Lavoratori frontalieri: il nodo delle imposte

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Lavoratori frontalieri: il nodo delle imposte
L’incontro tra la UIL del Friuli Venezia Giulia e i rappresentanti delle autonomie locali del Buiese. Foto Uil-Fvg

I nodi sono arrivati al pettine: l’Amministrazione fiscale croata ha iniziato a chiedere alle persone residenti in Croazia e che lavorano in Italia di dichiarare il reddito conseguito all’estero, per integrare in Croazia l’eventuale differenza dovuta rispetto alla tassazione italiana. Questa è la novità segnalata alla UIL del Friuli Venezia Giulia dai sindaci dei Buiese, che hanno chiesto chiarimenti e assistenza sull’accordo tra i due Paesi in materia di tassazione. Si tratta di un accordo bilaterale che risale al 1999 ed è in vigore dal 2010, spiega il responsabile dell’Ufficio internazionale della UIL Fvg, Michele Berti, che ha incontrato i rappresentanti di Città e Comuni dell’area buiese assieme al segretario organizzativo Fabio Nemaz e alla funzionaria dell’ITAL Estero, Martina Cernetic.

“Si tratta di un’intesa incompleta, che sin dal momento della stipula non ha incredibilmente riconosciuto l’esistenza dello storico fenomeno del lavoro frontaliero tra i due Paesi – evidenzia Berti –. Ciò da un lato non aiuta l’emersione dal lavoro irregolare di ampia parte di queste persone (e la conseguente riduzione dell’evasione fiscale), dall’altra, lascia spazio, come spesso accade con l’omologo accordo tra Italia-Slovenia, a interpretazioni vaghe ed errate dell’intesa, che portano a fenomeni di doppia imposizione fiscale non dovuta, in contraddizione con lo spirito stesso dell’accordo stesso. In Croazia, dopo anni di tolleranza – continua il sindacalista –, ora è emerso il problema della tassazione dei redditi all’estero, un po’ per esigenze di cassa da parte dello Stato e un po’ perché molti residenti lavorano all’estero usufruiscono lì dei servizi, in questo caso comunali, per i quali in gran parte non contribuiscono”.

I sindaci hanno inoltre segnalato alla UIL Fvg, continua Berti, come “l’informazione a supporto della mobilità dei lavoratori frontalieri sia altrettanto lacunosa. Per esempio i residenti in Croazia spesso non sanno che, in quanto impiegati regolarmente in Italia, hanno diritto ad avere la copertura sanitaria rimborsata dall’Italia, anche sul territorio croato: è necessario richiedere un modello uniforme europeo all’Asugi (denominato ‘S1’) per poter ricevere le prestazioni medico-sanitarie al Sistema sanitario croato (HZZO)”. In questo contesto, ricorda Berti, “rientra anche l’accesso alle misure di welfare, come l’assegno unico universale, dal quale sono esclusi i lavoratori frontalieri residenti all’estero che però lo pagano con le proprie tasse. Punto su cui proprio la UIL del Friuli Venezia Giulia ha ottenuto l’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia, da parte della Commissione europea”.

Tornando alla questione fiscale, l’omologo accordo Italia-Austria dimostra invece che regole migliori sono possibili: in questo caso, i lavoratori frontalieri pagano le tasse nel Paese di residenza, pur lavorando nell’altro Stato in cui ricevono un salario lordo. Secondo la UIL è quindi definitivamente arrivato il momento di emendare l’accordo per evitare la doppia imposizione tra Italia e Croazia, sistemando la questione della potestà impositiva tra i due Paesi, per assicurare i dovuti diritti a lavoratrici e lavoratori, disincentivando il sommerso.

“In questa direzione, ai sindaci del Buiese – spiega ancora il responsabile dell’Ufficio internazionale –, è stata rappresentata l’opportunità di unirsi in associazione, per chiedere con maggior forza al governo croato la revisione del trattato in parola. Similmente, la Regione Friuli Venezia Giulia dovrebbe fare pressioni sul governo italiano verso questo obiettivo, ma soprattutto verso quello di raggiungere nel nostro Paese la costruzione di un quadro giuridico coerente con la normativa comunitaria in materia di lavoro frontaliero”, conclude Berti.

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