Proverbi e filastrocche in fiuman: un salto nel passato per ricordare il dialetto

Presentato a Palazzo Modello il libro di Rodolfo Segnan

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Proverbi e filastrocche in fiuman: un salto nel passato per ricordare il dialetto
Foto Ivor Hreljanović

Nell’ambito della Settimana della cultura fiumana, questa sera, venerdì 14 giugno, a Palazzo Modello è stato presentato il libro di Rodolfo Segnan “Proverbi e filastrocche in fiuman” con cenni alla parlata ciacava e alla popolazione di fine Ottocento. Editori del volume la CI di Fiume e il Consiglio della minoranza nazionale italiana per la Città di Fiume.

Il libro, che è stato dedicato “ai fiumani ovunque si trovino nel mondo e a quelli che desiderano conoscere la loro lingua e cultura”, è stato presentato da Melita Sciucca, presidente del sodalizio, la quale ha voluto sottolineare che “parlare di dialetto fiumano, di tradizioni, storia fiumana è sempre importante, necessario e ricordare che ci siamo stati da sempre è indispensabile. E questo libro, testimone della presenza dei fiumani nella propria città, era indispensabile come lo erano tanti che lo hanno preceduto”.

Come spiegato dalla presidente, Rodolfo Segnan riporta in vita una Fiume che oramai non c’è più ma che noi abbiamo ereditato dai nostri anziani e che i nostri figli e nipoti avranno occasione di conoscere attraverso le storie che ci raccontano i detti e i proverbi, ma anche attraverso i commenti dell’autore che, con la sua ironia, ‘quando ti legi non ti sa se rider o pianger’. “Nell’anno in cui il dialetto fiumano viene riconosciuto da ministero della Cultura quale bene immateriale tutelato, questo libro è segno che abbiamo ancora tanto da dire e da fare, nonostante il nostro numero non sia sempre più esiguo”, ha dichiarato.

Nel parlare del libro, Irene Mestrovich, presidente del Consiglio, ha voluto ribadire che il libro è nato dalla collaborazione di 4 persone che hanno avuto rapporti con l’Edit: lei stessa e Bruno Bontempo, che sono ora pensionati e Rodolfo e Melita che in seguito hanno intrapreso delle strade diverse. “Questa stima reciproca tra di noi ha fatto sì che questo libro sia stato realizzato”, ha detto, ricordando quanto sia importante mantenere viva la cultura fiumana e il dialetto.

La prefazione è stata scritta da Bruno Bontempo il quale, durante il suo intervento, ha sottolineato alcuni passaggi di come è nata l’opera, fatta in parte anche ‘scavando’ in una monografia ungherese di fine ‘800. “Rudi Segnan ha saputo integrare e commentare con arguzia proverbi e modi di dire, spiegando minuziosamente il loro significato. Oggi i proverbi si sentono sempre meno anche perché la giovani generazioni usano uno slang tutto loro che spesso è intraducibile ma fa parte del loro parlato”, ha detto.

Foto Ivor Hreljanović

Segnan ha voluto molto brevemente spiegare com’è nato il libro, di come ha collaborato con Andrea Marsanich, con il quale ha raccolto tutti i detti e proverbi parlando per telefono. “Ci siamo divertiti tantissimo perché con il passare dei giorni ci venivano in mente sempre nuovi detti, canzoncine o proverbi. Ho consultato anche il ‘Folclore fiumano’ di Gigante, i due dizionari fiumani e nella monografia ungherese ho scoperto tanti detti ciacavi ma con parole fiumane, che sono stati in parte inseriti nel mio libro”, ha specificato Segnan.

L’autore ha voluto ringraziare anche Lilly Venucci, a capo del Settore libri dell’Edit con la quale è stata realizzata la parte grafica e tecnica.

Foto Ivor Hreljanović

Sfogliando il libro, ci imbattiamo nei vari proverbi più o meno noti, come ‘Chi fa la barba al’asino, perde acqua e savon’ (è inutile perdere tempo a spiegare qualcosa a colui che non può intendere), ‘Scova nova scova ben’ (Ogni cosa nuova funziona meglio della vecchia), ‘Soldi sarà che noi no’ saremo’ (invita a non essere parsimoniosi e che il denaro bisogna goderselo finché si può) e poi ancora, uno adatto a questi giorni, ‘Per San Vito tutte le zerieʃe ga el marito’ (per San Vito ogni ciliegia ha il marito, ovvero il verme). Ognuno dei proverbi presenta una descrizione del significato.

Foto Ivor Hreljanović

Si passa poi alle varie filastrocche che di solito venivano intonate per i bambini, come ‘Ghirin ghirin gaja, Martin sula paja, paja, pajuzza, ciapa una sciafuzza’ oppure ‘Ti ga fame? Grata corame. Ti ga sede? Grata careghe. Ti ga sono? Va in braghe del nono’ che i genitori usavano canticchiare ai bambini che facevano i capricci o richieste insistenti. Al momento di andare a nanna si diceva loro invece ‘Andemo in cinema Bianchini, soto le coverte e sora i cussini’. Insomma, una chicca del dialetto da fiumano da leggere e da tramandare alle nuove generazioni.

Foto Ivor Hreljanović

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