La barca nella bottiglia e gli ex voto di Camogli

Il vecchietto era seduto su una sedia impagliata, nel vicolo dietro alla piazzetta. Accanto a lui il modellino di un brigantino a palo. Mi disse che era la copia esatta della sua nave che lo aveva portato a solcare tutti i mari del mondo, tanti e tanti anni prima e che naturalmente l’aveva costruito lui stesso. Era naufragato lungo le coste dell’Argentina. Era riuscito a cavarsela, ne era convinto, per merito della Madonna...

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La barca nella bottiglia e gli ex voto di Camogli

Da qualche tempo avevo preso l’abitudine di guardarmi in giro tutte le volte che mi recavo in qualche località. E questo perché ero convinto che ogni località, avesse una qualche “storia” nascosta tra le pieghe della propria esistenza. Ero e continuo a essere talmente convinto di questo assioma che ho sempre scavato tra le pieghe del tempo alla ricerca degli aspetti, i più diversi, ma non per questo i meno interessanti. Tempo fa conobbi a Camogli un simpatico vecchietto che spesso, al tramonto, era possibile trovare seduto al piccolo bar di fronte al porticciolo di questa stupenda cittadina in provincia di Genova. Il simpatico vecchietto, una sera, vedendomi indaffarato con la fotocamera tra i sempre affascinanti grovigli di barche e colori del porticciolo, fece in modo di riattivare quel mio “tarlo della conoscenza” cui ho accennato. Mentre mi avvicinavo al tavolo a fianco al suo per cambiare l’obiettivo, mi apostrofò: “L’ha visto quello che ancora fa le barche dentro la bottiglia?”.

Un’occasione da non perdere
Sono state sempre il mio sogno, le barche dentro una bottiglia. Non ne ho mai posseduta una perché non mi sono mai fidato di chi me l’offriva, a caro prezzo, e giurava fosse veramente costruita a mano, pezzetto per pezzetto, come facevano ai tempi andati. Era un’occasione da non perdere. Feci le mie cose e mi lasciai guidare nel dedalo delle viuzze. Il vecchietto era seduto su una sedia impagliata, nel vicolo dietro alla piazzetta della chiesa di fronte a un magazzino che sapeva di fumo e di umido. Da lontano giungeva un acre odore di pesce. Il vecchietto mi vide e mi catalogò subito, come seppi poi.Un «padrone marittimo»
Si presentò come “padrone marittimo”. Si chiamavano così i comandanti dei velieri all’epoca della navigazione a vela. “Epoca gloriosa”, sentenziò. Avrà avuto sicuramente più di ottant’anni: forse vicino ai novanta. Ancora lucidissimo, con il volto segnato da rughe profonde che dipartivano dagli angoli della bocca sottile. Rughe che segnavano profondamente la pelle di quell’uomo: cotta dal sole e nella quale s’incanalavano, di quando in quando, sottili strisce di fumo provenienti dalla nera pipa, tenuta pendula e con noncuranza, quasi fosse un’appendice naturale del viso. Vicino, su uno sgabello, messo in bella mostra appositamente, il modellino di un brigantino a palo. Discorrendo, mi fece sapere che era la copia esatta della sua nave che lo aveva portato a solcare tutti i mari del mondo, tanti e tanti anni prima e che naturalmente l’aveva costruito lui stesso.Un bicchiere di «frizzantino»
Come per incanto apparve quello che da quelle parti chiamano il “frizzantino”: una bottiglia di bianco che il caldo scirocco faceva trasudare di luccicanti perline gocciolanti. Il bicchiere, tenuto inelegantemente tra le dita rugose, prendeva i riflessi ocra delle alte case e cangiava in giallo man mano che il liquido bevuto lo rendeva più trasparente. Nel raccontare, si struggeva il vecchio, per non aver mai potuto doppiare il famigerato Capo Horn. Era naufragato lungo le coste dell’Argentina, durante il suo ultimo viaggio diretto verso le cave di guano nel Cile. Era riuscito a cavarsela, secondo la sua incrollabile convinzione, solamente perché la Madonna aveva interceduto per lui: così diceva. “Domani, se torna a fotografare, venga”, mi disse. “Le farò vedere come ho mantenuto la mia promessa di voto”. Parlava e sorseggiava delicatamente quel vino biondo: tenendo il bicchiere a tratti fermo, per passare al tocco tremulo delle sue dita che subito correvano ad accarezzare i piccoli attrezzi manovrati con infinita destrezza a fissare sartie, stralli, vele e bompresso di un “brigantino a palo”, nascente miracolosamente tra le curve del vetro di una bottiglia.Verso l’antica Basilica…
L’appuntamento con il vecchio era per il primo pomeriggio. Con la mia vettura lo portai su, verso quel balcone naturale dal quale la veduta di Genova si sposa magnificando con il grande anfiteatro del golfo. La meta era l’antica Basilica di Nostra Signora del Boschetto. Lungo le pareti di questo Santuario è appesa la più bella raccolta di ex voto marinari della Liguria. Mi fece vedere il suo “capolavoro”. Grande, ingenuo, goffamente dipinto e incorniciato pesantemente. Eppure aveva un non so che di comunicativo che mi sorprese. Gli ex voto hanno sempre destato curiosità a coloro che li ammirano. Soprattutto per la loro sistemazione: così appesi l’uno vicino all’altro, spesso senza alcuna simmetria e gusto di sistemazione. In file serrate, a coprire pareti spesso poco illuminate oppure a fare da cornice mistica a tabernacoli e altari di Santi. Quelli di Camogli, paiono avere qualche cosa di più vivo, invece. Di più eclatante, trasformati in messaggi narrativi a raccontare quasi l’evoluzione del “naif”. Sicuramente un modo estremamente ingenuo di esprimersi, come l’ex voto del mio anfitrione, ma pur sempre un modo di dialogare artisticamente; una cronaca che le pareti del Santuario del Boschetto sottolineano evidenziando uno dei periodi più gloriosi della navigazione a vela. Una navigazione che Camogli, il secolo scorso, esprimeva maggiormente al mondo, assieme soltanto alla sua grande concorrente inglese.Tanti «pegni» pagani
Merita, indubbiamente, visitare questa ingenua mostra per capire come questi ex voto marinari costituiscano una vera evoluzione del “pegno” pagano. Racconti di vita, in quanto vere rappresentazioni grafiche legate genuinamente ai sentimenti personali più differenti. Sono la testimonianza che racchiude in sé una ricchezza enorme di sensazioni, di modi di esistere, di maniera di vita che vanno ben oltre la semplice e sorridente curiosità. Ogni ex voto marinaro è un fatto di cronaca veramente accaduto e raccontato con verismo estremo. È una cronaca tragica, ma che ha la prerogativa della conclusione felice dello scampato pericolo. La grazia ricevuta che allontana le terribili ore trascorse nella paura di una bufera o di uno scontro cruento con i pirati o più semplicemente quella di un tragico incidente. L’iconografia di questi ex voto marinari, rispecchia generalmente due regole fisse: l’una dove l’ambiente ruota attorno alla presenza dell’uomo posto in maggior risalto e l’altra dove è la nave a essere posta al centro della composizione. I marinai, umili comparse, stanno immobili in coperta: come immagini appena accennate, oppure corrono impazziti, gesticolando dagli alberi di manovra alla tolda, gettandosi a mare o gettando addirittura il carico fuori bordo per salvare sé stessi e la nave. Al di sopra di tutto ciò e in grande evidenza, la presenza del protettore invocato. Un protettore affacciato in cielo, incorniciato di nuvole e luce: simboli di speranza e fede.Racconti dell’ambiente marinaro
Queste ingenue rappresentazioni offrono inoltre l’opportunità di indagare nell’ambiente marinaro dell’intera regione, di una comunità complessa come quella ligure del secolo scorso. Di conoscerne pertanto l’attività commerciale, i vari traffici, le rotte percorse maggiormente e soprattutto indagare i vari tipi di navi e risalire così ai cantieri e agli stessi armatori. È possibile addirittura conoscere i nomi dei marinai, dei comandanti, dei velieri e del tipo di carico trasportato. Particolarmente importanti, sono le scritte riportate sui dipinti. Dalla lettura di queste è possibile risalire a notizie che altrimenti rimarrebbero sconosciute, quali la data e la durata di una certa tempesta ad esempio, oppure di una particolare mareggiata e conoscere perfino l’ora stessa del naufragio o quella di un grave incidente occorso in mare. Una curiosa annotazione su di un contratto di nolo scarabocchiato da un marinaio, è riportato nel ringraziamento a un Santo per aver salvato dall’assalto dei pirati turchi un carico di vino trasportato per le truppe che combattevano in Crimea. Forse il marinaio non conosceva la proibizione imposta dal Corano che vieta ai mussulmani di bere bevande alcoliche.

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