RAIYS: Dialogo globale dei giovani su temi scottanti (foto)

Ragazzi provenienti da tutto il mondo stanno trasformando in questi giorni la città in un crocevia culturale e educativo

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RAIYS: Dialogo globale dei giovani su temi scottanti (foto)
I ragazzi all’opera durante i vari laboratori. Foto: RONI BRMALJ

Si è svolta ieri, negli spazi della SE Dolac, una delle molteplici attività nell’ambito del RAIYS, (acronimo inglese per il summit internazionale annuale di Fiume per i giovani) per la Creatività e la Pace che si protrarrà per tutta la settimana. Ad organizzare l’evento a Fiume è Nana Gulić del centro di servizio per la comunità “Tić” la quale ci ha parlato del progetto e di come una cinquantina di giovani, tra i 12 e i 16 anni provenienti da Fiume, Castua, Tuzla (Bosnia ed Erzegovina), Kawasaki (Giappone) e Rostock (Germania) si sono ritrovati a trascorrere una settimana insieme per parlare di temi molto importanti. “Il summit fa tappa a Fiume per la terza volta dopo il 2016 e il 2018. Il tema di quest’anno è ‘I giovani nella comunità’, con la partecipazione di 50 bambini provenienti dall’associazione artistica AkustikUM di Tuzla, dalla scuola SenzokuGakuen di Kawasaki in Giappone, dalle scuole di Rostock, dalla scuola “Milan Brozović” di Castua e da 7 scuole di Fiume (Brajda, Dolac, Cantrida, Eugen Kumičić, Fran Franković, Ivan Zajc, Nikola Tesla, Zamet). I ragazzi provenienti dall’estero sono 13. La Città ha coperto interamente le spese di soggiorno e viaggio, ospitando i bambini presso il centro studentesco. Fiume ha invitato i bambini delle città amiche e gemellate Tuzla, Kawasaki e Rostock. Castua è stata molto coinvolta nell’organizzazione dei RAIYS precedenti e anche loro partecipano con due alunne.”

La comitiva segue un programma ricco di eventi e workshop focalizzati sulla non violenza, la tolleranza e l’accettazione della diversità. Il loro itinerario attraversa diverse tappe nelle scuole e nelle istituzioni, dalle scuole Brajda e Dolac al quartiere artistico Benčić, con visite al Municipio civico e ad Abbazia. Nella SEI Dolac, che non ha ancora chiuso i battenti nonostante le vacanze estive, si respirava oggi un’atmosfera internazionale.

Progetti che cambiano la vita
Nana ci ha anche presentato il professore accompagnatore della scuola di Kawasaki Jayde Kemsley, australiano di nascita ma residente da tre decenni in Giappone. “Progetti di questo genere sono la parte più efficace dell’educazione dei giovani. In questi giorni, con i social media, possiamo vedere i posti più lontani sui nostri schermi, ma viverli di persona è tutta un’altra cosa. Non possiamo capire appieno le persone locali solo guardandole online. D’altra parte, progetti come questi possono cambiare la vita degli studenti in modo positivo. Quando ero giovane, ho partecipato anch’io a un programma simile, che mi ha stravolto la vita al punto da trasferirmi in Giappone e cambiare radicalmente il mio percorso. Molti giovani potrebbero vivere un’esperienza simile. L’immersione in un’altra cultura è fondamentale per scoprire qualcosa di nuovo su noi stessi. Ogni volta che ci avviciniamo a una cultura diversa, inevitabilmente subiamo un’apertura mentale che ci aiuta a comprendere meglio noi stessi. Per i giovani è cruciale capirsi durante questa fase della vita. Sono qui da soli tre giorni, ma ho già notato come, per esempio, sull’autobus i giovani tendano ad alzarsi per far sedere gli anziani. È una cosa bellissima che in Giappone non avviene spesso. Lì i giovani sono spesso troppo distratti e disconnessi, impegnati a guardare lo schermo del cellulare. Capite bene, quindi, che i nostri giovani di Kawasaki possono imparare molto qui. Inoltre, i giovani in Croazia ci sembrano molto più aperti rispetto a quelli giapponesi e sono più agili nel comunicare con gli altri, anche in altre lingue”.
È stato poi il turno degli alunni, la prima a parlare, Anamari Ivanišević della scuola Zamet, che studia il giapponese, racconta: “le mie impressioni sono estremamente positive. Ho conosciuto tante persone e culture diverse, il che mi aiuta ad aprirmi a ciò che mi è sconosciuto. Ho legato molto con gli amici giapponesi. Il mio tema preferito è stata l’analisi di un film che tratta di una malattia mentale chiamata dismorfismo corporeo. Oggi, invece, ci occupiamo del tema ‘Cosa si nasconde dietro quel selfie?’, che ci insegna a capire che le cose non sono sempre come sembrano a prima vista o sul web. Dietro a una faccia sorridente, infatti, si può nascondere una profonda tristezza”.

Esperienze lontano da casa
Theresa Drockner di Rostock ha descritto quest’esperienza come completamente nuova per lei. “Non sono mai stata così lontano da casa e non ho mai avuto la possibilità di collaborare con giovani di altri paesi. Ho imparato molto sulle altre culture e sui loro stili di vita. I temi mi piacciono molto e li trovo utili. Il workshop sul lavoro di squadra è il mio preferito perché sono una giocatrice di squadra in tutto quello che faccio. Ho aderito a questo progetto su suggerimento di mia madre e gliene sono molto grata”.
La giapponese Mao Isobe si è detta felice di essere qui e fare nuove amicizie. “Per me non è un’esperienza quotidiana potermi confrontare con coetanei europei. Il workshop di oggi tratta del lavoro di squadra e dell’importanza della collaborazione. Anche il tema sui social media è molto interessante. I social sono parte integrante della nostra vita: hanno molti aspetti positivi, ma anche tante possibilità di nuocere alla nostra tranquillità e salute mentale. Il social che preferisco è Instagram, ma lo uso con moderazione, cercando di filtrare le informazioni che potrebbero mettermi in agitazione”.

Occhio al «deepfake»
Mia Ćejvanović di Tuzla ha detto: “mi piace camminare per Fiume e sono felice di rimanere qui per l’intera settimana. I temi trattati finora riguardano i conflitti interpersonali, i rapporti tra giovani e come agire in modo pacifico nelle situazioni conflittuali. Molto interessante è stato il laboratorio sull’intelligenza artificiale e il deepfake, dove ci hanno mostrato quanto sia facile manipolare una foto. Personalmente, non ho mai avuto esperienze negative online, ma una mia amica sì: la sua immagine è stata usata per creare foto provocatorie, causandole enormi disagi. Programmi del genere ci insegnano molto e ci aiutano a reagire al meglio a situazioni e avvenimenti negativi. Inoltre, possiamo condividere queste esperienze con i nostri coetanei, arricchendo ulteriormente la nostra crescita personale”.

Nana Gulić.
Foto: RONI BRMALJ
Mia Ćejvanović.
Foto: RONI BRMALJ
Mao Isobe.
Foto: RONI BRMALJ
Anamari Ivanišević.
Foto: RONI BRMALJ
Theresa Drockner.
Foto: RONI BRMALJ
Jayde Kemsley.
Foto: RONI BRMALJ

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