Storytelling digitale, creare storie

Al Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università del Litorale il corso, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Lubiana e il Consolato Generale a Capodistria, per insegnanti di scuole elementari e medie a cura della dottoranda Ilaria Compagnoni

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Storytelling digitale, creare storie
I partecipanti alla scoperta di Capodistria e di izi.Travel. Foto: Mariangela Pizziolo

Il “Digital Storytelling” è stato il protagonista del corso organizzato dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università del Litorale, in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Capodistria e l’Ambasciata d’Italia a Lubiana. L’incontro, suddiviso in due appuntamenti tra martedì e mercoledì, ha offerto ai partecipanti l’opportunità di esplorare il potenziale educativo e sensibilizzante dello storytelling nel contesto scolastico e culturale. La dottoranda Ilaria Compagnoni, accolta dalle professoresse Nives Zudič Antonič e Anja Zorman e dal console Giovanni Coviello, ha guidato la formazione, a cui hanno partecipato soprattutto insegnanti delle scuole medie ed elementari. Il programma è stato articolato in diverse sessioni, che hanno compreso nozioni teoriche, workshop interattivi, momenti di lavoro individuale e in gruppo, il tutto a partire da un’emblematica domanda: cosa collega le Grotte paleolitiche di Lascaux ai social network contemporanei? La risposta riguarda l’essenza persistente e peculiare che caratterizza l’uomo, ovvero la sua capacità di raccontare e raccontarsi. I graffiti rupestri della “Cappella Sistina della Preistoria”, risalenti a circa 17.500 anni fa e ben antecedenti all’invenzione della scrittura, rispondono infatti non a esigenze pratiche, ma alla necessità individuale e sociale di rappresentare storie e narrative. Proprio lo stesso processo che accade su Instagram, nei libri, su TikTok e in compagnia. Tale bisogno accomuna tutta l’umanità, ma allo stesso tempo cambia e muta per ciascun individuo. “Ecco perché”, ha detto la Compagnoni ai partecipanti, “usare lo storytelling a scuola permette a ogni alunno di personalizzare e dare una voce a quello che studia, per poterlo interiorizzare e ricordare”. “Allo stesso tempo”, ha aggiunto, considerando il contesto plurale della classe, “favorisce la circolazione di idee in gruppo”. Lo storytelling digitale è un processo creativo e ciclico, che segue le fasi dell’osservazione, della creazione di un’idea, dell’elaborazione della stessa fino alla condivisione in un circolo di scambio. Il contesto pedagogico di questo strumento riguarda un mondo di alfabetizzazioni plurali, volte a sviluppare sia il lato creativo che lo sguardo critico dei giovani. Se i fattori principali sono l’immaginazione, l’esplorazione, la motivazione e l’appartenenza al gruppo classe, in questo percorso il ruolo della tecnologia è di fondamentale supporto,. Dopo questa presentazione teorica, i partecipanti hanno potuto vedere degli esempi pratici, nonché fare esperienza diretta di alcuni strumenti di digital storytelling che si possono usare a scuola. La Compagnoni li ha invitati a scaricare sul proprio smartphone l’applicazione “izi.Travel” con la quale, dopo aver svolto un tour virtuale di alcune città italiane, hanno potuto esplorare la stessa Capodistria. Tale “app” permette di creare percorsi dal diverso filone tematico – riguardi esso i punti nevralgici della cultura, i monumenti storici, le migliori gelaterie o i punti di ritrovo per i giovani – con allegati mappe, file audio, indovinelli, puzzle e disegni. Grazie alle puntuali e attente indicazioni, i corsisti hanno a loro volta imparato a utilizzare l’applicazione per creare e condividere storie digitali personalizzate, arricchite con contenuti interattivi, multimediali e divertenti. Un momento essenziale è stato il brainstorming su possibili contenuti e argomenti per storie digitali, che ha permesso poi a ognuno di proseguire con la propria creazione. Al termine del corso, è stato dedicato un momento alla valutazione critica delle finalità didattiche dei progetti realizzati da ciascuno, in modo da poter individuarne l’efficacia e ricevere feedback costruttivi dai colleghi e dallo sguardo esperto della docente. Ilaria Compagnoni, infatti, è dottoranda del programma internazionale congiunto “Linguaggio e Interculturalità”, portato avanti dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Litorale e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e, con il supporto dei professori Graziano Serragiotto e Anja Zorman, sta studiando proprio gli effetti positivi della realtà virtuale nell’apprendimento.

Ilaria Compagnoni, Giovanni Coviello e Nives Zudič.
Foto: Mariangela Pizziolo

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