Alan Ford, un fenomeno di costume

Ultimi giorni utili per visitare la mostra dedicata al fumetto cult allestita nell’ambito delle Giornate della cultura italiana alla Galleria Kortil fino al 30 ottobre

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Alan Ford, un fenomeno di costume

Ultimi giorni utili per visitare la mostra “Mezzo secolo con Alan Ford”, a cura di Luca Bertuzzi, allestita alla Galleria Kortil a Fiume nell’ambito delle Giornate della cultura italiana del Consolato generale d’Italia a Fiume. Una mostra visitabile fino al 30 ottobre, diventata un vero e proprio fenomeno di costume per la risposta di pubblico superiore anche a tutte le più rosee aspettative della vigilia. La sera dell’inaugurazione ad aspettare in fila davanti alla Galleria il proprio turno per conoscere meglio Alan Ford, gli altri agenti del Gruppo T.N.T. fondato dal Numero Uno, i loro amici e i loro nemici c’erano in tanti, di tutte le generazioni, a testimonianza che la cultura ha un suo pubblico. Ovviamente, a condizione che sia genuina e punti al dialogo. Non è un discorso di contenuti pop o proposte impegnate, semplicemente a nessuno piace essere guardato dall’alto con aria di sufficienza. Con Alan Ford questo rischio era escluso in partenza, in compagnia dell’agente/amico che si è seguito negli anni andando in edicola ad acquistare il nuovo albo appena uscito dalle stampa tantissime persone hanno trascorso ore e ore immersi nella lettura. Ci si è divertiti fino a piangere dalle risate sentendosi allo stesso tempo invitati alla riflessione da spunti mai banali proposti dagli autori – Luciano Secchi alias Max Bunker e Roberto Raviola alias Magnus – e resi così perfetti alla realtà locale da un traduttore che a ragione l’antiquario appassionato di Alan Ford e autore della mostra Alan Ford trči počasni krug (Alan Ford corre il giro d’onore), Rok Glavan ha definito “il terzo autore”, Nenad Brixy, creatore di quella strana parlata diversa dal linguaggio quotidiano croato-zagabrese.

 

L’importanza della traduzione

“Anche i croati trovavano divertente il croato di Brixy, proprio perché i personaggi non usavano la lingua di tutti i giorni, ma un linguaggio cerimoniale, che rimandava a Krleža, ricordava l’aulica parlata della città alta zagabrese e riusciva a rafforzare la dimensione farsesca di una compagine surreale e dilettantistica come il Gruppo T.N.T. Fu questa lingua, creata da Brixy con la sua traduzione a determinare il successo di Alan Ford”, afferma Glavan. A dimostrazione di quanto siano forti i legami culturali, anche informali, tra le sponde dell’Adriatico le parole del Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini. “Alan Ford ha lasciato il segno nella cultura popolare degli ultimi trent’anni del XX secolo: la caratterizzazione satirica dei suoi personaggi, i dialoghi brillanti e la qualità del disegno lo collocano tra i classici, mentre ha lasciato in eredità un vero e proprio frasario, composto da citazioni dei personaggi principali, tuttora preservato nel gergo di varie culture, tra cui quella croata. Il fumetto ha infatti avuto un enorme successo tra i lettori di queste terre e in Croazia è ricordato con grande affetto, a testimonianza della forte affinità socio-culturale tra i nostri due Paesi.”

“Alan Ford nell’ex YU non fu soltanto un fumetto, fu un’istituzione. La sua influenza sulla società e sulla cultura fu davvero incommensurabile. Oltre alle frasi diventate veri e propri modi di dire (come): ‘Il prezzo? Un affarone’ (Cijena? Prava sitnica.)o ‘Pronto Bing, tutto bene?’ (Halo Bing, kako brat?), il fumetto ispirò anche tanto altro. Lo sapevate che il gruppo Prljavo kazalište prese il nome proprio dal teatro che vide esibirsi Alan Ford? Le avventure e i personaggi del fumetto ispirarono alcuni film e serie di grande successo (Ko to tamo peva?, Maratonci trče počasni krug, Smogovci). Il fumetto diede il nome anche a diversi negozi e bar. Alan Ford è qui con noi e sembra che sia qui da sempre e per sempre”, ha scritto Glavan nel suo testo concepito per l’inaugurazione.

 

 

Dall’altra parte dell’Adriatico

La mostra “Mezzo secolo con Alan Ford” ripercorre la storia di una delle pubblicazioni a fumetti più longeve e popolari del fumetto italiano, una serie che mescolando mescolando ironia, umorismo, satira e un gusto surreale in una ricetta inedita ha saputo conquistare generazioni di lettori. Alan Ford detiene una serie di record non da poco: è l’unica serie italiana ancora scritta da uno dei suoi creatori dopo più di cinquant’anni, ed è senza dubbio il fumetto italiano più popolare in Jugoslavia, prima, e in Croazia, poi. Già nel 1970 – ricorda nei testi che accompagnano i pannelli il curatore Luca Bertuzzi – Alan Ford arriva dall’altra parte del Mare Adriatico, e la sua originalità fa subito breccia nel cuore dei lettori, entrando come nessun altro fumetto nella cultura popolare. La casa editrice Vjesnik di Zagabria pubblica la prima storia “Il Gruppo T.N.T.” nel numero 89 della collana antologica Super Strip Biblioteka, che pubblicava già altri fumetti di origine italiana, come il western El Desperado, il fantascientifico Uranella e Diabolik, uno dei maggiori successi dell’editoria italiana degli anni Sessanta. La serie si conclude con il numero 448 e arriva fino al numero italiano 277, alternando storie inedite e ristampe. Tra le altre serie presentate in seguito c’è Jonny Logan, fumetto italiano che si richiama a Alan Ford e alle sue atmosfere. Dopo la fine della Jugoslavia, dal 1992, la casa editrice Borghis prosegue dal numero 278 italiano, a cui segue la serie Alan Ford Extra della casa editrice Strip Agent dal numero 424 italiano. Entrambe pubblicano anche gli Special, le Storie del Numero Uno e alcune ristampe. Altre edizioni si sono succedute nelle neonate repubbliche dei Balcani ma con minore rilevanza in Serbia, Slovenia, Macedonia e Kosovo. Le pubblicazioni di Alan Ford attuali sono nelle mani della casa editrice Color Press di Novi Sad che dal 2003 pubblica varie ristampe, e una “Nuova serie” (Nova Serija) (2021) con storie inedite più recenti a cadenza bimestrale.

 

Un viaggio nella storia

I cinquant’anni di Alan Ford in Croazia sono quindi l’occasione perfetta per un viaggio nella storia di questa serie straordinaria, dei suoi protagonisti, dei suoi autori, in un percorso realizzato in collaborazione con WOW Spazio Fumetto, Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano attraverso tavole originali, albi e oggettistica, riprendendo la mostra “Alan Ford – 50 anni insieme” ospitata a WOW Spazio Fumetto dal 25 maggio al 29 settembre 2019.

Fin dai primissimi numeri – si legge ancora nelle didascalie che guidano il visitatore – le storie di Alan Ford raccontano, attraverso la lente deformante dell’ironia, l’attualità e il mondo che ci circonda. Spesso i nomi sono inventati, ma non è difficile riconoscere nello staterello di San Guerreta la classica Repubblica delle banane, corrotta, inefficiente e militarizzata, in cui per impressionare un funzionario del governo statunitense il dittatore di turno, El Divino, usa delle sagome di legno per millantare la costruzione di un’infinità di case popolari.

 

Da New York a casa nostra

Alan Ford e il Gruppo T.N.T. vivono a New York, ma è molto facile riconoscervi il nostro Paese, come dimostra il candidato governatore di New York, Notax, assicura ai ricchi di aumentare le tasse ai poveri, e ai poveri di aumentarle ai ricchi: come non riconoscervi sin troppi politici? Non è solo la classe dirigente ad essere presa in giro e la gente è rappresentata come volubile e facile a repentini cambiamenti di atteggiamento: basta che arrivino le pensioni per sedare qualunque protesta, anche se l’intervento della polizia può rivelarsi ancora più efficace.

A volte, soprattutto negli anni successivi, i riferimenti all’attualità si fanno più diretti. Uno dei primi esempi è nella storia “Golpe”, in cui i nostri sono in trasferta a Penisolandia, in cui un gruppo di fanatici nostalgici del regime progettano un colpo di Stato. Tra di loro c’è un vecchio principe, Milizia, definito nel dialogo “noto fanatico di colpi di stato della Baggina”. Tenuto conto che la Baggina è il nome con cui a Milano è soprannominato il Pio Albergo Trivulzio, è facile capire, visto che la storia esce nel 1974, che il riferimento è a Junio Valerio Borghese e al suo golpe del dicembre 1970.

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