Pola riveste i panni dell’antica Roma (foto)

Appuntamenti. La città offre profumi, cibo e costumi del passato

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Pola riveste i panni dell’antica Roma (foto)
Giovinette nel gineceo e centurioni con “falera”. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Calendario alla mano, il primo balzo temporale dalla dimensione di duemila anni per un appuntamento con la storia fictionata, è stato compiuto. Carine e senza esagerate pretese, la prima e la seconda serata della serie delle Giornate dell’antichità polese hanno intrattenuto un pubblico non ancora numeroso da piena estate in “formazione” mista, locale e turistico a pari merito, con la messa in scena ispirata all’antica Roma. Erra chi crede si sia messa mano a certe formule da cultura pop, ree di avere inquinato e ridotto all’osso anche la conoscenza della storia. Quanto proposto al Foro non risulta essere estrapolato da un manualetto tascabile contenente in forma condensata nozioni essenziali da materia scolastica, ma un piccolo saggio con diversi elementi fedeli alla realtà passata, sfruttando reperti realmente rinvenuti dalla ricerca ed esposti nei musei locali, imitando per davvero i costumi indossati e le armi impiegate dalla scuola gladiatoria dell’antica Pola, nonché proponendo una cucina da banchetti sontuosi e frugali nel contempo. Parola dell’esperto in materia di archeologia antica, che abbiamo avuto la fortuna di consultare, la tavolata così ben curata per essere offerta agli astanti lo scorso fine settimana, sembrava ispirata al Manuale di gastronomia “De re coquinaria”, di Marco Gavio Apicio, cuoco ricco ed estroso, che dopo avere dispensato somme folli in raffinatezze per il palato ed essersi accorto di non avere più sesterzi in tasca, scelse di avvelenarsi piuttosto che ridurre il suo tenore di vita. A Pola, nel caso nostro, sono riusciti a stuzzicare l’appetito anche senza determinati piatti “crudeli” del ricettario di cui sopra. Talloni di cammello, intingoli di creste tagliate a volatili vivi, triglie fatte morire nel garum della migliore qualità, oche ingrassate con fichi secchi e ingozzate con mulsum sarebbe stato davvero troppo per le possibilità e la delicatezza della mentalità odierna. In compenso, ha profumato la buona e più autentica cucina mediterranea, la maestria di saper sfruttare le spezie e il sapore genuino dei prodotti tipici, come quelli della viticoltura e dell’olivicoltura che hanno invitato al ritorno verso le origini e la salubrità del vivere.

E a proposito di profumi, ecco l’angolo delle vestali romane, ideato per rivelare il “secretum balsamarii”, ossia come si faceva a produrre l’“odor feminae” con l’idea di dedicare ampia parte alla figura femminile nell’antica Roma. In Piazza Foro, hanno raccontato per filo e per segno la storia di una par condicio mai conquistata: le donne nubili non avevano né diritti né stato giuridico, in quanto pienamente soggette all’autorità del padre o dei partenti in linea maschile (agnati). A differenze delle donne greche, anche se soggette alla potestas del marito, avevano la possibilità di svolgere delle funzioni all’interno della famiglia e non tutte legate alla maternità. Ma, prima di diventare matrone e conquistarsi il “gran” privilegio di dirigere la casa, dovevano sposarsi. Incredibile ma vero e confermato dalle fonti storiche, la donna romana poteva finire maritata dai 14 anni in poi, ancora adolescente. Ed ecco messo in scena il corteo nuziale che ha sfilato per Piazza Foro, fino a celebrare il cerimoniale sotto le colonne del Tempio d’Augusto con tanto di suonatori e strumentario (tibia, cornu, tuba, chitara d’Apollo, cymbala). Suggestivo non c’è che dire, con qualche nota fuori luogo. Il grande gruppo di danzatrici del ventre in coda alla sfilata sembravano davvero importate dal Topkapi di Istambul, tradendo la veridicità dell’evocazione, fino a travisare, romanzare la vita romana e queste “nuptie” così simpaticamente raffigurate. Pazienza. Lo storytelling, in ogni caso ancor più accattivante che accurato, si è mostrato per davvero una formula azzeccata per attirare i turisti e magari avvicinare il pubblico ad argomenti ignorati e resi logorroici da verbosi libri scolastici. Laude, allora, all’infarinatura di storia.

I dies dell’antica Pola.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA
Nuptie romane.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA
Cerimonia nuziale davanti al Tempio d’Augusto.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA
Il triclinio attende i commensali nell’ora vespertina.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

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