Buie. Una passeggiata tra natura e storia (foto)

Tra le innumerevoli bellezze che offre la città situata nell'Istria settentrionale, vi proponiamo un percorso circolare che l'abbraccia tutt'intorno, adatto a tutte le età, non impegnativo, percorribile approssimativamente in un'ora e mezza a ritmo sostenuto. L'ideale per staccare dalla frenetica routine quotidiana

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Buie. Una passeggiata tra natura e storia (foto)
Il sentiero protagonista del nostro itinerario

Quest’anno l’autunno ci accoglie con il bel tempo: un cielo sereno e temperature estive stanno caratterizzando l’inizio di questa stagione. È il periodo ideale per chi ha voglia di fare una scampagnata in mezzo alla natura e godersi i caldi raggi del sole ottobrino. In Istria non mancano sentieri e percorsi per appassionati di trekking, mountain bike o per camminatori amatoriali che hanno voglia di fare quattro passi in mezzo al verde per staccare dalla frenetica routine quotidiana.

Di seguito vi proponiamo un percorso circolare attorno alla cittadina di Buie che rappresenta un connubio tra natura e storia, adatto a tutte le età, non troppo impegnativo o esigente. L’itinerario è lungo circa cinque chilometri, percorribile approssimativamente in un’ora e mezza a ritmo sostenuto e prevede alcuni sali e scendi con un dislivello positivo di 166 metri.

Noi decidiamo di partire da fuori città, dal rione Stazione ai piedi del colle sul quale sorge Buie, per affrontare quasi subito la strada sterrata e poi risalire verso il centro storico. Ci dirigiamo verso ovest per raggiungere la fabbrica “Digitron”, fiore all’occhiello dell’industria elettronica dell’ex Jugoslavia, e costeggiamo la strada principale (D20) leggermente in discesa. Arrivati al punto più basso ci troviamo di fianco a una dolina carsica dalla quale la zona adiacente, “Rupa”, prende il nome. Profonda una sessantina di metri, la dolina è circondata da una fitta vegetazione e non è facilmente accessibile, per raggiungerne i bordi bisogna farsi largo tra gli sterpi. Nonostante l’autunno sia già bell’e avviato, il prato circostante è tutto colorato dai molti fiori selvatici che danno un tocco di vivacità, mentre verso la fine dell’inverno sul fondo della conca si può trovare una distesa di bucaneve che spicca candida in mezzo al terreno scuro e ai rami degli alberi spogli.

Profumi d’inizio autunno
Lasciamo la strada principale e seguiamo il sentiero sterrato che circonda la dolina e sale quasi a formare un cerchio attorno ad essa, fino a ritrovarci dietro alla zona industriale annessa al complesso del “Digitron”. Seguendo la strada bianca giriamo a destra, allontanandoci dall’area abitata e immergendoci nella natura carsica, costeggiata da un lato da una pineta, dietro alla quale svettano i due inconfondibili campanili della cittadina e dall’altro da una distesa di radure e campi. Ad accompagnarci lungo il cammino alberi ancora verdi con le prime foglie che iniziano a ingiallirsi facendo spuntare i primi accenni della stagione autunnale. Gli arbusti sembrano tutti uguali, ma un occhio più attento distingue diverse piante aromatiche tipiche della macchia mediterranea, sono nettamente riconoscibili i rovi sui quali crescono le more, rigogliose in agosto, ormai raccolte o appassite. Sul ciglio della strada cresce rigoglioso il timo selvatico con i suoi fiorellini bianchi, che si espande indisturbato tre le rocce e basta avvicinarsi un po’ per sentirne il profumo.

Delizie da… palato
Continuando il cammino raggiungiamo un bivio, giriamo a sinistra e proseguiamo scendendo, alla nostra destra ritroviamo ancora la pineta con dei muretti a secco ormai abbandonati da decenni seminascosti dalla vegetazione e con qualche ulivo, anch’esso abbandonato. Sulla sinistra, lungo una pendenza, ci accompagna un boschetto con molti rovi, arbusti di rosa canina con i frutti rosso intenso che maturano tra i rami. Non mancano i ginepri sempreverdi dai quali una volta si raccoglievano le bacche per poi essiccarle e utilizzarle per insaporire i cibi, in particolare gli arrosti e i sughi a base di selvaggina. Tra le varie piante si distingue quella del prugnolo che cresce abbondante con un fogliame molto fisso e le sue bacche violacee, simili al mirtillo, dalle quali si possono ottenere marmellate o liquori.

Raggiunto il fondovalle il paesaggio cambia, siamo circondati da campi coltivati con viti e uliveti e di fronte a noi si erge nuovamente il colle di Buie sul quale troneggia la facciata posteriore del Duomo di San Servolo e il suo campanile. I suoi pendii sono caratterizzati dai tipici terrazzamenti della zona collinare realizzati nel passato per sfruttare al meglio i terreni per la coltivazione.

Tratto impegnativo
Iniziamo a salire, qui ci attende il tratto più impegnativo di tutto il percorso, che si snoda lungo l’altura che porta alla zona di San Sebastiano (chiamato dai buiesi San Sebastìan) dove ricomincia la parte urbanizzata del percorso. A un centinaio di metri dall’inizio della salita troviamo un abbeveratoio quasi nascosto dalla vegetazione con al suo interno dell’acqua stagnante: una volta rappresentava una risorsa indispensabile per gli animali che pascolavano nei campi e nei pascoli circostanti. Altri segni di un mondo contadino ormai scomparso o quasi, sono le canne selvatiche e i salici piangenti che crescono prosperosi ai margini dei campi. Piante che oggi sono inutilizzate, ma che fino a qualche decina d’anni fa gli agricoltori utilizzavano nella viticultura rispettivamente per sorreggere le viti e per fissare i loro rami al fil di ferro.

Arrivati alla fine della strada bianca ci ritroviamo alle porte di San Sebastiano che ci accoglie con il capitello del santo che veglia sul quartiere e sulle campagne circostanti. Non è raro trovare capitelli di santi lungo i sentieri di campagna e non solo. Nel passato gli uomini ergevano questi altarini in segno di devozione, come segno di buon auspicio per il raccolto. Da qui il panorama si apre da una parte sulla vallata sottostante che abbiamo appena percorso, sulle sue campagne e a perdita d’occhio sui colli che portano alla Slovenia e all’Italia, mentre dall’altra lo sguardo si perde sulle dolci colline coltivate in mezzo alle quali si distingue Verteneglio e all’orizzonte si staglia il mare con il suo blu intenso.

Centro storico
Ammirato il panorama, riprendiamo il cammino girando a sinistra e continuando a salire questa volta lungo la strada asfaltata, dopo un centinaio di metri siamo in via Garibaldi, la strada principale per arrivare in centro, che non è molto distante, qualche minuto e raggiungiamo Piazza Libertà, punto di riferimento storico della vita cittadina. La piazza, conosciuta dai suoi abitanti come Le Porte una volta accoglieva la Loggia civica dove si svolgeva la vita pubblica, nonché l’attività commerciale e rappresentava l’entrata nel centro storico della città. Oggi vi domina il santuario della Madre della Misericordia edificato nel XV secolo affiancato dal campanile veneziano risalente al XVII secolo, entrambi circondati dal frescale da poco ristrutturato. Dall’altro lato della strada si trova il Museo etnografico caratterizzato dal suo inconfondibile sottopassaggio, che una volta fungeva da Porta secondaria per entrare nell’abitato e faceva parte della cinta difensiva risalente al XVII secolo. In Piazza della Libertà trova posto anche lo spiazzo soprannominato La Losa (Loggia), dominato da maestosi platani che nelle calde estati donano ombra e sollievo agli ospiti della pizzeria adiacente e ai tanti buiesi che alla sera si ritrovano sulle panchine per fare quattro chiacchiere.

Dal piazzale in cui ci troviamo ci sono diverse vie percorribili per arrivare al cuore del centro storico: si può salire da via Sucolo ai cui piedi si trovava la Porta maggiore per entrare in città, oggi ormai inesistente, fatta eccezione per qualche elemento sopravvissuto al tempo. Un altro percorso possibile è attraverso la salita di San Leonardo che un tempo rappresentava anch’essa un ingresso in città. Noi scegliamo di percorrere questa strada lastricata e di perderci nelle pittoresche viuzze del centro storico senza seguire una direzione particolare. Passeggiamo tra una contrada e l’altra con il naso all’insù ad ammirare il borgo antico fino a quando non ci troviamo davanti alla Torre di San Martino, che oggi accoglie mostre ed eventi e rappresenta un ottimo punto di osservazione. Approfittiamo del bel tempo e della sua apertura e saliamo fino in cima per goderci una vista mozzafiato a 365 gradi, sia sulla città vecchia, sia su tutto il paesaggio limitrofo dal quale nelle giornate di bora è nitidamente visibile la costa italiana al di là del Golfo di Trieste. Il torrione fu costruito in un punto strategico, come del resto tutta Buie, dalla sua cima i nemici in avvicinamento erano facilmente visibili e proprio lì sorgeva la Porta occidentale dell’insediamento. Al suo fianco si trova il cimitero di San Martino, che da più di un secolo non viene utilizzato come luogo di sepoltura e al suo interno si trova l’omonima chiesetta risalente al XVI secolo. Precorriamo il Belvedere fino a trovarci alle spalle del Duomo che raggiungiamo attraverso una scalinata in pietra. Due passi ancora e siamo in Piazza San Servolo che, trovandosi a 222 metri di altitudine, rappresenta il punto più altro della città. Il piazzale è dominato dall’omonimo Duomo, la cui ultima riedificazione in stile barocco-classicheggiante risale al XVIII secolo, la facciata frontale non è rivestita, ma il contrasto tra la ricchezza della porta ad arco e il resto della parete lo rende riconoscibile, donandogli un fascino unico e originale. A fianco della chiesa troneggia il campanile a cuspide ottagonale ricostruito nel XV secolo, alto 50 metri, arricchito da stemmi e lapidi, dall’orologio cittadino e dall’inconfondibile leone di San Marco. La leggenda narra che nelle giornate particolarmente nitide dalla torre campanaria sia visibile Venezia, da qui Buie si è guadagnata il soprannome “Sentinella dell’Istria”. La grande piazza tipicamente veneziana rispecchia il periodo in cui la Serenissima governava questo territorio al punto da plasmare e modellare le cittadine a sua immagine. Ai margini dello spiazzo sono degni di nota da un lato il palazzo nobiliare in stile gotico-veneziano e dall’altro il Palazzo civico in stile neoclassico, anch’esso recante il Leone di San Marco sulla facciata, che fino a qualche decennio fa fungeva da scuola. Per quanto riguarda la correttezza e la veridicità dei dati storici, abbiamo utilizzato come punti di riferimento il manuale “Istria. Storia, arte, cultura” di Dario Alberti e il libro “Buie e il suo territorio” dei connazionali Claudio Ugussi, Lorella Limoncin Toth e Lucia Moratto Ugussi.

Specialità gastronomiche locali
Scendiamo da via Sucolo e ci troviamo nuovamente in Piazza Libertà, qui giriamo a sinistra e scendiamo lungo via Primo Maggio, raggiungiamo Piazza Tito, dirigendoci sempre a sinistra scendiamo fino a raggiungere la strada principale, Via Flavia, antica via romana ricostruita e attualmente ancora in uso, che unisce Trieste a Pola. Continuiamo a scendere fiancheggiando il colle e arrivati a fondovalle giriamo a sinistra e riprendendo via Digitron ritorniamo al punto di partenza.

Prima di rientrare e concludere l’itinerario, ci si può rifocillare nelle osterie o pizzerie presenti in città o anche nel quartiere Stazione per degustare un buon bicchiere di vino della zona o assaporare qualche specialità culinaria locale e riposarsi un po’.

Un abbeveratoio
La Torre di San Martino
Veduta di Buie da via Flavia
Campi coltivati
Canne selvatiche lungo il sentiero
La Chiesa della Madre della misericordia
Bacche di Rosa canina
Timo selvatico in fiore
Fiori di cicoria selvatica
Uva fresca per ottimi vini

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