Zerostrasse Ecco… la luce in fondo al tunnel

Nei giorni scorsi è stata scavata la fossa che fungerà da vano per l’ascensore che collegherà il Castello veneziano alla rete di rifugi sotterrannei in centrocittà

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Zerostrasse Ecco… la luce in fondo al tunnel

Mai nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di potersi infilare dentro il Castello veneziano e di penetrare nell’area-cortile del maniero, anziano quattro secoli, compiendo un percorso sotterraneo a mo’ di talpa scavatrice, partendo dai Giardini. Non ci avevano pensato gli ingegneri austriaci e nemmeno quelli italiani nelle epoche antecedenti la Seconda guerra mondiale. Oggi, nel nome del turismo, questo e altro. Potenza dell’energia delle macchine scavatrici, investita per inventare proposte allettanti da servire ai sacrosanti vacanzieri –che, coronavirus a parte, stavano prendendo sempre più possesso della Città – se il progetto in fase di realizzazione nel centrocittà è a dir poco sbalorditivo. L’ascensore per il Museo storico navale alias Castello di Pola non è un’idea campata in aria, ma una realtà visibile dopo esigenti e pesanti manovre tecnico-edilizie, eseguite sotto l’occhio vigile della Sovrintendenza ministeriale al patrimonio storico-culturale.

Il cortile del maniero veneziano

Compiuto il passo più difficile
Adesso, volendo visitare il Castello, ci s’imbatte in qualcosa di incredibile per la prima volta nella storia: un pozzo profondo ben 22 metri, androne di fuga da un maniero, tale da ispirare storie per racconti d’avventura e di costume. Altro non è se non la fossa del vano ascensore già bell’e scavata e murata in cemento, pronta per l’allestimento della cabina d’elevazione. Ad arrivare al suo punto culminante è il prezioso progetto ideato per la valorizzazione storico-ambientale e turistica dell’area che sale verso lo storico colle, avente quale denominazione “Il sistema di difesa fortificata quale nuovo prodotto turistico-culturale“, che beneficiando dai finanziamenti europei a fondo perduto, regalerà come attrazione principale, l’ascensore che collegherà i tunnel dei labirintici rifugi di Zerostrasse ai suggestivi androni sotterranei ubicati esattamente sotto il Castello. Il primo passo e, sotto ogni aspetto tecnico-esecutivo quello più difficile, è stato compiuto lasciando soltanto immaginare i vantaggi che potrà ricavare l’istituzione museale ubicata nel punto più alto della città storica.

L’impressionante opera di scavo

Lavori finiti entro l’estate
I lavori proseguono in direzione dell’allestimento delle infrastrutture, dei sistemi di trasporto verticale per la piattaforma elevatrice, delle sue componenti interne dell’argano fino a creare un vero e proprio impianto in grado di sollevare persone da un piano all’altro attraverso diversi livelli di costruzione sotterranei e in superficie. Tutto dovrebbe venire ultimato prima della stagione balneare. Inutile dire che il prossimo futuro riserva prospettive straordinarie per l’area storica che proporrà una destinazione turistica a tappe irrinunciabili: entrando da Porta Gemina, fino a uscire dai Giardini e viceversa, intrattenendosi nei Musei, quello di archeologia e quello di storia che lascia ammirare l’intero porto di Pola, come pure nell’area del Piccolo teatro romano destinato al recupero e alla rivalorizzazione culturale. Una proposta attirerà l’altra, senza farsi concorrenza, e con reciproca utilità.

I lavori in direzione della cortina settentrionale

Un’occasione ghiotta per i turisti
Tornando al Castello, sarà una grande scoperta quella di penetrare nell’epoca delle fortificazioni belliche, nei vani sotterranei dimenticati ancora dalla prima guerra mondiale, quando furono adibiti a sistemazione per gli equipaggi delle flotte austro-ungariche, depositi magazzino per le munizioni e persino a carcere per i soldati prigionieri. Ai turisti verrà servita sul piatto l’occasione di scoprire Pola, quale principale porto di guerra e ancoraggio della flotta nel periodo precedente l’inizio della Prima guerra mondiale e quale centro strategico militare d’estrema importanza per la Monarchia Austroungarica, cominciando proprio dalle sue strutture fortificate. Fonti storiche testimoniano che le autorità austroungariche, in vista della Prima guerra mondiale e nel corso della sua durata, iniziarono a costruire a Pola un sistema sotterraneo di tunnel-rifugi (trincee, gallerie e passaggi) con magazzini di munizioni e corridoi di comunicazione. Quanto alle strutture sotterranee di Zerostrasse, è qui che si scontrano le perplessità degli storici.

Maestranze all’opera negli androni-rifugio

La storia dei tunnel
Quando sono state costruite? Durante l’Impero o in epoca italiana? Stando al direttore del Museo storico Gracijano Kešac, la faccenda andrebbe chiarita da ulteriori approfondimenti, perché se l’Austria ha avviato la costruzione, l’Italia ha continuato a edificare, modificare e ampliare, tanto che non sarebbe nota l’esatta mole di lavoro lasciata in eredità prima della Grande guerra e sviluppata nei decenni successivi. D’altra parte lo storico Josip Vretenar, ha “bacchettato” la scelta del nome Zerostrasse, producendo fior di argomentazioni e informazioni stando alle quali questa rete che ora condurrà al Castello per mezzo dell’ascensore, è opera italiana da ribattezzarsi come Strada zero a pieno diritto (lo stesso discorso calza anche per la maggior parte dei rifugi di Pola). Come da fonti ormai diffuse, sotto il colle centrale della città ci sono due rifugi a tunnel: uno esattamente sotto alla fortezza in cima al colle, e un secondo ai suoi piedi, lungo circa 400 metri che collega due parti del centrocittà. Quattro entrate da parti differenti ai piedi del colle, conducono attraverso dei corridoi sotterranei verso uno spazio centrale unico. Il posizionamento delle entrate permette all’intero sistema un regolare flusso d’aria. Questi rifugi antiaerei costituiti da corridoi larghi da 3 a 6 metri e alti attorno ai 2,5 m, potevano ospitare anche 6.000 persone. Una cifra imponente altrettanto quanto la capacità ricettiva di tutti i rifugi di Pola che supera la possibilità di sistemazione per 50mila persone. Sarebbe auspicabile che gli studiosi facciano incetta di ulteriori informazioni al fine di arricchire questo percorso culturale con un servizio di guida turistica, che racconti verità storiche, renda onore ai meriti, senza privilegiare sempre l’epoca austroungarica e inventare un passato falsamente prestigioso.

Una fossa profonda nientemeno che 22 metri che ospiterà l’ascensore

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