Quale futuro per il Teatro Fenice? Le proposte non mancano

Per i 110 anni del prestigioso edificio a rischio di degrado totale, secondo appuntamento con dibattito assieme agli «addetti ai lavori»

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Quale futuro per il Teatro Fenice? Le proposte non mancano
Teatro Fenice, un gioiello del passato e, si spera, anche del futuro. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Al secondo incontro nella Galleria Garbas in Cittavecchia, sede della Sovrintendenza ai beni culturali, dedicato ai 110 anni del Teatro Fenice, non si è puntato sui bei ricordi, sulla nostalgia e sugli errori commessi in passato, che hanno riservato alla struttura un destino incerto. Il primo appuntamento era stato concepito proprio per sottolineare il valore storico e architettonico del palazzo, aspetti che nessuno ha messo in discussione anche nel corso del secondo dibattito. A guidarlo, in qualità di moderatore, Ivan Šarar, ex assessore alla Cultura, che lasciò l’amministrazione cittadina in seguito ai cambiamenti avvenuti nell’assetto organizzativo in cui non veniva preso in considerazione per continuare a ricoprire l’incarico. Ha scelto di avviare un’attività in proprio, come manager nel settore della cultura. Al termine della serata, un dibattito durato quanto una partita di calcio con i minuti di recupero, ha commentato: “Siamo riusciti a parlarne senza riferimenti al passato e credo che ciò sia un successo. Ci siamo concentrati sui futuri scenari e non alle vicende che hanno ridotto il Teatro Fenice nelle condizioni in cui versa oggi”.

Hanno partecipato “addetti ai lavori” di profili molto diversi, in grado di trattare la materia da punti di vista altrettanto diversi. C’era la padrona di casa, Lilian Stošić, a capo della Sovrintendenza, quindi Gorana Stipeč Brlić, presidente dell’Associazione degli architetti di Fiume, Marin Blažević, direttore del TNC “Ivan de Zajc”, Boris Kovaček, direttore e comproprietario dell’agenzia “Pepermint” e Petar Škarpa, direttore dell’Ente per il turismo di Fiume.

Gorana Stipeč Brlić e Boris Kovaček.
Foto: LUCIO VIDOTTO

Prima cosa, arrestare il deperimento
A prescindere dalla diversità dei punti di vista sulla riqualificazione del Teatro Fenice, tutti sono d’accordo sulla necessità, sull’obbligo da parte della comunità, di fermare il suo deperimento. È necessario un restauro urgente per non peggiorare la situazione. Una volta raggiunto questo primo traguardo, si dovrà pianificarne un futuro sostenibile nel contesto di una nuova realtà e di nuove esigenze ben diverse da quelle di 110 anni fa, quando fu costruito. Oggi è il teatro più grande in Croazia, per dimensioni, e fin dall’inizio del dibattito è stato chiaro a tutti che una struttura come questa non può autosostenersi basandosi soltanto sulle risorse che può assicurare la cultura.

Lilian Stošić, Marin Blažević, Petar Škarpa e Ivan Šarar, moderatore del dibattito.
Foto: LUCIO VIDOTTO

Non solo per i cittadini di Fiume
Tra le conclusioni, Šarar ha sintetizzato lo spirito che dovrebbe indirizzare l’utilizzo del teatro nel contesto culturale: “Una struttura come questa, una volta rinnovata, contribuirebbe notevolmente al profilo culturale della città andandone però a progettare il futuro guardando oltre, non soltanto al pubblico locale”. Lo stesso TNC “Ivan de Zajc” ha tra il suo pubblico numerosi spettatori che arrivano anche dall’estero. Ci vuole un piano ambizioso che ne tenga conto anche nel progettare il futuro dell’edificio.

Il degrado del Teatro Fenice è evidente da qualsiasi lato lo si guardi.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Blažević: «Non ci serve un altro teatro»
Una volta restaurato il Fenice, operazione che difficilmente andrà ad affrontare un imprenditore privato, sarà necessario individuare il modo di gestirlo. Sarà un nuovo ente pubblico, come lo sono l’“Ivan de Zajc”, l’HKD o il Teatro dei burattini? Marin Blažević ha espresso perplessità, anche contrarietà, all’ipotesi di istituire a Fiume un altro teatro, peraltro troppo grande. “In una città che vede diminuirsi il numero di abitanti abbiamo già un teatro che facciamo fatica a riempire. Il Teatro Fenice può essere commercializzato, oppure attirare il pubblico da altri luoghi. Se parliamo di spettacoli teatrali, con il personale di cui disponiamo oggi, non credo che riusciremmo ad arrivare a trenta rappresentazioni da offrire per la sala principale. Potrebbe anche rivelarsi buono come spazio, ma non c’è a disposizione l’organico per mettere in atto u progetto in questo senso”.

“Non c’è bisogno di un altro teatro”, sostiene Blažević.
Foto: LUCIO VIDOTTO

Congressi, conferenze, concerti
Ritorniamo, per un attimo, alle origini. Il progetto completo del Teatro Fenice prevedeva la costruzione, sul lato orientale, di un padiglione per il casinò e sul retro una sala per i concerti, contenuti che avrebbero prodotto le risorse per far funzionare il complesso, anche le attività meno remunerative. Anche senza costruire altri edifici, un’ipotesi che comunque non si esclude, anche all’interno ci sono spazi interessanti per svolgere delle attività. Affittare i locali per uffici non è considerata un’eresia. Per il resto, la sala principale con i suoi oltre mille comodi posti a sedere, il teatro cabaret nel seminterrato (Opera) e altri locali, spazi espositivi, potrebbero fare del Teatro Fenice un interessante punto di riferimento per conferenze e congressi, una tipologia di turismo che è in grande espansione, come ha confermato Boris Kovaček, organizzatore di eventi di vario genere. Può essere contenuto un po’ tutto e per gli ospiti o spettatori non c’è il problema che troviamo altrove, quello del parcheggio. Ce ne sono tre, due coperti, a pochi passi. Il dibattito è destinato a proseguire e l’interesse mediatico non manca. Infine, perché no, si pensa anche al cinema, quello per le prime visioni, compatibile con tutto quanto menzionato finora. Il presupposto per concretizzare le idee, a partire dalla ristrutturazione, è di avere un proprietario. Oggi lo stabile è in mano al curatore fallimentare e per acquistare il teatro occorre sborsare 1,5 milioni di euro. Qualora dovessero acquistarlo la Città o la Regione, o entrambe, si aprirebbe l’opportunità di accedere ai Fondi europei che finanziano questo tipo di progetti con l’85 per cento.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

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