Red Land (Rosso Istria). Un’opera doverosa, veritiera, un dovuto atto di giustizia

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Red Land (Rosso Istria). Un’opera doverosa, veritiera, un dovuto atto di giustizia

“Quand’ero piccolina, la nonna mi raccontava storie della sua vita a Cormons dov’era nata e dove aveva vissuto prima di trasferirsi a Genova, nelle quali mescolava leggende e verità. Anni dopo mi parlò della guerra e della gente che veniva precipitata in questi ‘buchi neri’. Credo di aver immaginato ad una continuazione delle sue leggende, troppo crudo, troppo terribile per crederci”.

Selene Gandini, ora questa storia la conosce bene. Attrice di teatro, cinema e tv, molti la ricorderanno per i suoi passaggi in note serie televisive tra cui Un posto al sole, La Squadra, Centovetrine, Tempesta d’amore. Ma è anche la protagonista del film “Red land-Rosso Istria” nel quale veste i panni di Norma Cossetto, la ragazza istriana vittima delle Foibe di quei terribili giorni del 1943, dopo l’8 settembre, capitolazione dell’Italia. Prelevata dalla sua casa di Santa Domenica ed interrogata, rilasciata e poi nuovamente convocata, venne stuprata dai partigiani di Tito e poi precipitata nella foiba di Villa Surani con altri “testimoni scomodi che andavano eliminati”.

Ora che il film è nelle sale, come sta vivendo questa storia?

“Voglio dire innanzitutto che secondo me questo film è un’opera doverosa, un’opera di verità, oltre che un atto di giustizia e quindi va oltre il mestiere dell’attore o del regista o della produzione. L’arte può essere ancora, attraverso questa pellicola, questo film, uno strumento per dare voce a chi non può più raccontare, a chi non ha modo di trovare giustizia, e qui l’arte diventa uno strumento di condivisione”.

Cosa prova ora che il progetto è concluso e pronto per essere presentato al pubblico?

“Sono onorata ed orgogliosa di far parte di questo progetto. Ma lo sento anche come un dovere. Il rosso di Red land, è quello del sangue versato da tanta gente ma anche il colore della terra rossa, argomento della tesi di laurea che Norma stava scrivendo. Parlare di Norma per me è un problema, perché mi emoziona talmente da confondermi: da quando l’ho conosciuta qualcosa in me è cambiato”.

Come l’hai conosciuta?

“Dapprima dai testi di storia, dai racconti e dalle testimonianze ma anche andando a Santa Domenica di Visinada, sulla sua tomba, per cercare un contatto con questa sua terra. Credo che con questo film ci venga, in qualche modo, restituita, sia la terra, sia Norma che non c’è più, in un atto di condivisione per chi ha subìto ma anche per tutti gli italiani che non sanno, perché è una verità italiana che va raccontata”.

Selene Gandini è nata a Genova nel 1980. Oltre ad essere attrice è anche regista e cantante, una donna sensibile, con un sorriso aperto. Mentre stava girando le scene del film, si è chiesta cosa ne avrebbe pensato Norma?

“Era un pensiero costante”.

Che cosa avrebbe detto di questa sua storia così terribile e intima, data in pasto al pubblico?

“Sarebbe stata d’accordo, perché si sappia in che modo tragico sia potuta finire una giovane vita, perché il mondo conosca le atrocità della guerra e delle ideologie, degli odi etnici”.

Che cosa l’ha colpita nel suo viaggio in Istria?

“La calma, la serenità di Santa Domenica e di Visinada, la bellezza della terra. Pochi minuti dopo che ero arrivata, mi hanno raggiunta dei giovani della Comunità degli Italiani ad accogliermi, volevano sapere del film e del mio ruolo. Mi hanno accompagnata da un parente di Norma, un signore anziano che si muoveva con difficoltà perché colpito da una paresi, ma molto lucido e consapevole di tutto ciò che era successo. La storia la conosceva bene e gli ho chiesto di raccontare. È stato un incontro molto importante”.

Fino a che punto il personaggio di Norma l’ha coinvolta?

“Durante la lavorazione del film spesso partecipavo a rendere più fedele il personaggio, suggerendo atteggiamenti e dialoghi che immaginavo fossero più fedeli al pensiero di Norma, al suo modo di essere. È stata davvero un’esperienza incredibile”.

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