Una città spunto di incontri e di contatti culturali

Illustrato nel Salone delle feste di Palazzo Modello il libro dello storico e critico d’arte, nonché autore di libri, Ervin Dubrović, sapientemente tradotto da Rodolfo Segnan

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Una città spunto di incontri e di contatti culturali
Ivan Jeličić, Ervin Dubrović e Rodolfo Segnan. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

In concomitanza con la Settimana della cultura fiumana, presso il Salone delle feste di Palazzo Modello ha avuto luogo la presentazione dell’edizione in lingua italiana del corposo volume “Fiume, il polo sud dell’Europa centrale” firmato in versione croata dallo storico e critico dell’arte, nonché autore di numerosi libri, Ervin Dubrović, sapientemente tradotto da Rodolfo Segnan e pubblicato per i tipi della Comunità degli Italiani e del Museo civico di Fiume.

La CI quale baluardo culturale
A seguito dei ringraziamenti ai curatori dello scritto e al benvenuto rivolto ai convenuti, la presidente del sodalizio fiumano, Melita Sciucca ha rilevato che “tutto questo importante progetto di traduzione effettuato dal 2021 a questa parte a partire dalla ‘Storia di Fiume’ di Giovanni Stelli (“Povijest Rijeke”, traduzione di Ervin Dubrović) non è stato avviato dalla CI, bensì va avanti da tanti anni grazie a Ljubomir Stefanović e all’Izdavački centar Rijeka che si era già occupato di Ramous, Scotti, Damiani. In tale contesto, nel tempo in cui ricoprivo il ruolo di responsabile del settore editoriale dell’EDIT, grazie all’appoggio dell’allora lungimirante direttore Ezio Mestrovich, abbiamo avuto modo di effettuare una serie di coedizioni e belle collaborazioni. Sono stati tradotti svariati autori tra cui Morovich, Martini, Madieri, Ferletta, il tutto allo scopo di diffondere la cultura italiana e croata in questa zona di confine. Questo tipo di lavoro va fatto anche in risposta agli infelici attacchi di alcune persone nei confronti della CNI, quali quello recente del giornalista Robert Ferlin”.

Scelte e strategie traduttive
A raccontare il non semplice, ma eccellente lavoro di traduzione della fatica letteraria di Dubrović è stato l’autore della stessa, Rodolfo Segnan, a detta del quale “dopo i libri ‘Le belle arti tra le due guerre a Fiume (1920 – 1940)’ di Daina Glavočić e ‘Mi chiamavano Via dell’Industria’ di Velid Đekić con Melita abbiamo pensato di tradurre lo scritto di Ervin, pubblicato in lingua croata nel 2018. Lo stesso, composto da 400 pagine, è alquanto ponderoso, nonché, per questioni di pecunia, abbiamo pensato di ridurlo a circa 230. A quel punto, in qualità di traduttore e redattore, ho dovuto fare una scelta drastica e tagliare gli ultimi due capitoli della versione croata, riguardanti i pittori e gli architetti. Successivamente, dato che dalla prima pubblicazione a quel momento erano stati effettuati nuovi studi e approfondimenti a riguardo, in accordo con l’autore abbiamo deciso di inserire informazioni più aggiornate e di modificare o rimuovere quelle che in parte coprivano le già esistenti. Nello specifico mi riferisco al contributo iniziale riguardante l’ex Zuccherificio, che segna l’inizio della crescita economica di Fiume, a quello sul Teatro e alla scoperta delle opere dei fratelli Klimt e di Matsch e altri relativi ad argomenti di questo tipo. Quindi, abbiamo tolto un po’, ma abbiamo aggiunto di più”. Successivamente Segnan ha riferito che, sempre a proposito della scelta inerente ai vari capitoli, si è deciso di mantenere quelli pertinenti agli scrittori italiani e croati di Fiume. Infine, vista la bellezza delle immagini, un’altra decisione che, a suo dire, fa la differenza, è stata quella di pubblicare il volume a colori.

Nuove prospettive e angolature
Nel suo minuzioso intervento lo storico Ivan Jeličić si è soffermato sulle connotazioni storiche e contestuali inerenti al capoluogo quarnerino narrato da Dubrović, rilevando che “il libro è reso molto fruibile al grande pubblico in quanto accompagna il testo con diverse immagini, reperite da raccolte private, dal Museo civico, da quello di Marineria e Storia del Litorale croato, dal Teatro e dall’Archivio di Stato, da archivi e musei viennesi e da quello nazionale ungherese di Budapest. Il pregio del lavoro dell’autore consiste nel suo cercare di dimostrare che Fiume non dovrebbe essere osservata da un’angusta angolatura locale, ma dovrebbe venir inserita nel contesto di quel periodo. Infatti, senza il contesto asburgico, è impossibile capire perché a Fiume siano comparsi una serie di attori, di figure di spicco della storia locale, ma parallelamente importanti per l’ambiente regionale, delle volte europeo o mondiale, come Salcher”. A seguire, riallacciandosi alle considerazioni di Segnan, Jeličić ha specificato che la suddivisione in capitoli rispecchia tre interessi, ovvero quelli relativi all’economia, alla cultura italiana e croata, aggiungendo che “le considerazioni di Dubrović permettono di cogliere la sua prospettiva, quella di un intellettuale fiumano, anche se castuano, particolarmente sensibile all’altro, alle varie sfaccettature della storia di Fiume”.

La Fiume degli scrittori
A rimarcare le succitate riflessioni Ervin Dubrović ha riferito che “il libro libro descrive il carattere di Fiume quale punto importante per l’Impero asburgico, soprattutto per ciò che concerne l’Ungheria, nonché quale spunto per una moltitudine di contatti culturali italiani, croati, tedeschi, magiari, sloveni. Nonostante il materiale utilizzato sia frutto di ricerche trentennali, ho cercato di fare in modo che lo stesso si presenti ben compatto e dia la sensazione di essere stato scritto in un arco di tempo breve. Ciò che mi premeva era riportare l’immagine della Città di due secoli orsono e parlare della cultura, ovvero raccontare la Fiume all’interno delle opere degli scrittori riportati, non dell’estetica del loro lavoro. A mio avviso questo tipo di progetti rappresentano importanti atti culturali”.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

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