Dove la terra, la pietra e l’acqua hanno scritto un’affascinante storia

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Dove la terra, la pietra e l’acqua hanno scritto un’affascinante storia
Una veduta di Castagna

La località di Castagna (Kostanjica), frazione del Comune di Grisignana, prende il nome dai boschi di castagni di cui abbonda il suo territorio. Abitata fin dall’antichità, la sua storia si lega al fiume Quieto e al vicino porto della Bastia. Il fiume era navigabile fino al secolo scorso e si ricordano i battellieri di Castagna con le loro imbarcazioni, trainate in periodi di secca con funi tirate dai buoi. I “bateleri” salivano e scendevano il fiume da e fino all’Antenal, soprattutto per il rifornimento alimentare, ma trasportavano anche legna, vino, olio, grano e altro. L’ultimo battelliere di Castagna fu Antonio Mian, la cui imbarcazione, come ricorda Romano Farina nei suoi “Itinerari istriani”, “la xe andada remengo, abandonada, soto la guera, qua ala Bastia, el nostro porto, co son andà militar”. Altri battellieri della zona furono gli Antonelli, i Filiputti, i Calcina, i Saule, i Baldini. Fra le due Guerre mondiali prestavano servizio otto battelli. Quello di Mian pesava 100 quintali e disponeva di una grande vela. Dell’equipaggio, oltre a lui, facevano parte suo fratello e un aiutante.

La scuola italiana
Abbandonata la strada principale, si apre una piccola dolina da dove si può imboccare la vecchia strada per Levade; a sinistra c’è una trattoria, mentre in epoche precedenti funzionava anche una bottega. Questa piccola dolina alle volte era soggetta a inondazioni. Marino Dussich, ultimo insegnante della Scuola italiana di Castagna, qualche volta doveva attraversarla in barca e salire poi a piedi verso Castagna.
La serpentina che porta verso l’abitato attraversa una splendida area e, man mano che si sale, apre a un’impareggiabile veduta verso il mare, Grisignana, Visinada e Montona. Si fiancheggiano i villaggi di Ghet, Antoni, Santo Stefano e Biloslavi. In basso, sulla strada che da Ponte Porton conduce a Grisignana, c’è Bollara.
Giunti a Castagna, sulla sinistra s’incontra la “storica” scuola elementare, chiusa nel 1992, quando l’allora ultimo insegnante Marino Dussich venne nominato dirigente della sede centrale di Buie. Nonostante il trasferimento a Buie, non volle chiudere amministrativamente la sezione, sperando un giorno di riprendere il suo posto. Cosa che però non successe. Dussich ricorda ancora la cordialità dei castagnesi, così pure il suo predecessore, Francesco Liebl, ora a Livorno.
Negli anni Cinquanta operava in paese anche la scuola in lingua croata: si volle chiudere allora quella italiana, ma gli abitanti, molti con un passato partigiano alle spalle, tra cui Antonio Biloslavo che combattè nelle file del “Pino Budicin”, si opposero. Venne chiusa allora quella croata, a vantaggio di quella italiana, che continuò a operare: un caso unico nell’allora Jugoslavia, una storia che non va dimenticata. Qui di regola operavano soltanto le classi inferiori, poi gli alunni proseguivano il percorso educativo a Buie. Tra gi anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso era organizzato l’intero percorso ottennale. Lo ha ricordato Giancarlo Zigante in un’intervista, ma anche il professor Luciano Monica, in una chiacchierata con il sottoscritto, anche lui in passato insegnante a Castagna. “Lavoravo – disse – al mattino con le classi inferiori e al pomeriggio con le superiori”.

La vecchia scuola di Castagna

La storia
L’area era abitata in epoca preistorica e nell’antichità. Il paese viene citato per la prima volta nel 1102 come Villa de Castan, nella donazione fatta dal marchese d’Istria Ulrico II al Patriarcato di Aquileia. Appartenne poi alla Signoria dei Duinati, ai conti di Gorizia e all’asburgica Contea di Pisino. Dal 1521 fu veneziana. Nel 1530 fu venduta all’asta e acquistata dai Contarini. Per la Repubblica di Venezia rappresentava un’integrazione alla difesa del vicino Castello di Piemonte. Nel XVII secolo l’area fu soggetta alle immigrazioni organizzate da Venezia per sopperire alla mancanza demografica in seguito alle epidemie infettive.
Scriveva così il vescovo di Cittanova monsignor Giacomo Filippo Tommasini, intorno alla metà del XVII secolo, nei suoi “Commentari storico geografici della Provincia dell’Istria”: “Ha sotto di sé Piemonte, Castagna, piccola villa di fuochi 30, lontana un miglio, posta in una pianura di monte, che riguarda la valle di Montona, godendo buonissima aria e buoni terreni, piantati di vigne, olivi, ed altri alberi fruttiferi, co’ quali si alimentano gli abitanti, tra i quali vi sono alcuni molto comodi con buone abitazioni, ed amorevoli. Ha la sua chiesa filiale di Piemonte, dedicata alla Beata Vergine, con tre altre chiese campestri, dedicate una a Sant’Antonio, l’altra a Santo Stefano e la terza a San Pelagio, ch’è tutta dipinta con figure antiche, che rappresentano il martirio del Santo. Sin alcuni anni fa questi abitatori per il guadagno, parte andavano a lavorar sul piranese e parte con i loro beni attendevano carizzar le legna alla Bastia, lasciando andar incolti i loro terreni, onde in breve tempo si ridusse la villa ad una grandissima miseria del che accortisi tutti d’accordo si diedero a lavorare di nuovo i loro beni, e piantare quei colli fruttiferi, e seminar le loro vallette, in modo che al presente è delle buone; e ben coltivate ville della provincia, facendo molti buoni vini, e raccogliendo copia di grani ed olio”.Dopo la caduta di Venezia, fu parte della Prima e della Seconda dominazione asburgica, intercalate dal napoleonico Regno Italico e dalla Province Illiriche. Il resto è storia recente. Dopo la Seconda guerra mondiale fu abbandonata da gran parte dei suoi abitanti. Le case del paese, ora rinnovate, risalgono in gran parte al XVIII e al XIX secolo.La popolazione
Negli anni migliori Castagna contava 400 anime e disponeva di un negozio, una macelleria e un’osteria. Vi svolgeva la propria attività una banda musicale di 25 elementi. Negli anni Ottanta del secolo scorso gli abitanti erano 27, suddivisi in 10 famiglie, di cui quasi tutte di nazionalità italiana. In ogni modo, s’esprimevano, allora come oggi, tutti nel bel dialetto veneto. Ricorderemo alcuni cognomi: Biloslavo, Doz, Cramer, Benčić, Kraljević, Valenta, Mian, Jurinčić, Cuschie, Pertić, Dešković, Calcina, Zigante.

Alcune lapidi romane

L’abitato venne dotato dell’energia elettrica nel 1954, mentre agli inizi degli anni Ottanta giunsero l’acqua, con l’allacciamento alla sorgente di Carievizza e l’asfalto.
Allora si contavano 34 case, di cui 10 abitate, una delle quali conserva tuttora lo stemma della famiglia Castagna, il cui ultimo discendente, Benito, è mancato pochi anni fa. Gli edifici erano tutti concentrati attorno alla piazzetta e alla via principale e, riprendendo Romano Farina, “le altre abbandonate ed è un peccato poiché sono ancora civettuole, con i terrazzini sui ballatoi, le pance dei forni che spuntano dai primi piani, le forti architravi incise di nomi e date remote.” In fondo alla strada, si nota quanto rimane del frantoio che fu dei Valenta.

Le chiese
In quanto alla giurisdizione ecclesiastica, fino al 1705 Castagna faceva parte della Parrocchia di Piemonte. Divenne poi cappellania autonoma e dal 1742 è Parrocchia e custodisce un archivio con i primi documenti risalenti al 1707.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo

La piazza del paese è dominata dalla chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, di stile gotico, del 1747, sorta sulle rovine di una precedente. Fra il 1747 e il 1770 fu ampliata con l’aggiunta di due cappelle laterali. L’ampliamento orientale ha comportato il cambiamento del presbiterio, dal soffitto a cupola e sulla cui facciata esterna ci sono due teste litiche.

Una testa litica sulla facciata della chiesa

La chiesa, a una navata, è stata rinnovata nel 1968. L’altare principale, marmoreo e con tabernacolo, è del XVIII secolo. È ornato delle sculture dei Santi Pietro e Paolo. Le due cappelle laterali sono pure ornate di altari. Un altare ha la statua della Beata Vergine Misericordiosa, l’altro quella di San Valentino. Ci sono pure la fonte battesimale, l’acquasantiera e la cantoria sopra l’entrata. Il campanile è del 1756. Alto 20 metri, presenta delle aperture bifore e due campane.

L’interno della chiesa dei Santi Pietro e Paolo

A Santo Stefano, località abitata nella preistoria e nell’antichità, sorge la chiesetta cimiteriale, dedicata al Protomartire. Edificata nel XII secolo, è stata ampliata nel XIX e ha un campanile a vela in fronte. L’altare principale è dotato della statua lignea di Sant’Antonio, che apparteneva alla scomparsa omonima chiesa. Sull’acquasantiera è inciso l’anno 1838.

La chiesa di Santo Stefano

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