I poteri curativi dell’arte cinematografica

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I poteri curativi dell’arte cinematografica

Il DokuFest di Prizren è uno dei Festival di documentari e cortometraggi più importanti d’Europa e in assoluto il più grande evento cinematografico in Kosovo. Istituito nel 2002 come un piccolo Festival organizzato da un gruppo di amici e amanti del cinema, DokuFest è diventato negli anni uno dei più grandi eventi culturali in regione e si è inserito tra i migliori 25 Festival di documentari nel mondo. DokuFest è noto per la sua atmosfera e l’entusiasmo che porta nella città di Prizren, mentre alla manifestazione prendono parte migliaia di visitatori e circa 150 volontari internazionali. L’evento è seguito anche da una serie di attività come workshop, le mostre DokuPhoto, il Festival per bimbi DokuKids. Non mancano un campeggio e la musica durante le DokuNights.

Tra il 3 e l’11 agosto scorso al Festival sono stati proiettati 255 film, selezionati tra le 2.500 applicazioni giunte da tutto il mondo. Le pellicole sono state proiettate in sei categorie competitive e 14 categorie speciali. Come da tradizione, la rassegna ha avuto un tema che cerca di relazionarsi con importanti temi globali attraverso mostre, incontri artistici, workshop e spettacoli musicali. Questa, diciassettesima edizione del festival, si è svolta sul tema “Reflection” (riflesso). Il Festival ha sempre cercato di offrire uno spazio in cui riflettere e dare slancio a nuove idee, speranze e desideri per un mondo migliore.

Un programma in dieci location

In quest’ambito è stata presentata pure una selezione di film dell’American Documentary Film Festival, AmDocs, Palm Springs e Docs MX della Città del Messico, mirando a promuovere in Kosovo la produzione documentaria di queste aree.
Quest’anno il cartellone comprendeva un vasto programma cinematografico in dieci location, musica su tre palchi, workshop fotografici, mostre, installazioni 3D all’aperto e un laboratorio di realtà virtuale. L’installazione artistica è stata davvero spettacolare, una “mostra dinamica di video mapping generativo”, realizzata dall’artista francese Maotik.
Più che negli anni precedenti, a quest’edizione abbiamo visto un gran numero di anteprime documentaristiche internazionali, come ad esempio il documentario “Triumph” (Trionfo) dedicato alla nazionale di calcio albanese. Il film d’apertura del Festival è stato anch’esso un’anteprima internazionale: la pellicola svedese “The Raft” (La scialuppa) che esplora l’esperimento sociale di un antropologo messicano negli anni ‘70 in cui cinque uomini e sei donne sono stati messi su una zattera e spinti nell’Atlantico per tre mesi.

Sciupati dalla vita

Nella categoria BalkanDox (documentari dell’area Balcanica) ha vinto il film “Distant Constellation” (Costellazione distante), della regista turca Shevaun Mizrahi. Il film si concentra sugli assistiti di una casa di riposo di Istanbul, in cui vediamo una serie di anziani sciupati dalla vita. Una donna racconta la sua esperienza personale del genocidio armeno. Un pianista deluso esegue una composizione prima di confessare il suo amore. Un fotografo non vedente armeggia con il suo flash mentre punta la telecamera verso la cinepresa. Il film ci porta a ritmi ipnotizzanti nello stato limbo dei residenti. Nel frattempo, all’esterno, le attrezzature da costruzione minacciose trasformano la città, oramai irriconoscibile per gli anziani rinchiusi nella casa di riposo.

La casa dei combattenti

Sempre nella categoria BalkanDox, una menzione speciale della giuria è andata al film “Dom boraca” (La casa dei combattenti) di Ivan Ramljak. Il documentario esplora quello che rimane oggi della “Casa della memoria” costruita a Kumrovec nel 1974 dalle autorità comuniste e dedicata ai combattenti della resistenza durante la Seconda guerra mondiale. Il centro fu chiuso nel 1991 e lo rimane ancora oggi. Diversi tentativi di rimettere in funzione l’edificio sono falliti, ma i combattenti ai quali è stato dedicato sono ancora in vita.
Nella categoria dei documentari internazionali, InternationalDox, è stato proclamato vincitore il film “Meteor” (Meteora) di Gurcan Keltek sul conflitto tra turchi e kurdi, mentre la menzione speciale è stata assegnata alla pellicola “Braguino” di Clement Cigotore su due famiglie che vivono in mezzo alla taiga siberiana, a 450 miglia dal villaggio più vicino. Un lungo viaggio sul fiume Ienissei, prima in barca, poi in elicottero, è l’unico modo per raggiungere Braguino. Autosufficienti, entrambe le famiglie vivono lì secondo le proprie regole e principi. Nel mezzo del villaggio una barriera insormontabile. Le due famiglie non si parlano.

Ossessivi ritratti di alieni

Nella categoria degli International Shorts Dox (cortometraggi documentari internazionali) il vincitore è Luis Lopez Carrasco con il film “Aliens” (Alieni). Un film descritto dalla giuria come giocoso e frammentato, in cui un compagno del gruppo di Madrid, Los Zombies, ci porta in un selvaggio tour della giovane generazione spagnola negli anni ‘80, mentre i suoi ossessivi ritratti di alieni riflettono in modo struggente cosa vuol dire sentirsi estranei alla propria vita.
“A woman captured” (Una donna catturata) ha vinto invece nella categoria Human Rights Dox (documentari sui diritti umani). Il premio è stato assegnato a Bernadett Tuza-Ritter per questo capolavoro sulla schiavitù moderna. La pellicola parla di una donna europea tenuta come schiava domestica per dieci anni. Il film cerca di sensibilizzare il pubblico ai problemi dei 45 milioni di vittime della schiavitù nel mondo. Nella stessa categoria la menzione speciale della giuria è andata al film “On her shoulders” (Sulle sue spalle) di Alexiandria Bombach, incentrato sul personaggio di Nadia Murad di 23 anni, appartenente alla comunità Yazida, situata nel nord della Siria. Nadia racconta del genocidio che lo Stato Islamico ha attuato sul suo popolo e le atrocità che ha dovuto soffrire essendo stata tenuta dai combattenti come schiava sessuale.

Ambientalismo

Il segmento dei documentari dedicati all’ambientalismo (GreenDox) ha visto salire sul podio una coproduzione tedesco-libanese-norvegese, il film “Wild relatives” (Familiari selvaggi) della regista americana Jumana Manna. “Wild relatives” studia la problematica della distribuzione dei semi di granoturco immediatamente dopo il conflitto in Siria. La biodiversità, i conflitti e la politica internazionale sono parti di un gioco con prospettive che averanno conseguenze nel futuro e costituiscono la base per una conversazione umoristica e provocatoria.
L’ultima categoria competitiva nella quale è stato nominato il vincitore è forse quella meno interessante per il pubblico internazionale, ma molto importante per la scena cinematografica del Paese più povero e più giovane d’Europa: la categoria nazionale. In questa ha vinto Laura Kajtazi con “Waiting” (Aspettare). Il film esplora la perdita di familiari tramite le testimonianze di cinque donne che hanno perso alcuni membri maschili delle loro famiglie durante la guerra in Kosovo e hanno sofferto per anni l’angoscia della ricerca dei loro resti mortali.

Boom cinematografico in Kosovo

Un dettaglio assai incoraggiante per la situazione post bellica tra Serbia e Kosovo è stata l’organizzazione del DokuNights, il programma musicale del Festival, in collaborazione con il nightclub serbo Drugstore Beograd. DokuNights ha esibito una line-up eclettica. Tra gli artisti che si sono esibiti troviamo il leggendario rapper Mykki Blanco, il gruppo dance-punk di Brooklyn “!!! Chk Chk Chk” e Sebastian Mullaert con una performance dal vivo.
L’evento culturale più importante in Kosovo sta crescendo di anno in anno. Al Festival hanno preso parte pure i vincitori dei Festival di Cannes, Berlino, Sundance e Tribeca. È diventata oramai una tradizione che almeno quattro o cinque film proiettati al Dokufest in seguito entrino nelle competizioni per i più prestigiosi premi internazionali come gli Oscar. Ad approfittare di questo boom cinematografico in Kosovo sono sicuramente gli artisti locali che, potendo confrontarsi con i colleghi stranieri, hanno progredito molto negli ultimi anni. Alcuni film kosovari sono stati nominati agli Oscar, hanno vinto al BAFTA e al Sundance.
Il Dokufest ha messo la cittadina di Prizren sulla mappa turistica e culturale europea portando cultura e vibrazioni positive in un’area geografica dal passato estremamente tormentato. L’arte a Prizren sta dimostrando tutti i suoi poteri curativi sulla società.

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