Tragedia di Lesina. Il racconto da brividi della vedova Vinci

Manuela Fiasconaro è stata sentita dal giudice istruttore del Tribunale di Spalato

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Tragedia di Lesina. Il racconto da brividi della vedova Vinci

“Quando mi sono svegliata stavo malissimo, ho visto mio marito riverso sulla vasca, mentre mio figlio dormiva nel lettino vicino a me come se fosse morto”. È questo il terribile racconto di Manuela Fiasconaro, moglie di Eugenio Vinci, che martedì 13 agosto ha perso la vita sul caicco Atlantia, a causa di una fuga di monossido di carbonio.
La donna si trovava a bordo dell’imbarcazione assieme a Eugenio e ai due figli, un bimbo di 5 anni e una ragazzina di 14, che sono pure stati ricoverati all’ospedale e le cui condizioni di salute, grazie agli sforzi dei medici dell’Ospedale di Spalato, sono in miglioramento. I due minori proseguiranno ora le cure al Bambin Gesù di Roma.
“Il 10 agosto siamo arrivati in Croazia assieme ad altri quattro amici – ha raccontato la Fiasconaro lunedì scorso al giudice istruttore del Tribunale di Spalato, come riporta il quotidiano Jutarnj list –. Siamo saliti a bordo del caicco e io, Eugenio e mio figlio ci siamo sistemati in una cabina vicino alla poppa, mentre mia figlia ha preso una cabina vicino alla nostra, verso la prua”. Durante il suo racconto dettagliato dei due giorni che sono trascorsi prima della tragedia, la vedova Vinci ha sottolineato che non appena saliti sull’imbarcazione “ci siamo lamentati con l’equipaggio per il fatto che l’aria condizionata e il frigorifero non funzionavano, mentre dalle fessure dell’aria condizionata giungeva una puzza come di gasolio o benzina, mentre qualche ora più tardi l’aria ha cambiato odore e sembrava di respirare gas”. La Fiasconaro ha precisato che questo problema è stato commentato tra gli amici, però non ricorda se qualcuno lo abbia riferito al capitano. “Comunque sia, abbiamo concordato con l’equipaggio che l’aria condizionata avrebbe funzionato per quattro ore al giorno”. Siccome agli ospiti a bordo era importante poter dormire al fresco, la terza notte, quella della tragedia, “avevano deciso di accendere i condizionatori al rientro dalla cena sull’isola di Lesina (Hvar)”.
“Una decina di minuti dopo essere risaliti a bordo, mi sono coricata assieme alla figlia – ha proseguito la Fiasconaro –. Quando abbiamo aperto le rispettive cabine, abbiamo sentito una puzza provenire dalle unità interne del climatizzatore. Però, non ci abbiamo fatto caso e ci siamo messe a letto”. Qui è iniziato l’incubo. “Qualche ora dopo mi sono svegliata perché avevo molto caldo e ho chiesto al marito di vedere il motivo per il quale il climatizzatore non funzionasse. Eugenio è tornato con un membro dell’equipaggio e hanno deciso di spegnere l’aria condizionata”.
Poi durante la notte Manuela Fiasconaro si è risvegliata, questa volta a causa di un malessere generale. “Mi veniva da vomitare e ho visto che Eugenio non era in letto. Mi sono riaddormentata, ma dopo qualche ora mi sono risvegliata e ho vomitato sulle lenzuola. Nemmeno in quel momento mio marito si trovava accanto a me”. In tutto questo periodo due oblò della cabina erano aperti e altri due socchiusi, “per permettere all’aria condizionata di lavorare meglio”.
La donna si è riaddormentata ancora una volta per risvegliarsi verso le 10 di mattino: “Stavo malissimo. Ho guardato verso mio figlio che sembrava dormisse come se fosse morto, mentre attraverso la porta socchiusa del bagno ho notato Eugenio riverso sulla vasca. Sono corsa verso di lui e ho notato delle macchie rosse sulla sua schiena. Quando l’ho toccato non mi sembrava freddo, poi sono uscita della cabina per cercare aiuto e uno dei nostri amici è entrato in cabina: poco attimi dopo è uscito affermando che mio marito era morto. Questa stessa persona si è precipitata nella cabina dell’ex senatore Mancuso e di sua moglie, i quali stavano malissimo”.
E la figlia? “La sua cabina era chiusa a chiave e perciò il capitano dell’Atlantia ha abbattuto la porta: l’abbiamo trovata svenuta e con la bava alla bocca”. Nel frattempo un’amica della Fiasconaro ha portato sul ponte del caicco anche il piccolo di 5 anni, che era in stato comatoso. Poi è stato chiamato il Pronto soccorso, che “ci attendeva in riva a Lesina, da dove siamo sati trasportati con l’elisoccorso all’Ospedale di Spalato”. La vedova Vinci ha dichiarato che l’aria condizionata era in funzione la prima notte che la comitiva siciliana aveva trascorso sull’imbarcazione, mentre la seconda no.
Il generatore non idoneo
Ricorderemo che la tragedia è stata causata dal generatore a raffreddamento ad aria, che non doveva essere installato nel vano motore del caicco e dal quale è sprigionato il monossido di carbonio, che ha poi ucciso il 57.enne manager siciliano. Dopo le indagini effettuare sull’Atlantia, la Polizia ha denunciato il 23.enne proprietario e il 27.enne capitano dell’imbarcazione, che sono stati rimessi in libertà: si difenderanno a piede libero, ma se dovessero essere dichiarati colpevoli, rischiano fino a 8 anni di carcere.
I funerali di Eugenio in Sicilia
Intanto, si sono svolti ieri a Sant’Agata Militello i funerali dell’unica vittima della tragedia consumatasi nelle acque prospicienti l’isola di Lesina. Alle esequie hanno presenziato, oltre ai familiari, l’anziana madre, i fratelli e le sorelle tutte, i cognati, le figlie Ludovica e Federica, ma anche i compagni di viaggio, il sindaco Bruno Mancuso con la moglie Enza, Franco Trifirò, che si trovava pure a bordo del caicco e il quale, grazie al fatto di non essere stato coinvolto dalla fuga di gas ha attivato la macchina dei soccorsi.
Il sindaco Mancuso, che è stato dimesso dopo pochi giorni dall’Ospedale di Spalato, si è accommiatato con le seguenti parole: “Rimane il dolore per la perdita di un grande amico, per la perdita di un fratello, bisogna dare adesso tutto il sostegno ai bambini”

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