LA RECENSIONE «One more time», Luca Casadei firma uno dei podcast più seguiti

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LA RECENSIONE «One more time», Luca Casadei  firma uno dei podcast più seguiti
Foto Shutterstock

Ci sono dei podcast bellissimi capaci di coinvolgere sia l’ospite sia lo spettatore. Podcast che vanno nel profondo della persona: la spogliano del superfluo e la scavano dentro fino a raggiungerne l’anima. Ci sono podcast che ti fanno conoscere la persona e non il personaggio, podcast disinteressati alle dicerie esterne ma che si danno da fare per scovare le qualità umane di ogni ospite. Siamo tutti esseri umani, con i nostri errori e i nostri vanti, con le nostre difficoltà, riscontrate percorrendo il sentiero della vita, che non raramente ci mettono in difficoltà. Uno di questi podcast è “One more time”, capolavoro made in Italy, opera di Luca Casadei. Un podcast che assolve e perdona, che cerca di capire prima di tutto la persona e solo poi, eventualmente, il perché di determinate scelte. Un podcast attento al contesto. E il contesto serve sempre per capire gli altri!

Chi si siede di fronte a Casadei riesce ad aprirsi: a volte del tutto a volte solo parzialmente, ma sarebbe sbagliato dire che quello studio scuro e così minimal nel suo apparire, non abbia un qualcosa di intimo che permette a tutti di rilassarsi. Qui niente è casuale, ma tutto frutto di un’attenta osservazione del suo occhio di falco e della sua capacità d’intendere.

Luca entra nel privato come se fosse psicologo di professione partendo dalle radici. Una delle domande di rito che pone a ogni suo ospite, cercando di scavare nel passato è: “com’eri messo a coccole?”. Domanda banale a sentirla così, ma già da lì si può capire tanto dell’evoluzione di una persona.

Nel suo profilo Instagram Luca ammette che a volte alcune persone vengono da lui con una certa ansia, timorose di spogliarsi davanti alla telecamera, senza “la corazza del personaggio”. Lui, però, gestisce magistralmente queste situazioni leggendo nel pensiero dei suoi interlocutori, intendendo le loro difficoltà e non insistendo. A volte succede che anche i più estroversi si aprano donando all’intera puntata un pizzico di esclusiva. Ma non è l’esclusiva ad interessare Casadei: si capisce subito che non ha intenzione di svendere i tasti dolenti degli altri. A lui interessa raggiungere un profondo livello di empatia e a unirsi con l’ospite tanto da poter sentirne e poi capire le emozioni, belle o brutte che siano. Capire le emozioni per poi capirne le azioni. È proprio così che dovremmo fare tutti. E pochi di noi sanno ascoltare veramente. Casadei dovrebbe essere scuola per chiunque volesse fare podcasting perché è uno dei pochi conduttori in circolazione che permettono all’ascoltatore a casa di fare la parte di chi sbircia di nascosto una conversazione altrui molto riservata. Casadei iniziò la sua carriera a Milano lavorando con il nonno, un ex fruttivendolo e fondatore del Festival di Sanremo, dopo la morte del quale fonda un’agenzia di sicurezza femminile.

Avendo il pallino per individuare e poi creare quello che manca ma potrebbe esistere, adocchia opportunità di carriera nel mondo dello spettacolo: bravo a fare da collante tra la gente lavora con star della TV e dei reality show.

Nel 2012 coglie le vaste potenzialità della piattaforma YouTube e fonda la Web Stars Channel, reclutando giovani talenti e trasformandoli in star, appunto del web.

Anche il podcast è su Youtube, da notare senza pubblicità e senza l’unico scopo di monetizzare. E la trasmissione è arrivata già alla sua quarta stagione e conta fino ad ora un centinaio di ospiti. Maggio si è chiuso con Roberto Saviano, in un’intervista durata quasi quattro ore e spezzata, per far respirare chi ascolta, in due puntate.

Casadei è un uomo dalle mille vite: arrivato più volte a toccare il cielo con un dito per poi cadere e rialzarsi di nuovo. È proprio il reagire, il valore principale che vuole trasmettere con la sua trasmissione: one more time per provarci una volta ancora! Sconfiggere le difficoltà della vita con la forza d’animo e un’etica lavorativa ossessiva.

E sono questi i profili dei suoi ospiti, una trafila di persone di successo che presentano spesso lati o destini scuri e desolanti. Tanti che all’esterno si mostrano impenetrabili come un furgone blindato della Digos, ma poi si capisce che ogni essere umano ha cicatrici di dolore più o meno profonde. Tanti dei suoi ospiti hanno avuto situazioni di vita difficili ma ne sono usciti a testa alta e Luca vuole imparare da loro mettendosi, senza troppi problemi, nei panni di uno studente disposto a risedersi tra i banchi di scuola della vita.

Da non perdere le vecchia puntata con Vittorio Sgarbi. Lì si capisce la profondità di chi ascolta e assorbe l’arroganza come una miriade di ceffoni al proprio ego. La solita sceneggiata del personaggio politico e storico d’arte viene interrotta sul nascere, forse per la prima volta nella storia, nel modo più signorile possibile. Sgarbi se ne va e poi decide di tornare, aprendosi come mai prima di allora nel prosieguo della conversazione.

Luciano Moggi, Vladimir Luxuria, Marco Baldini, Gian Piero Ventura, Lele Mora, Andrea Delogu, Danile Bossari, sono solo alcuni dei tanti ospiti di Luca trovatisi per un motivo e per l’altro a un bivio. Ma, a parere personale, la puntata, anzi, le tre puntate più interessanti sono quelle dedicate a sua madre Nicoletta Amato, suo fratello Lorenzo e a lui stesso (nei panni dell’intervistato). Una disposizione a scavare nel privato e nell’intimo mai vista in questo tipo di format in Italia.

E per finire, quella voce radiofonica di Casadei, che calza a pennello in questa cornice e spezza gentilmente il silenzio che fa da sfondo al dialogo.

Per chiunque cerchi un arricchente intrattenimento di qualità sul web, delle perle di saggezza nell’affrontare le sfide della vita oppure il confronto con qualcuno che per l’inferno ci è già passato, “One more time” è un podcast assolutamente da non perdere.

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