Il (nuovo) porto polese soffre il mal di mare

Luccicante e ben dotato di infrastrutture, ha tutto meno l’ingrediente essenziale: i natanti. La città, purtroppo, è fanalino di coda nel settore

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Il (nuovo) porto polese soffre il mal di mare

Tutto è nuovo e tutto è splendente: i moli, le banchine, il lastricato in pietra finemente lavorata, i parapetti e i corrimano in acciaio inox. Mancano solo le navi e i passeggeri; insomma, i clienti. L’immagine di un porto senza navi è necessariamente un ossimoro, un controsenso. Sarebbe l’equivalente di un asilo senza bambini o di un mercato senza commercio. Eppure questa è la situazione. L’estate scorsa l’Autorità portuale sognava per il rinnovato scalo passeggeri alle porte dell’Arena un futuro radioso come polo d’attrazione per i viaggi da crociera. I megayacht e i cruiser di piccola e media taglia avrebbero invaso il porto, che sarebbe diventata la nuova mecca del turismo da crociera e non già una stazione di passaggio qualsiasi: piuttosto il punto di partenza verso i mari del sud, verso Ragusa e la Grecia. Poi è venuto il momento della disillusione. Il sindaco ha destituito il direttore dell’Autorità portuale, Donald de Gravisi, con un colpo di spugna, senza battere ciglio. Nessuno ha protestato e non ci sono stati altri colpi di scena.
Quest’anno lo scalo passeggeri è desolatamente vuoto. Sarà colpa del coronavirus, a cui si può facilmente imputare ogni fallimento economico a partire da marzo di quest’anno? D’accordo che la malattia del Covid-19 ha minato seriamente il settore del traffico e dei trasporti, aerei e navali in primo luogo, ma vogliamo proprio lavarci le mani da ogni responsabilità precedente?

Moli e banchine splendenti sotto il sole d’agosto: ma a chi servono?

Nel corso del 2019 i porti dell’Adriatico croato sono stati visitati 710 volte da 75 navi da crociera straniere con a bordo 1,1 milioni di passeggeri che si sono fermati in Croazia per complessivi 1.413 giorni. Secondo i dati diffusi dall’Istituto di statistica, Ragusa e Regione hanno realizzato la gran parte degli approdi (il 59,4 per cento), Spalato e Regione si sono presi la loro fetta di torta (25,6 p.c.), mentre Zara (6,5 p.c.) ha avuto una razione più magra, ma non ha sofferto la fame. Diversamente, l’Istria (col 3,8 p.c. di tutti gli approdi) e Fiume (3,1 p.c.), che hanno fatto pochissima strada nel settore, che pure l’anno scorso era ancora in espansione. Parlando in termini più chiari, Ragusa ha totalizzato 518 ormeggi, Spalato ha avuto 267 visite, Zara 117. Pola, fanalino di coda, ha totalizzato solo una ventina di visite. D’accordo che il porto polese non vanta profondità marine tali da poter ospitare le maggiori navi da crociera del mondo (e forse è un bene), ma 20 ormeggi l’anno non giustificano tutti gli investimenti nelle infrastrutture portuali realizzati finora e soprattutto non giustificheranno gli investimenti in piano per il prossimo decennio. No, questa volta il coronavirus non c’entra (o c’entra pochissimo). La malattia del nuovo scalo passeggeri portuale di Pola dev’essere necessariamente un’altra.
Bisognerà chiamare a raccolta un collegio medico che si pronunci sulle cause del “morbo” e proponga immediate terapie d’urto.

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