ETICA E SOCIETÀ Valorizziamo quanto la storia ci ha dato

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ETICA E SOCIETÀ Valorizziamo quanto la storia ci ha dato
Foto: Goran Žiković

Il pretesto per scrivere di questo tema è datato, ma ancora attuale. In una scuola negli USA l’Iliade e l’Odissea sarebbero state escluse dalla letteratura scolastica qualche anno fa. Ma l’intenzione di riscrivere i programmi scolastici letterari è ancora viva. In primo luogo, è utile capire che cosa si vuole ottenere esattamente con queste intenzioni e decisioni e quali sono le motivazioni. A questo fine, ho letto un articolo di Padma Venkatraman che, da quanto comprendo, riproduce alcuni punti fondamentali del progetto. L’autrice indica che è sostenuta da consenso quando si impegna per una modificazione dei programmi letterari con l’inserimento di autori e autrici nuovi/e sensibili alla diversità. Il consenso, al contrario, è assente quando si impegna per l’esclusione dai programmi scolastici di autori e autrici che definisce razzisti/e.

Mi stupisce lo stupore dell’autrice. In primo luogo, va disputato il concetto di razzismo. Tra gli imputati c’è Shakespeare e non persone già escluse come Leni Riefenstahl (per parlare di un’arte diversa). Autori e autrici come Shakespeare rappresentano i cardini della cultura mondiale. Lo stesso si può dire di Omero (accusato, immagino, di maschilismo e non razzismo). Oltre a concezioni antiquate che riflettono i limiti delle loro epoche, gli autori e le autrici di questo livello ci trasmettono importanti valori morali ed estetici. L’arte successiva è difficilmente comprensibile senza capire i significati vincolati ai loro capolavori. Chiarito questo, dovrebbe divenire più semplice intendere l’altro motivo dell’asimmetria tra i giudizi che vogliono includere nei programmi lavori letterari nuovi e quelli che vogliono escludere alcuni dei contenuti tradizionali. La distinzione dipende anche dall’importante valore delle libertà di parola e di pensiero. Queste libertà non sono lese quando nei programmi scolastici sono inseriti nuovi contenuti, ma sono gravemente danneggiate quando si impedisce agli allievi e alle allieve l’accesso a determinate opere letterarie.

Ovviamente, un programma scolastico serio deve prevedere la spiegazione delle opere artistiche nel loro contesto storico. Si deve dire chiaramente che non leggiamo Omero o Shakespeare per alcuni contenuti sociali e morali oggi ritenuti inaccettabili, grazie a un’evoluzione morale. Si devono affermare sempre i valori dell’uguaglianza e della libertà di ogni persona. E valorizzare quei contenuti dei classici che illuminano intellettualmente ed esteticamente i valori eterni dell’umanità. È importantissimo farlo per molte ragioni. Ad esempio, la comprensione del fatto che siamo stati/e e siamo diversi/e per varie contingenze. Ma esistono sentimenti, desideri, sofferenze, ecc. che condividiamo e che ci devono unire nel progetto di un mondo che riduca le cause dei mali e faccia crescere le condizioni per essere felici.

Venkatraman ribatterebbe a quanto scrivo. Insegnare, anche sottolineando le dovute distinzioni morali, le parti dei classici della letteratura che oggi riconosciamo quali discriminatorie perpetua il razzismo, il sessismo ecc. Si crea un ambiente di disagio per chi fa parte dei gruppi vulnerabili. Inoltre, presentare i limiti morali, ad esempio, di Shakespeare con le attenuanti rappresenterebbe un messaggio subliminale per cui l’eccellenza artistica implica l’impunibilità. Queste sono affermazioni speculative. Servirebbe quanto meno verificare se gli effetti sono proprio questi. In base a che cosa si afferma che gli e le insegnanti non hanno la competenza per insegnare i classici in modo adeguato, trasmettendo, con le dovute distinzioni i valori dell’uguaglianza e della libertà? Bontà sua, l’autrice propone di leggere i classici in età adulta e in contesti specifici, quali gli studi sociali a livello universitario. Trovo l’idea orribile, per la sua natura classista. Soltanto chi accederebbe all’università, e solo in corsi specifici leggerebbe i classici. O chi nasce in una famiglia della classe privilegiata dove l’alta letteratura può essere comunque presente.

Valorizziamo il meglio di quanto la storia ci ha dato, riconoscendo che anche i capolavori hanno dei limiti e che il compito delle nuove generazioni non è quello di negare i risultati eccelsi del passato, ma costruire a partire da questi riconoscendone le imperfezioni.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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