 giugno, dopo la Messa, alla Comunità caffè e cornetti per tutti per la tradizionale ‘Colazione all’italiana’. A introdurre il tema sarà un torrefattore di Treviso, di origini fiumane, sempre a cura della rivista Eccellenza che renderà noto il suo nome solo durante l’incontro”.

Calato il sipario su San Vito, una delegazione partirà per Zagabria. A quale scopo?
“Per presentare il nostro progetto sulla Letteratura fiumana. Mi spiego: nel 2020, prima della terribile pandemia, abbiamo iniziato un progetto che si prefiggeva l’obiettivo di rafforzare il nostro ritorno culturale ed intellettuale a Fiume. Per raggiungere questo fine abbiamo previsto un piano quadriennale basato sulla pubblicazione o ristampa di opere di grandi scrittori fiumani presentandoli in un cofanetto sia nella versione italiana che in quella croata e approfondendo vita e opere degli stessi in importanti convegni internazionali con autorevoli relatori; la Città di Fiume, oltre a darci il patrocinio, ci ha messo a disposizione l’Aula consigliare con un grande ritorno mediatico. Sono stati presentati i seguenti autori: 2021, Enrico Morovich “Un italiano di Fiume”; 2022, Paolo Santarcangeli “In cattività babilonese”; 2023, Franco Vegliani “La frontiera”. Li abbiamo presentati a Roma, a una conferenza stampa alla Camera dei Deputati grazie all’impegno dell’On. Simone Billi e a Trieste a gennaio di quest’anno nell’ambito del dibattito ‘Mai più confini’ partito proprio da Palazzo Modello nel momento dell’entrata della Croazia nello Spazio Schengen. Quest’anno, nella ricorrenza di Ognissanti, ovvero ai il 1º novembre, presenteremo il più grande scrittore fiumano della minoranza italiana rimasta a Fiume, Osvaldo Ramous, con vari suoi racconti ancora inediti sia in italiano che in croato grazie alla generosità di Gianna Mazzieri Sanković, curatrice dell’opera di Ramous. Non sono solo libri, sono l’immagine della nostra cultura, il suono della nostra voce comunitaria che parla per noi tutti. Quattro autori scomparsi, ma più attuali che mai, la gente passa, la cultura rimane. La nostra speranza sono i giovani ai quali dobbiamo consegnare strumenti validi perché diventino una loro bandiera nella vita, nella società”.

Le due borse di studio dedicate a Ratzenberger e Brazzoduro vanno proprio in questa direzione?
“Esatto, ma non soltanto. Si tratta di un’idea che sta creando un solco, le università coinvolte, di Fiume (provenienza dei ragazzi) e Perugia (qui i partecipanti frequenteranno i corsi estivi) a breve renderanno noto un percorso di collaborazione di grande valore a cui dedicheremo tempo, impegno e mezzi”.

E per i più piccoli?
“Ci sono diversi Concorsi che li impegnano nel corso dell’anno riguardanti il cinema e la scrittura realizzati insieme all’ANVGD di Verona, la Società di Studi Fiumani e, naturalmente, con il coinvolgimento di insegnanti e discenti. Il loro successo ci gratifica, di anno in anno”.

Le divisioni superate tra le associazioni degli esuli e le località di provenienza, non riescono a produrre progetti comuni tra le varie rappresentanze del mondo della diaspora. Perché?
“È un retaggio storico, il motivo stesso per cui sono nate. Alcune hanno accettato un coordinamento della FederEsuli, altre non hanno aderito o ne sono uscite. Qualche anno fa si pensava che ci volesse ancora tempo, lentamente scompare la gente e quando si vorrà procedere ormai l’associazionismo sarà solo un ricordo. Dipende da noi, dall’accelerazione che siamo in grado di avviare. Lucio Toth affermava che saremo tornati a casa quando la popolazione che oggi vive in queste terre farà sua anche la nostra cultura. Spetta a noi fornire gli strumenti e ci stiamo lavorando, spesso in sordina, senza un progetto unico che ne consolidi i contorni. A volte mi sento impotente, anche abbattuto, ma non mollo, il motto che ci sostiene è ‘andiamo avanti’. A Zagabria saremo accolti dal direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, ci accompagnerà il presidente di Unione Italiana, incontreremo l’ambasciatore italiano a Zagabria e so che ci muoveremo convinti di dover raggiungere tante altre mete, sarebbe bello farlo insieme…vedremo”.

E in Italia?
“Anche il mattone ha la sua funzione straordinaria, per ricordare alcuni punti di forza storici, direi l’IRCI o l’Archivio Museo storico di Roma. A Padova noi fiumani abbiamo una sede nel centro storico che stiamo trasformando in una sala conferenze e biblioteca annessa, per ospitare studenti e studiosi che avranno a disposizione libri e documenti sia cartacei che filmati. Contiamo di inaugurare questa nuova realtà entro l’anno con un programma importante di incontri”.

Dopo San Vito ci si concentrerà sul raduno di novembre che sarà elettorale. Lo farete a Fiume?
“Assolutamente, i nostri Raduni sono esclusivamente a Fiume. Eleggeremo gli organi ufficiali e il presidente. Ma subito dopo, il 7 novembre, partiremo per Pisa dove ricorderemo i venticinque sacerdoti che si unirono a Monsignor Camozzo subito dopo la Seconda guerra mondiale e che hanno sparso ‘fiumanità’ laddove hanno operato. Un percorso affascinante che ci vedrà insieme a un teologo di fama come don Severino Dianich, al quale va tutta la nostra riconoscenza”.

Franco Papetti.
Foto: ROSANNA TURCINOVICH GIURICIN

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display