Il Paradiso di Pelagosa

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Il Paradiso di Pelagosa
Foto: Sergio Loppel

Nell’Adriatico esiste un’isola piccola, che ha una storia complessa. Tanto complessa da non comprendere né la sua origine né tantomeno la storia di come è… scivolata nel cesto politico, che ancora è ripieno d’incongruenze, promesse tremolanti, certezze assurde e soprattutto di evanescenze geologiche. Ho avuto occasione di leggere sul Corriere della Sera un articolo che raccontava la sua esistenza socio ecologica, e allora mi è venuto in mente un bellissimo viaggio, fatto da giovane con una barca a vela, che doppiata la punta dello Stivale, mi aveva portato sino a Venezia.
Durante il viaggio avevo conosciuto proprio l’isoletta di Pelagosa, un minuscolo groviglio di scogli chiamato arcipelago. Una volta era italiana, apparteneva alla Provincia di Foggia. Infatti è situata tra le isole Tremiti e l’isola di Lagosta, a 53 km dalla costa italiana e a oltre 90 da quella croata. Era da considerarsi dunque un’isola italiana, anche perché fin dai tempi del Regno delle Due Sicilie apparteneva quale suo avamposto più orientale. I due conflitti mondiali, tra occupazioni e rivendicazioni, fecero sì che si mischiassero situazioni e supposizioni sino a giungere a un finale che ha dell’incredibile.

Storia
Nel corso degli accordi durante le discussioni che si tennero per la suddivisione dei territori tra Italia e Jugoslavia dopo il 1945, “sembra” che qualcuno degli italiani addetti non abbia fatto caso all’esistenza dell’isola di Pelagosa. Fu così che passò alla Jugoslavia del tempo. Me lo raccontò un simpatico vecchietto proprio sull’isola quando feci tappa attirato dalla tranquillità del posto mentre l’Adriatico stava facendo i capricci. Furono un paio di giorni tranquilli e veramente stupendi per l’ospitalità offertami. Nell’isola era l’unico abitante a quel tempo. Non ricordo il nome, ma non mi sono dimenticato della signorile gentilezza dimostratami. Mi disse che sicuramente avevo appetito, specificando che lui era un abile cuoco e che una tra le sue specialità la si poteva trovare soltanto a Pelagosa. Incredibilmente, mi portò un’enorme aragosta cotta ai ferri. Mi raccontò che nei fondali attorno all’isola e agli scogli che l’attorniavano si pescavano moltissime aragoste che periodicamente venivano conservate in capaci reti metalliche fissate sul fondale, dove attendevano di venire prelevate dal personale appositamente giunto dalla Croazia e vendute soprattutto durante l’alta stagione turistica. Mi diceva anche che veloci motoscafi arrivavano dalla costa italiana per pescare di frodo i preziosi crostacei.

Foto: Sergio Loppel

Natura incontaminata
Mi staccai due giorni dopo dall’isola con un po’ di nostalgia, ripensando alle lezioni di geografia dei tempi scolastici, quando appresi che tutte le isole della costa dalmata che avrei sfilato prima di raggiungere la punta dell’Istria si assomigliano per la nudità del loro aspetto e per la natura delle loro rocce, nonché per il risalto dei loro contorni e l’asprezza dei loro rilievi. Insomma, tutto il contrario della stupenda Pelagosa. Essa offre invece il carattere che hanno gli isolotti di quella zona, che però soffrono la solitudine, ora lenita solamente dalla presenza di due tecnici del faro e da quella assai rara dei pescatori.
Non mi è sembrato, però, che il pietismo abbia mai trovato sede a Pelagosa. Stranamente mi è sembrata, con i tempi che corrono, una specie di sentinella, come se stesse a fare la guardia della porta dell’Adriatico. Forse l’avrà pensato anche il Ministero della Marina italiana durante la Seconda guerra mondiale, visto che battezzò con il nome di Pelagosa una nave italiana posamine, affodata nel Mar Ligure e con il quale nome io intitolai un mio film che realizzai incentrato sul suo ritrovamento mentre, andando di bolina, per poco non inciampai in un orribile castello di ferrame volto a pompare fremente, quando ancora era in attività, per succhiare il petrolio dai fondali marini. Una circostanza in cui mi si presentò davanti agli occhi la passeggiata del litorale di Vieste. Ma questa è un’altra storia…

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