LA LETTURA Curiosa biologia

Le particolari anatomia e morfologia dei pesci, regalano loro un grande fascino, che stuzzica il nostro interesse. Le loro funzioni vitali sono di gran lunga diverse dalle nostre, motivo per cui alcune di queste sono ancora sempre oggetto di studio nel campo dell'ittiologia

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LA LETTURA Curiosa biologia

I pesci, con la loro anatomia e soprattutto con la loro morfologia, posseggono un loro lato molto curioso agli effetti della nostra conoscenza. Ci sono molto comuni, però le loro funzioni vitali sono notevolmente diversificate da quanto ci è noto.
Vediamo il nuoto della quasi loro totalitè.
Sentendo parlare di pinne natatorie, ad esempio, si potrebbe pensare che queste siano gli organi principali mediante i quali avviene la locomozione del pesce. Niente di più inesatto invece. Il vero organo propulsore di tutti i pesci è la coda.
Una conferma di ciò la si ha da una semplice osservazione anatomica dei pesci in movimento. Le loro masse muscolari preminenti sono sempre situate nella parte terminale del corpo. Infatti, la loro struttura caudale è disposta a coni che si incastrano e si appoggiano gli uni sugli altri, mentre la pinna caudale non è altro che l’aumento della superficie laterale della coda, a servizio esclusivo dei muscoli propulsori.
Volendo trasformare il discorso in un tema geometrico, vedremo che la direttrice di nuoto di un pesce in ogni istante del suo movimento, crea una linea sinuosa le cui curvature si spostano continuamente dal capo verso la coda. Infatti, per la pressione esercitata sull’acqua, nei punti ove la curvatura assume la forma convessa, il corpo è spinto oblicamente da un lato, ma dove immediatamente la medesima opposta ristabilisce la forma contraria. Ecco allora che l’insieme di queste forze genera una risultante che imprime al pesce un senso di via che al limite si può chiamare “direttrice”, ma che in effetti è una vera “sinusoide”.
Più semplicemente, potendo osservare il nuoto del pesce, vedremo che esso procederà con un leggero movimento a “zig zag”.

La respirazione
In alcune specie di pesci che per la loro specifica morfologia fanno parte a sé stante e che comunque non interessano il nostro mare, la respirazione avviene mediante precisi movimenti che determinano un passaggio di corrente d’acqua attraverso le fessure branchiali. L’animale, aprendo la cavità orale, immagazzina la maggiore quantità d’acqua possibile. Richiudendola, costringe la medesima a defluire attraverso le aperture branchiali che nel frattempo avrà dilatato, creando così un flusso che viene definito “respiratorio”.
Al contrario degli animali aerei, tale flusso o corrente si muove in un solo senso. Non vi è infatti possibilità di aspirazione dagli opercoli bronchiali, in quanto creati per funzionare al pieno del loro rendimento soltanto a senso unico. L’ossigeno, che si trova dissolto nell’acqua, viene fissato attraverso le pareti degli opercoli bronchiali dall’emoglobina dei globuli rossi, mentre per la medesima via, viene eliminata l’anidride carbonica contenuta nel sangue.

Il sonno
Dormono i pesci? Ipotesi ed esperimenti ne sono stati fatti a centinaia e ancora nulla di esatto è stato appurato. Certamente il pesce, come tutti gli esseri viventi ha bisogno anch’esso di un periodo di riposo nell’arco dell’unità di tempo. Ma qual è questa unità? Quanto dura? In che modo si può riposare un pesce? È difficile paragonare il nostro sonno a quello dei pesci. Negli uccelli e nei mammiferi, muniti come sono delle palpebre, è facile accorgersi del sopraggiungere del sonno, ma per i pesci che ne sono sprovvisti, lo stato di sonno può essere rilevato in altri modi.
Vi sono pesci che riposano di giorno, altri di notte, chi a mezz’acqua, chi in superficie, altri sul fondo. Ma sarà poi vero che dormono? Certo è che si riposano. Debbono per forza riposare perché ogni organismo vivente ha bisogno di un periodo di riposo per eliminare alcune sostanze di rifiuto, che altrimenti lo porterebbero all’intossicazione.
Negli acquari si è potuto osservare diverse specie rimanere per varie ore della giornata in uno stato di torpore, e adottare in questo modo, diverse livree e colori che noi reputiamo di “stasi”. Sembra che anche la famelica e sempre attenta Murena, dorma assumendo una curiosa posizione di riposo. Alza lentamente il suo corpo, rimanendo immobile a lungo e appoggiata sul fondale con l’estremità della coda.
Tra i pesci che dormono in superficie, il più strano è sicuramente il Pesce Luna. Quando decide di appisolarsi, si adagia su di un fianco e cade in un torpore così profondo che è facile avvicinarsi senza che se ne accorga, e catturarlo a mani nude.Il suono
Questo tema dobbiamo analizzarlo in funzione dell’udito quanto quello del suono. Infatti, c’è di mezzo la vescica matatoria dei pesci. La vescica è una fonte di suoni, ma aggiungerò che anche le “placche ossee” racchiuse nella bocca, permettono al pesce di emettere mediante sfregamento dei rumori d’intensità variabile. Da ciò ne deriva che se possono emettere dei suoni, per forza di cose devono anche poterli udire.
È indiscutibile che i pesce sentono le variazioni sonore. Tantissimi esperimenti e ricerche in mare lo hanno confermato. Il rumore nell’acqua è trasformato in vibrazione e sui il percorso è molto complesso. Dirò soltanto che, agli effetti dell’udito, l’organo ausiliario della vescica natatoria, anche se può sembrare anacronistico, è pur sempre proprio l’orecchio che collegato alla vescica mediante una catena di ossicini, chiamati “di Weber”, permette la più completa percezione del suono.

La vista
Il pesce ha due occhi come noi e questo è un fatto che ci permette di asserire che esso vede. Dall’analisi del cervello e delle sue azioni, gli scienziati hanno concluso che gli occhi per il pesce sono esattamente quello che i nostri sono per noi. Quello che non potranno mai verificare con esattezza è che cosa vedono, o meglio cosa è visibile per il pesce.
Sott’acqua non si può vedere a grande distanza come nell’aria. Di conseguenza, per il nostro amico privo di ragionamento, le cose debbono essere terribili e al di fuori delle nostre comprensioni tangibili. Sta di fatto che esso ci vede e reagisce di conseguenza in maniera perfetta, sottraendosi alla cattura con la fuga, con direzione più appropriata. Come reagisce rispetto ai suoi simili è difficile a dirsi. Si sa che la sua ampiezza visiva è molto maggiore della nostra. I suoi occhi abbracciano un panorama di circa 300 gradi, ma essendo situati ai lati del capo e poco mobili come del resto è anche poco mobile di testa, non può avere una visione binoculare, ovvero stereoscopica, altro che per un limitatissimo campo posto innalzi alla sua testa.
Studiando anatomocamente l’occhio del pesce, si è potuto osservare che la retina contiene esclusivamente delle piccole terminazioni nervose assai simili a dei bastoncini, assolutamente inadatti a percepire i colori. Ciò non concorda però con i pescatori, che danno grande importanza ai colori delle lenze e delle esche e che sembrano in molti casi dare inspiegabilmente i loro frutti.
L’occhio dei pesci è al contrario sensibilissimo alle variazioni di luce e al movimento che avviene entro il loro campo visivo. Molto probabilmente questa sensibilità supera di gran lunga la nostra, spiegazione che a me, del resto, sembra piuttosto logica.

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