Palazzo dello Zucchero. Le stufe in maiolica straordinari esempi di arte applicata

Nella sede del Museo civico di Fiume sono stati risistemati al loro posto due preziosi esempi di artigianato artistico vecchi più di duecento anni

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Palazzo dello Zucchero. Le stufe in maiolica straordinari esempi di arte applicata
Zrinka e Giuseppe Savà accanto a una delle stufe. Foto: RONI BRMALJ

Lo splendido Palazzo dello Zucchero, sede del Museo civico di Fiume, uno degli spazi più rappresentativi del capoluogo quarnerino, è stato impreziosito di recente dalla risistemazione al loro posto, nel salone principale al secondo piano, di due maestose stufe in maiolica risalenti alla fine del XVIII secolo. L’importante evento, con il quale nel salone hanno fatto ritorno due preziosi elementi originali e integrali dell’arredo del Palazzo, è stato celebrato con una festa dalla direzione e dai dipendenti del Museo civico. Al fine di conoscere più a fondo la cronologia del recupero di questi che sono i pochi elementi d’arredo originali pervenutici dall’epoca della ricostruzione del palazzo dopo il devastante incendio del 1785 (il palazzo originale venne edificato nel 1752), abbiamo interpellato la curatrice del Museo civico, Sabrina Žigo, responsabile del progetto di restauro, alla quale si sono uniti anche il fumista ed esperto di stufe in maiolica, di Zagabria, Nenad Hukman, e il restauratore di Spalato, Giuseppe Savà, che assieme a Zrinka Savà aveva svolto l’intervento di restauro dal 2022 al 2024.

Smontate nel 2009
Nenad Hukman si è occupato dell’opera di smontaggio delle stufe nel 2009, mentre ora è stato chiamato a rimontarle. Si è trattato di un’opera abbastanza impegnativa, in quanto sono di forma cilindrica e decorate da numerosi rilievi. Come spiegato da Sabrina Žigo, le due stufe (senza contare la terza che decora il Salone delle vedute e che era stata sottoposta a un intervento di restauro già nel 2010 presso l’Istituto nazionale di restauro (HRZ) di Zagabria), sono nel vero senso della parola degli straordinari esempi di arte applicata, ovvero di artigianato artistico. Per questo motivo, l’opera di smontaggio e montaggio ha richiesto parecchio impegno. “Si tratta delle più grandi stufe alle quali io abbia mai lavorato, in quanto sono alte ben 4,7 metri e pesano ciascuna circa 1,5 tonnellata”, ha puntualizzato Hukman, mentre la curatrice ha precisato che le stufe risalgono alla fine del XVIII secolo e accanto ai sei lampadari che decorano il salone principale sono gli unici elementi integrali degli interni del Palazzo conservati. Purtroppo, non è stato conservato nemmeno un pezzo del mobilio originale del Palazzo della direzione dell’ex Zuccherificio.

Uno dei rilievi con temi dell’antichità.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Una grande sfida
“Nelle pareti laterali di questo salone furono progettate appositamente due nicchie per accogliere le due stufe cilindriche, per cui, nel corso dei due anni nei quali erano sottoposte all’intervento di restauro erano un elemento mancante nel salone – ha rilevato la curatrice –. In passato esse erano regolarmente usate per riscaldare questo spazio, ma oggi, in seguito alle leggi antincendio che richiedono un impianto di riscaldamento moderno, esse ricoprono soltanto una funzione decorativa. Queste stufe hanno rappresentato una grande sfida per noi, in primo luogo con le loro dimensioni, ma anche con i loro elementi decorativi. Personalmente, non sono a conoscenza dell’esistenza di stufe in maiolica di queste dimensioni e di questo tipo nel resto della Croazia”.

Salvate in extremis
“La prima stufa, sistemata in uno degli angoli del Salone delle vedute, era stata restaurata nel 2010 nell’Istituto nazionale di restauro (HRZ) di Zagabria, mentre le altre due, più esigenti rispetto alla prima, erano per anni riposte in grandi casse nel Teatrino durante l’opera di restauro del Palazzo dello Zucchero – ha proseguito Žigo –. Siccome il Teatrino è pieno di umidità, questa intaccava anche i vari elementi delle stufe e questi lentamente si sbriciolavano. Quando abbiamo aperto gli scatoloni, si è visto che i pezzi erano sporchi di fuliggine, il che è normale visto che nel corso dei secoli le stufe venivano utilizzate per riscaldare il salone, per cui eravamo convinti che la loro opera di restauro si sarebbe rivelata più complessa del previsto”, ha rilevato, aggiungendo che è stato molto difficile trovare un professionista che si occupasse di restauro di stufe di maiolica.

Un approccio artistico al restauro
“Di questo tipo di lavori si occupa l’Istituto nazionale di restauro, ma siccome gli esperti che vi lavorano erano sommersi dal lavoro, il restauro delle nostre stufe veniva costantemente rimandato. In veste di responsabile del progetto di restauro, avevo pensato di trovare un’altra soluzione per il loro rinnovo e ho contattato Giuseppe e Zrinka Savà, i quali hanno acconsentito a occuparsi delle nostre stufe. Si tratta di due grandi esperti che hanno al loro attivo diversi progetti importanti, tra cui pure il restauro del Teatro di Lesina, per cui si sono approcciati al restauro delle stufe in maniera artistica. Quando le stufe sono state aperte e smontate si è proceduto con la pulitura e con il restauro dei vari elementi. Diversi pezzi erano notevolmente danneggiati, per cui era stato necessario pure ricostruirli”, ci ha spiegato la curatrice, la quale ha puntualizzato che l’opera di recupero delle stufe è stata finanziata dalla Città di Fiume e dal Ministero della Cultura e dei Media. “Il Ministero ci ha sostenuto molto in questo nostro lavoro, ma con l’avvento della pandemia e successivamente della crisi di gestione che ancora non è rientrata nell’ambito del Museo civico, il progetto aveva subito un rallentamento. Fortunatamente, siamo giunti alla fine di questo ‘viaggio triennale’, per cui sono grata alla Città e al Ministero per il loro aiuto nella realizzazione di questo progetto. Si tratta di un investimento di 120mila euro, inclusi i restauri e la documentazione necessaria”.

Diversi elementi danneggiati
Le casse con i pezzi delle due stufe erano state inviate a Spalato per il restauro nel 2021. I singoli pezzi venivano trasportati nel capoluogo dalmata e poi riportati a Fiume. L’ultimo elemento è stato riportato a Fiume all’inizio di quest’anno. “Diversi elementi erano stati danneggiati dalle condizioni microclimatiche non adatte nel Teatrino, dove gli scatoloni venivano spesso movimentati dagli operai durante i lavori al Palazzo, per cui alcuni pezzi sono andati persi e sono dovuti essere ricostruiti. Dopo la pulitura dei vari elementi avevamo capito che le stufe erano in condizioni discrete, il che è una conferma di come esse siano resistenti e di qualità”, ha precisato Žigo. In più di due secoli, non avevano subito notevoli danni. “Il focolare della stufa è ricoperto di materiale refrattario di solito in forma di mattoni, che ha la funzione di isolante termico che protegge il rivestimento esterno della stufa, ovvero le formelle in maiolica – ha spiegato Hukman –. Il materiale refrattario deve venire sostituito dopo un certo periodo di tempo, in quanto perde le sue proprietà isolanti, e se ciò non viene fatto si può danneggiare il manto esterno della stufa. Queste stufe non hanno subito danni del genere. Vorrei anche aggiungere che prima di venire smontate, in un determinato momento qualcuno aveva verniciato queste stufe, per cui inizialmente non erano visibili le superfici danneggiate dello smalto delle formelle di maiolica”.

Gli elementi decorativi.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Il colore originale è il bianco
“Il restauratore Giuseppe Savà, prima di iniziare con il restauro, ha dovuto in primo luogo verificare l’estensione dei danni – ha spiegato Sabrina Žigo –. Ha capito che le stufe a un certo punto erano state verniciate e dopo aver tolto lo strato di vernice è giunto allo smalto delle formelle, constatando che questo era in buono stato di conservazione. Quindi, il colore originale delle stufe è il bianco. Dal punto di vista stilistico, queste stufe corrispondono all’architettura della seconda metà del XVIII secolo. Questo palazzo è effettivamente un esempio di architettura industriale, mentre noi lo vediamo come un edificio rappresentativo. All’epoca, infatti, anche gli edifici industriali venivano concepiti con molti dettagli decorativi. Se osserviamo con più attenzione gli elementi ornamentali, possiamo notare che sono stati usati motivi legati alla storia dell’antichità. Com’è il caso con gli stucchi sul soffitto di questo salone, anche sulle stufe sono state rappresentate delle scene storiche. Nell’ideazione del ‘total design’ di questo palazzo si è voluto metaforicamente rappresentare le sfide del mondo degli affari. D’altro canto, questi bellissimi oggetti utilitari contribuivano a rendere più bello e piacevole questo spazio essenzialmente industriale. Le stufe sono decorate con simboli della potenza dell’antica Roma”.
Dopo la loro ricomposizione, le stufe sono state stuccate nei punti in cui si congiungono i vari segmenti che le compongono, dopodiché i restauratori le ritoccheranno laddove sarà necessario.

Gli stucchi hanno bisogno d’attenzione
Per quanto riguarda gli interventi di restauro nel Palazzo dello Zucchero, ci sono ancora alcune stanze che hanno bisogno di attenzione. Questo è il caso con il cosiddetto “salone orientale”, che contiene le vetrine con i pani di zucchero nell’ambito dell’allestimento permanente, dove è necessario sottoporre a un intervento di restauro gli stucchi del soffitto. “Proprio nel periodo in cui avevo candidato questa stanza per i finanziamenti del Ministero della Cultura e dei Media si è verificato il devastante terremoto nella Banija, per cui i mezzi sono stati per la maggior parte devoluti per gli interventi in quella zona. Questo intervento attende ancora di venire realizzato. Verranno ricostruiti anche i dipinti murari che imitano la ringhiera in ferro nella galleria al secondo piano del Palazzo”, ha concluso Sabrina Žigo.

Una tradizione familiare
Nenad Hukman ha ereditato la sua officina dal padre, che l’aprì nel 1971, mentre suo padre la ereditò a sua volta dal suo maestro. Anche suo fratello e i suoi tre zii sono fumisti, per cui si tratta di una specie di tradizione familiare. “Purtroppo, non c’è molto interesse per questo tipo di artigianato ed esso si sta estinguendo in Croazia – ci ha riferito Hukman –. Personalmente, ho già lavorato a delle stufe storiche, anche nei Banski dvori, nella capitale croata, per cui per questo motivo sono stato chiamato a occuparmi anche di queste”.

Una delle stufe prima della stuccatura.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

«Impiegate migliaia di ore di lavoro»
Il restauratore e conservatore di Spalato, Giuseppe Savà si è detto molto compiaciuto e onorato di aver conosciuto la curatrice del Museo civico di Fiume, Sabrina Žigo, che è stata l’iniziatrice di questi lavori. “Le stufe sono state smontate più di dieci anni fa. Diversi loro pezzi erano danneggiati e anche ricoperti da uno strato di vernice. Inoltre, i vari pezzi non erano numerati, il che è importante in quanto le due stufe del salone principale sono identiche, sistemate ai due lati della stanza. Pertanto, era necessario svelare l’enigma e decifrare la posizione di ciascun elemento. Per me è stato un lavoro impegnativo, ma molto intrigante. Dopo che le stufe erano state smontate, sono state trasportate a Spalato, dove mia moglie ed io, che abbiamo tutte le licenze del Ministero della Cultura e dei Media per portare avanti interventi di restauro, abbiamo lavorato al loro restauro per riportarle al loro stato originale. Ci sono servite migliaia di ore di lavoro. Le due stufe sono le più grandi e le prime alle quali abbiamo mai lavorato. Si tratta di begli esempi di stufe di maiolica di grandezza impressionante”, ci ha riferito Savà.

Giuseppe Savà.
Foto: RONI BRMALJ
Nenad Hukman.
Foto: RONI BRMALJ
Sabrina Žigo.
Foto: RONI BRMALJ

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