Esuli e rimasti: due facce della stessa medaglia

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Esuli e rimasti: due facce della stessa medaglia

Piemonte d’Istria è un borgo istriano semi diroccato in cui le conseguenze dell’esodo sono visibili ancora oggi. Località pittoresca dal fascino antico, ha raffigurato la cornice perfetta per celebrare il Giorno del ricordo. Venerdì, infatti, si è svolta presso la locale sala multimediale la serata tematica per ricordare le vicende del confine dell’alto Adriatico alla fine della Seconda guerra mondiale. L’incontro è stato organizzato dal Consiglio della minoranza italiana autoctona della Regione istriana in collaborazione con l’Unione italiana e il Comune di Grisignana. Nell’ambito dell’evento i molti partecipanti hanno avuto la possibilità di assistere alla mostra “Legami: Istriani dopo la Seconda guerra mondiale” allestita dal Museo etnografico dell’Istria con sede a Pisino, la quale fa parte del progetto “Identity on the line -Identità minacciata” che è stato realizzato in seno al più vasto programma UE “Europa creativa”.

Memoria collettiva

Ennio Forlani, presidente del Consiglio della minoranza italiana della Regione istriana, ha moderato la serata. “Questo capitolo della nostra storia deve assurgere a memoria collettiva di queste terre e non essere cancellato, o peggio strumentalizzato da interessi di parte che si ergono a giustificare o negare una propria verità – ha ribadito Forlani -. Per troppo tempo l’argomento dell’esodo e della complessa vicenda dell’Adriatico orientale è stato rimosso per convenienze politiche e/o ideologiche”.

All’evento hanno preso parte intellettuali, esuli, rimasti e autorità, tra le quali Jessica Acquavita, vice presidente della Regione Istriana in quota CNI, Vladimir Torbica, assessore alla cultura della Regione istriana, Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Frabrizio Vižintin, sindaco della Città di Buie, Corrado Dussich, vicesindaco di Buie in quota CNI, Franco Biloslavo dell’Associazione delle Comunità istriane, Cristina Fattori, presidente della CI di Cittanova e Giuliana Dešković Krevatin, presidente della CI di Grisignana.

Il sindaco del Comune di Grisignana Claudio Stocovaz, tra gli organizzatori della serata, si è detto felice della scelta di Piemonte d’Istria per parlare del Giorno del ricordo. “L’esodo ha colpito l’Istria e la Dalmazia, ma in questo contesto possiamo dire che l’italianità è quella che ha pagato le conseguenze più gravi – ha affermato Stocovaz -. Si sono verificati soprusi, da parte del regime comunista, nei confronti di tutte quelle persone che non erano ideologicamente compatibili con il sistema, non solo italiane. Gli esuli e i rimasti sono due facce della stessa medaglia. Per i molti che sono stati cacciati o sono stati costretti ad andarsene, ci sono i rimasti che continuano a custodire e a portare avanti l’italianità inIstria”.

Marin Corva, presidente della GE dell’UI si è detto fiero di essere tra gli organizzatori di questa iniziativa che supporta l’importanza di questa giornata perché gli esuli e i rimasti sono un’unica famiglia. “Qualche anno fa noi, come UI con la Federesuli abbiamo sottoscritto un modulo di collaborazione per lavorare sulla consapevolezza, sulla collaborazione futura e, in qualche modo, anche sul ripristino del nostro bagaglio culturale comune”: ha dichiarato Corva.

L’importanza della storia

La vice presidente della regione Istriana, Jessica Acquavita nel suo intervento ha voluto sottolineare l’importanza di non strumentalizzare questa ricorrenza, ma la necessità di conoscere la storia. “È un piacere vedere esposta qui la mostra ‘Legami’ che fa parte di un progetto più ampio che coinvolge diversi stati europei che hanno cercato di mostrare che cosa sia stato il post Seconda guerra mondiale nei vari luoghi – ha detto Acquavita -. Se noi oggi siamo quello che siamo lo dobbiamo anche al nostro passato triste, doloroso, complicato. Questa serata dimostra come il dialogo e la comunicazione sana siano possibili. Viviamo in un momento in cui conoscere la storia è fondamentale perché non si sa mai quando possa arrivare di nuovo un periodo buio. Noi siamo riusciti a ricostruire, sulle ceneri del passato, una comunità in cui ci rispettiamo e questo è l’insegnamento che dobbiamo dare ai nostri giovani”.

Franco Biloslavo, figlio di esuli, ha voluto porgere il suo saluto ai tanti presenti. “Rappresentare qui oggi un mondo che non c’è più è qualcosa di fantastico. Per mia mamma e mio papà una serata come questa era impossibile – ha tenuto a ricordare Biloslavo -. Quando vado a parlare delle foibe ai ragazzi nelle scuole li metto sempre in guardia, ricordando che le foibe sono solo un aspetto della nostra storia. Purtroppo il terrore e la paura che sono stati fatti sulla popolazione per spingerla ad andarsene da qui erano terribili. A Piemonte sono sparite 6 persone. Sono tante o poche? Una sola è sufficiente per spargere il terrore tra le altre. Oggi dobbiamo ricordare anche quelli che hanno cercato di andare via e non ci sono riusciti. Per loro e molti altri non è mai stata fatta un’indagine ufficiale”.

La mostra

L’ultima parte della serata è stata dedicata alla mostra “Legami: Istriani dopo la seconda guerra mondiale”, il cui progetto di ricerca è stato concepito da una prospettiva multidisciplinare con interviste semi strutturate, in collaborazione con il Centro di ricerche storiche di Rovigno. L’allestimento ripercorre la vita di persone comuni che hanno dovuto lasciare l’Istria e ne riporta le testimonianze. A parlare della parte storica ci ha pensato la curatrice Duga Mavrinac, rappresentante del Museo etnografico dell’Istria: “Si tratta di un progetto di cooperazione su larga scala tra sei musei e un dipartimento universitario che si è protratto dal 2019 al 2023. È nato con lo scopo di esplorare e mettere a confronto le conseguenze a lungo termine delle migrazioni forzate di questo territorio, dando voce a tutti”.

Per delineare meglio la parte di ricerca svolta nell’alto Buiese è intervenuta anche la professoressa Marina Paoletić che ha raccontato la sua esperienza nel raccogliere le interviste nel periodo della pandemia. “La serata significa ricordare questo evento molto doloroso che ha modellato il nostro territorio in modo paritario: ricordando gli esuli ma anche dando voce ai rimasti che continuano a ricordare queste vicende”.

Un appuntamento di grande successo basato sul dialogo che si è delineato come punto di contatto tra italiani divisi sì da un confine, ma non dall’appartenenza identitaria.

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