Indispensabile una legge contro la pedofilia

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Indispensabile una legge contro la pedofilia

È bastato un post su Facebook scritto da Nina Simčić per fare scatenare a Fiume le ire di tantissimi genitori e non. Il post avvisava i cittadini che all’uomo che era stato condannato per pedofilia nel 2013, a fine settembre del 2017 era stata concessa la libertà condizionale e sarebbe ritornato a vivere nello stesso appartamento di prima, ovvero a due passi dalla scuola elementare di Cosala. Il caso ha provocato grandi polemiche e interesse mediatico. Tanto che un gruppo di genitori ha deciso di fondare l’Associazione contro la pedofilia “Ruka”. L’associazione, presente anche su Facebook, comprende i seguenti membri: Erika Valić, Dubravka Nemarnik, Marko Krmpotić, Tatjana Trifunović, Marija Pavić, Antonija Šalajić, Nina Simčić, Irena Letica e Marina Pervanja.

Per conoscere la loro attività, che li ha portati fino al Sabor, abbiamo incontrato alcuni di loro per sentire da vicino quali sono le leggi in vigore attualmente per quanto riguarda la pedofilia.
“Il caso del pedofilo di Cosala ha fatto scattare in noi qualcosa per cui abbiamo deciso di unirci e lottare affinché le leggi siano più severe e drastiche, ovvero che venga emanata una legge contro la pedofilia – spiega Erika Valić –. Abbiamo organizzato una riunione con i genitori della scuola per informarli del fatto, anche perché sono stati in tanti quelli che hanno chiesto che l’uomo venisse allontanato da quell’appartamento. Quando è stato deciso di fare firmare una petizione a proposito, abbiamo scoperto che l’uomo viveva in un appartamento concesso dalla Città, intestato alla moglie, ovvero che si tratta di un ‘inquilino protetto’, e che nessuna legge in vigore avrebbe consentito di sfrattarlo. Inoltre, nell’emettere la sentenza il giudice non ha imposto nessuna misura cautelare personale prevista dalla legge, cosa che invece avrebbe potuto fare. Infatti, una di queste prevede l’allontanamento dalla vittima e dai bambini in generale. Niente di tutto questo è stato fatto. Anzi, l’uomo continua a vivere come se niente fosse, osserva ogni giorno i bambini che passano davanti a casa sua, compresa la vittima. Abbiamo pertanto deciso di contattare il sindaco per spiegargli il problema. Vojko Obersnel ci ha sostenuto e consigliato di proporgli, in collaborazione con il Centro di previdenza sociale, di allontanarsi su sua iniziativa per il proprio bene e la propria sicurezza. Naturalmente sia lui che sua moglie hanno rifiutato questa proposta”.

L’uomo si è dichiarato sempre innocente.

“In uno dei tanti programmi che sono stati trasmessi dalla TV su questo caso, l’uomo ha infatti dichiarato al giornalista di essere innocente e di non avere fatto niente di male. In questo modo ha fatto sapere ai cittadini di non ritenere il suo comportamento condannabile. Alla domanda sul perché abbia deciso di fotografare il bambino senza vestiti, l’uomo ha risposto di non sapere il motivo”.
Il bambino in questione all’epoca aveva sei anni e non frequentava ancora la scuola. Perché sia andato a casa del vicino se lo sono chiesti in tanti. “Il bambino frequentava quella casa perché era amico di suo nipote – spiega Dubravka Nemarnik –. C’erano spesso bambini che giocavano in quel cortile e nessuno avrebbe mai pensato che dietro quella porta succedevano cose inimmaginabili. Purtroppo, però, la verità era completamente diversa. La cosa peggiore è che l’uomo sostiene di non aver fatto niente di male. Dopo avere trascorso 5 anni in prigione, il sistema, i giudici e la polizia hanno decretato che questa persona è stata riabilitata e che non rappresenta più una minaccia. Purtroppo non è così, visto che lui non si rende conto di quello che ha fatto. Per questo motivo abbiamo deciso di presentare questo caso e richiedere leggi più severe, ovvero una legge specifica contro la pedofilia. Bisogna poi sapere che persone come lui sono degli ottimi ‘psicologi’ e manipolatori, che sanno come attirare le loro vittime senza venire scoperti”.
Sono tanti quelli che si rendono conto di quello che hanno fatto, ma purtroppo questo istinto è più forte di loro. Per questo motivo in alcuni Paesi europei esistono delle misure cautelari nei loro confronti, proprio per evitare che si ripetano episodi del genere”, commenta Erika.

Quindi l’uomo continua a vivere nel suo appartamento come se niente fosse?

“Infatti. Il suo unico obbligo è quello di presentarsi una volta al mese davanti al giudice. Questo fatto ci ha spronato a scrivere una proposta di legge fatta sul modello della ‘legge di Marija’, scritta da Slobodan Jovanović, padre di Maria, una bambina uccisa da un pedofilo nel 2010 vicino a Novi Sad. Abbiamo parlato con il padre, il quale non è un legale, ma ha preparato questa legge, spinto dalle emozioni, in modo del tutto semplice. Dopo tre anni di lotta, queste legge è stata approvata in Serbia. Noi non vogliamo aspettare tanto. Non vogliamo che qualcuno perda la vita, che succeda una tragedia, per poi correre ai ripari. Bisogna reagire per tempo. Quando siamo stati ospiti del Ministero della Giustizia, abbiamo avuto la conferma che tutti sono al corrente che in Croazia ci sono i pedofili, che le leggi in riguardo non sono adatte e che qualcosa andrebbe cambiato. Bisogna cambiare tante cose, però non sappiamo quando verrà messo in atto qualcosa a favore dei bambini.
Il 12 ottobre 2017 siamo andati per la prima volta a Zagabria. Ci siamo rivolti al Sabor e ai rappresentanti di tutti i partiti. Abbiamo presentato la nostra proposta di legge che poi, sembrerebbe, sia servita come spunto per la loro proposta, presentata il 28 novembre, grazie alla quale le leggi esistenti andrebbero modificate. All’inizio ci siamo meravigliati del fatto che ci avviano accolti e che abbiano preso in considerazione le nostre proposte, che poi sono state pubblicate anche sul sito del Ministero della Giustizia. Purtroppo, queste erano molto diverse da quelle che avevamo scritto noi, nel senso che hanno aumentato la pena di alcuni mesi e basta.
Quindi abbiamo deciso di darci da fare in modo più serio e di non accettare questo ridicolo cambiamento, fatto magari per metterci a tacere e basta. Ci è stato proposto di trovare un compromesso e di accettare qualsiasi cambiamento volto a migliorare la situazione esistente. Abbiamo rifiutato, convinti del fatto che la Croazia debba emanare una legge specifica contro la pedofilia. Ci sembra assurdo che vengano prese parti delle leggi già in vigore e che nessuno abbia l’intenzione di presentare una legge, come è stato fatto in Serbia. Non penso che si debba arrivare a piangere i morti per potere avere giustizia. Sono tutti convinti che sarebbe un bene avere una legge specifica, però nessuno intende farsi carico di questo impegno.

Pedofili e scippatori sullo stesso piano

Dopo avere bombardato i media con la nostra proposta, ora finalmente sembra che qualcosa si stia muovendo”, ha spiegato Erika Valić, sottolineando che il problema più grande sta nel fatto che i pedofili in Croazia vengono giudicati allo stesso modo di una persona che ha commesso un reato minore come lo scippo. “Queste persone non possono venire messe allo stesso livello di uno scippatore. Ci deve essere una lex specialis riguardante solo ed esclusivamente i pedofili. Nel 2016 sono state presentate 206 denunce nel confronto di pedofili in Croazia. Per 117 di questi c’è stato un processo e soltanto 99 sono stati condannati. Metà di questi godono del beneficio della sospensione condizionale della pena e sono a piede libero. Penso che i dati parlino da soli. Per non parlare del fatto che se da una parte vengono trattati allo stesso modo dei ladri o degli assassini, d’altra parte quanto si trovano in carcere vengono messi in celle isolate, in modo da venir ‘protetti’. Sappiamo bene, invece, come vengono trattati i pedofili e i violentatori nelle carceri all’estero…”.

Vittime stigmatizzate

Purtroppo le vittime vengono spesso stigmatizzate e devono convivere tutta la vita con questo trauma. Non esiste un programma di riabilitazione e recupero. Per quale motivo, allora, emanare una lex specialis dovrebbe rappresentare un problema in Croazia? “Ora si sta tentando di capire, assieme al Centro di previdenza sociale e al ministero competente, cosa fare affinché ciò diventi possibile. Ci dovrebbe poi essere una riunione, alla quale presenzieremo anche noi come promotori, nonché specialisti del settore quali psicologi e simili. Da qui dovrebbero scaturire delle conclusioni.

Un altro problema riguarda il fatto che noi non abbiamo dei centri specializzati che si prendano cura sia delle vittime che dei pedofili. Abbiamo un policlinico per la tutela dei bambini a Zagabria, guidato da Gordana Buljan Flander, che comprende tutti questi settori. In Europa esistono le Case per bambini nelle quali le vittime ricevono un trattamento completo da tutti i punti di vista affinché possano vivere una vita normale. Nel corso dei colloqui sono presenti tutti gli specialisti necessari, gli incontri vengono ripresi e registrati e i bambini non hanno bisogno di ripetere poi la stessa storia davanti ad altre persone. Questi bambini si sentono sicuri: il filmato viene usato come materiale probatorio in tribunale e la vittima non viene più sottoposta ad alcun tipo di interrogatorio. Inoltre, i bambini non vengono mai in contatto con la persona che li ha molestati, cosa che spesso succede in tribunale al momento del processo. Per questo motivo abbiamo proposto l’apertura di un Centro al servizio di tre regioni, presso il quale i genitori avrebbero la possibilità di ricevere una tutela completa.
Cambiare la legge esistente non costerebbe nulla. Avrebbe soltanto un peso morale e nient’altro. Di spese ce ne potrebbero essere nel caso venisse approvata l’istituzione di centri che si prenderebbero cura delle vittime e d’altra parte terrebbero sotto controllo i pedofili. Penso che questa sia una spesa minima a favore della tutela dei bambini” conclude Erika.
Nei giorni scorsi la deputata Romana Jerković ha informato il Sabor sulla proposta di legge dell’Associazione “Ruka”. Quindi, finalmente qualcosa si sta muovendo. La speranza è che il Sabor consideri seriamente la proposta e che approvi quanto prima una legge in merito. Purtroppo quando Romana Jerković si rivolgeva ai deputati, la sala era praticamente vuota.

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