L’isola persa di un tempo che fu

Santo Stefano è distante circa 500m (in linea d’aria) da Ventotene nell’arcipelago pontino. È famosa per essere la sede di una delle più antiche strutture carcerarie costruite secondo i principi del «panopticon», cioè «che fa vedere tutto»

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L’isola persa di un tempo che fu

Santo Stefano la chiamavano l’Isola Persa un tempo, mi disse il mio amico che mi accompagnava a fare le immersioni nel mare di Ventotene, l’isola più grande e vicina che troneggia nel blu del Tirreno. Santo Stefano è un’isola nata a seguito di un’antichissima eruzione vulcanica. Ha una superficie rotonda con un diametro di circa 500 metri. Dunque un insignificante pezzo di terra disabitata che spunta dalla superficie del mare. Eppure quest’isola ha un significato politico non comune.

Dalla fine del 1870 al 1975 fu usata come carcere ergastolano. Costruita sotto il Regno Borbonico ospitò i patrioti risorgimentali come il più famoso Luigi Settembrini che soffrì il carcere dal 1851 al 1859. Furono “ospitati” inoltre moltissimi antifascisti, tra i quali il Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini che occupò proprio la cella che fu di Settembrini. Pertini vi rimase rinchiuso dal 1929 al 1930. Scrisse il Presidente Italiano in un suo libro del 1970 il racconto del suo calvario riferendosi all’uso che avevano i secondini giornalmente di battere le grate delle porte e delle finestre, sentendo le urla e i lamenti di coloro che venivano colpiti: “Erano scene che i prigionieri potevano guardare dagli spioncini attraverso le grate sulle porte delle celle.
L’isola può essere raggiunta con un piccolo battello in partenza da Ventotene che attraccherà allo scalo malandato. Si sale per un ripido sentiero che conduce alla struttura. Sino a pochi anni fa era in fase precaria di manutenzione e attualmente è in fase di sicurezza. Lo dimostrano gli aspetti del restauro soprattutto vedendo una certa valorizzazione delle aree verdi, del cimitero, della cappella e dei brevi sentieri. Mi dicono che è in progetto una guida della New European Bauhaus per il rispetto della biodiversità. Non soltanto biodiversità però. Il progetto di recupero cancellerà le tracce dei prelievi sconsiderati succeduti nel tempo, ridando non soltanto attenzione, ma anche rispetto a quella che attualmente viene considerata “l’Isola del Manifesto”. Al tempo dell’ultima Guerra mondiale, Antonio Spinelli elaborò durante il periodo del suo confino all’isola, il Manifesto che è riconosciuto come l’Atto Formativo dell’Unione europea.
Visitando l’isola con un certo dolore misto a curiosità, ho percorso la navata circolare del fabbricato dove a ogni passo incontravo la torve entrata di ogni cella. Il progetto prevedeva infatti di avere dal corpo di guardia centrale una vista perfetta di ogni detenuto rinchiuso nella propria cella.. Ho notato alcune celle che ancora conservano le tracce visibili della loro funzione. Impressionante è una cella situata nel reparto medico nella quale è visibile un letto di contrizione dove venivano legati i detenuti momentaneamente agitati. In un’altra cella ho visto, su di una parete una frase ancora leggibile: “Dovete essere sempre ribelli per ottenere qualche cosa”. Altre scene ti strappano storie, scene di dolore e di ispirazione, percorrendo il piccolo cimitero dell’isola. La sconvolgente sistemazione delle tombe, stride con quella di Gaetano Bresci, l’anarchico che uccise il Re Umberto il 20 luglio 1900 a Monza.
Ora le celle della grande prigione, al culmine del progetto che ormai attendono i cittadini di Ventotene, non sembreranno più delle gabbie vuote, arrugginite e stridenti con le loro porte arrugginite. Potranno riapparire non come un tetro monito, ma come narrative ai turisti visitatori tramite un sistema vocale che sarà attivato dai medesimi. Ventotene attende che un improvviso soffio di vento ritorni a creare vitalità e turismo alla prigione di Santo Stefano che da carcere per anarchici e antifascisti possa divenire un museo aperto e raccontare la storia alle nuove generazioni. Noi, nel frattempo, ritorneremo per visitare anche i fondali delle Isole Pontine, così dense di memorie sin dai tempi remoti dell’Impero Romano.

Il letto di costrizione
La targa che ricorda l’incarcerazione di Sandro Pertini
Perlustrazione dei fondali dell’arcipelago
D’estate la terra è arida
Resti di anfore romane
Dovete essere sempre ribelli per ottenere qualche cosa

L’attracco
L’antico porto romano

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