Il rifugio del cuore e del rispetto (foto)

Il capolavoro architettonico «Uovo schiuso nel nido», grazie all'immaginativa e alla visionarietà del suo versatile autore, Ivan Juretić, paladino del pensiero sostenibile, testimonia in modo eccellente come architettura e ambiente possano convivere e rispettarsi

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Il rifugio del cuore e del rispetto (foto)
L' "Uovo schiuso nel nido

“Se l’uovo si rompe a causa di una forza esterna, la vita finisce. Se si rompe a causa di una forza interna, la vita inizia. Le grandi cose iniziano sempre dall’interno”. Questo aforisma, attribuito allo scrittore americano Jim Kwik, ben delinea e descrive la condizione umana. I primi passi da compiere per cambiare la nostra vita e il modo di relazionarci con essa devono provenire da noi. Le grandi trasformazioni, le cose più importanti, cominciano sempre da dentro. Lo sa bene anche Ivan Juretić, l’architetto di Grobnico, nel circondario di Fiume, che da una anno a questa parte è corteggiato da tutti i media per raccontare l’“Uovo schiuso nel nido”, il suo progetto più complesso e audace. Posato sulla cresta del Kremenjak (alto 847 metri slm) e immerso nell’incontaminato paesaggio del Parco naturale del Monte Maggiore, affiancato da dieci sculture di uova in legno, con le sue emozionanti soluzioni architettoniche e i mille significati, il piccolo rifugio alpino e osservatorio ornitologico d’autore è dimora per oltre 170 varietà di uccelli sia nidificanti che migratori, riparo per gli alpinisti e gli escursionisti, nonché luogo per disconnettersi, “sparire” e, forse, ritrovare sé stessi.

Una struttura ecologica e visionaria
“La struttura, raggiungibile a piedi, collocata sul sentiero alpino Via adriatica e sulla rotta di volo delle numerose specie migratorie che giungono dal nord, è stata inaugurata ufficilamente lo scorso giugno – ci ha raccontato la consulente di marketing e delle relazioni pubbliche del Parco naturale del Monte Maggiore, Doris Kramarić, che abbiamo incontrato al Centro visitatori di Sella Poklon, facente parte dell’Ente pubblico, la quale ci ha accompagnati fino all’incredibile location, specificando che “si tratta di un’infrastruttura alpina, atta a offrire riparo agli alpinisti/escursionisti dalle avverse condizioni che in montagna si possono presentare nel giro di poche ore o a essenziali servizi di ristoro e riposo, come pure adibita a osservatorio ornitologico, in nessun modo avente carattere turistico. Anzi, dato che l’area è frequentata da grifoni (Gyps fulvus) e da aquile reali (Aquila chrysaetos), che sono specie protette e molto sensibili alla presenza umana, per i quali abbiamo posizionato una mangiatoia nelle adiecenze del bivacco e, quindi, di particolare rilievo nel contesto dell’avifauna, è nostra intenzione e desiderio mantenerla quanto più intatta. Alla diversità dei paesaggi del Parco corrisponde una fauna estremamente variegata e di grande interesse, specialmente sul versante dell’ornitologia, in cui abbiamo registrato 170 specie di uccelli, delle quali 20 nidificanti”.
Ma com’è nata l’idea della realizzazione di un progetto così particolare? La responsabile ci ha spiegato che il tutto è scaturito dall’estro creativo dell’architetto fiumano Ivan Juretić, noto per il suo inconfondibile design moderno e funzionale che si sposa perfettamente con l’ambiente, il quale aveva già risistemato i rifugi alpini “Šugarska duliba”, “Ždrilo” e “Rossijeva koliba” (La capanna di Rossi) sulle Alpi Bebie e il bivacco “Miroslav Hirtz” sulle Bijele stijene (“Rocce bianche”) in quelle dinariche.
“La sua specificità – ha proseguito – è l’utilizzo di materiali sostenibili, che soddisfano tutti gli standard ecologici e, per ciò che concerne il rifugio sul Monte Maggiore, essendo anche un buon conoscitore della biodiversità del territorio, sin da subito ebbe in mente una precisa visione. Il progetto, importante e impegnativo, i cui costi sono ammontati a 225.750 euro, è stato scelto e realizzato con i fondi della Employee Foundation, del gruppo danese VKR e noi lo abbiamo supportato quanto abbiamo potuto, soprattutto a riguardo della scelta della location. Le strutture alpine sul territorio sotto la nostra circoscrizione sono articolate in case, bivacchi e rifugi e gestite dalle società alpine. Per ciò che concerne l’opera di Juretić, la sua conservazione è stata delegata al club alpino Elektroistra di Pola, addetta alla manutenzione del sentiero alpino più vicino alla stessa. In concomitanza a ciò, nel suo interno è stato collocato il libro di vetta, come pure quello per le impressioni dei visitatori, corredato da bellissime illustrazioni e testi educativi a cura dell’Associazione BIOM (organizzazione della società civile dedicata alla conservazione della natura, alla sua promozione e divulgazione)”. Infine, la responsabile ha voluto rilevare che “il Parco naturale del Monte Maggiore si presenta in uno stato invidiabile, i percorsi sono ottimamente conservati e marcati da parte delle società alpine competenti e questa nuova realtà, con la sua bella storia, impreziosisce il tutto, accentuando contenuti importanti quali il rispetto e la salvaguardia della natura e offrendo rifugio agli alpinisti che, non di rado, affrontano percorsi lunghi, tipo quello dalla punta di Fianona (Plomin) a Sella Poklon, che si stima raggiunga oltre 20 chilometri.

Il senso di tutto
Il capolavoro architettonico “Uovo schiuso nel nido”, grazie all’immaginativa e alla visionarietà del suo versatile autore, Ivan Juretić, paladino del pensiero sostenibile, testimonia in modo eccellente come architettura e ambiente possano convivere e rispettarsi. Alla base dello stesso, come di tutti i suoi progetti, vi è una libera interpretazione dello spazio e una sua armonizzazione, in cui la natura è uno spunto e un importante punto di riferimento da cui partire.
Quando l’architetto costruì il rifugio, di circa 12 metri quadratii, dalla capienza da 4 a 6 posti letto e dall’iconica forma ovoidale all’interno del nido, lo fece con l’aiuto di un’équipe fidata di imprenditori, tecnici, ballerini, ricercatori e dell’Associazione alpinistica croata, in un anno, pensando a un’opera a impatto zero. Ricoperta da una solida membrana metallica esterna costituita da rami secchi intrecciati (che nasconde e protegge parzialmente sia l”uovo” che l’osservatore ma, al contempo, offre la possibilità di ammirare il paesaggio circostante) e rivestita in legno all’interno, corredata da una scala a spirale che si sviluppa fino alla piattaforma sul tetto – osservatorio, l’espressiva composizione si integra alla perfezione con l’ambiente circostante e, quasi, lo completa.
A tale proposito Juretić, con il quale abbiamo avuto modo di colloquiare, si è detto colpito dal profondo senso di rispetto dei danesi nei confronti dello stesso e della collettività, spiegando che “hanno una mentalità completamente diversa dalla nostra, tesa all’avvaloramento del prossimo e dell’idea di comunità, del contribuire, ognuno nel suo piccolo, al progredire della società. La consapevolezza che, grazie al tuo impegno qualcuno si sentirà bene, non può che renderti soddisfatto. È questo il senso di tutto, o no? In tale contesto, basti dire che i dipendenti della Fondazione VKR riversano una parte dei loro guadagni nella stessa e che, in occasione del suo 30º anniversario, hanno elargito 6 milioni di euro per 14 progetti europei, tra cui il nostro, al solo fine di creare armonia con la natura. È davvero incredibile!”. Dall’interno caldo e accogliente, il suo cuore è costituito da una spettacolare lumiera firmata dal rinomato designer tedesco Ingo Maurer, venuto a mancare nel 2019, soprannominato il “poeta della luce”, in riferimento al quale Juretić ha affermato che “lo spazio, sebbene dalla forma peculiare, non è particolarmente accentuato per cui, anche in considerazione della tematica ornitologica che lo interessa, il lampadario gli ha dato quel tocco in più. Inoltre, è molto interessante il fatto che, quando il rifugio oscilla, il movimento delle lampadine richiama gli uccelli in volo. Non potrebbe stare in un posto migliore”. Incuriositi dalle dieci scenografiche installazioni ovoidali posizionate nello spazio outdoor della struttura gli abbiamo chiesto delucidazioni a riguardo. L’ingegnoso architetto, rivelandoci che le stesse, di cui la più massiccia pesa 250 chili, sono state scolpite dai resti di una quercia secolare abbattuta da una tempesta nei pressi del Kremenjak, ci ha riferito che sono state aggiunte in seguito a mo’ di panchine, sulle quali sedersi, riposare e godere del meraviglioso panorama.

L’architetto
Ivan Juretić nella sua officina a Dražice nel Grobniciano
Doris Kramarić seduta su una delle sculture ovoidali
L’interno del rifugio
L’iscrizione relativa al progetto
Il libro delle impressioni

Il pannello solare

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