La cultura e l’arte insegnate dalla più tenera età

Dopo un 2023 pieno di attività, visitatori e successo, la Casa dell’infanzia di Fiume sta preparando progetti nuovi per l’anno in corso. Iva Marčelja e Kristian Benić illustrano la ricca offerta dell’istituzione

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La cultura e l’arte insegnate dalla più tenera età
La Casa dell’infanzia all’interno del complesso Benčić. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Quando è stato presentato il progetto, o meglio dire l’idea del quartiere artistico del Benčić, era chiara la funzione del Museo civico, del Museo di Arte moderna e contemporanea (MMSU) e della Biblioteca civica di Fiume, ma l’idea di trasformare la Casa di mattoni in Casa dell’infanzia pareva un progetto d’avanguardia, azzardato o persino astratto. Un palazzo a tre piani dedicato interamente ai bambini è sicuramente la parte più moderna, innovativa e coraggiosa di tutto il complesso Benčić, senza tralasciare che è anche uno dei palazzi più riusciti, frequentati e amati dai cittadini di tutte le età. Il 26 marzo prossimo la Casa dell’infanzia celebra tre anni dall’apertura e in vista di questo importante compleanno che chiude in un certo senso il primo ciclo programmatico della struttura, abbiamo parlato con Iva Marčelja, organizzatrice del programma della Casa dell’infanzia e Kristian Benić, responsabile dei progetti della Biblioteca civica.

Un progetto sperimentale
Da chi viene gestita la Casa dell’infanzia?
Marčelja: “Formalmente la Casa dell’infanzia appartiene alla Biblioteca civica e tutti noi siamo dipendenti della Biblioteca, ma ovviamente l’idea di fondo è di coinvolgere un numero quanto più grande di istituzioni. La Casa dell’infanzia in quanto tale è solo un edificio, gestito da quattro partner: l’Art cinema, il Teatro dei burattini, il Museo dell’Arte moderna e contemporanea e la Biblioteca civica. Per quanto riguarda la Biblioteca civica soltanto nel 2023 abbiamo organizzato più di 600 programmi, che hanno attirato circa 15.500 persone. Abbiamo ospitato il festival per l’infanzia ‘Tobogan’, la Settimana del buon libro per l’infanzia, la Storia invernale e tanti altri programmi. In questi numeri non rientrano le persone che hanno visitato la Casa dell’infanzia di passaggio, senza prendere parte ai programmi o i visitatori che hanno partecipato a eventi organizzati dai nostri partner. Devo dire, però, che la Biblioteca civica ha svolto un ruolo chiave nel coinvolgimento di un numero così grande di cittadini”.

Quando è stata inaugurata l’istituzione?
Benić: “Il 26 marzo 2021 veniva inaugurata la struttura, mentre il giorno successivo iniziava uno dei lockdown di quel periodo. In quell’anno i programmi erano vietati per ben otto mesi e anche nei quattro mesi rimanenti i visitatori dovevano possedere il green pass per poter entrare. Quindi l’inizio è stato difficile, ma ora possiamo dire che il 2023 è stato finalmente l’anno quando abbiamo potuto dare il massimo e sviluppare tutti i programmi che prima erano ridotti”.

Come sono stati questi tre anni dall’apertura?
Benić: “Ci tengo a precisare che la Casa dell’infanzia è un progetto sperimentale e non convenzionale, in quanto unisce in un unico punto quattro organizzazioni culturali fondamentalmente diverse tra di loro e che solitamente non integrano i loro programmi, ovvero non li intrecciano in questo modo. Un’altra dimensione innovativa della Casa dell’infanzia è che si tratta del primo caso nella cultura fiumana di un’organizzazione che si occupa di istruzione non formale per l’infanzia però concentrata sulla cultura e sull’espressione artistica e creativa. La terza peculiarità è il fatto che fa parte del concetto di rivitalizzazione del complesso Benčić e per la maggior parte del tempo ha operato in condizioni precarie, ovvero era affiancata da un vero e proprio cantiere. Tutte queste caratteristiche hanno influito sul nostro lavoro e sui programmi della Casa dell’infanzia, ma siamo riusciti comunque a crescere e svilupparci, creando programmi sempre nuovi e facendo della Casa dell’infanzia un salotto creativo per i bambini. Parallelamente alla Casa dell’infanzia è stata aperta anche una nuova sezione per l’infanzia della Biblioteca civica e devo dire che anche in questo campo abbiamo avuto un grande successo con un aumento del numero di utenti. Tirando le somme devo dire che per noi è stato molto importante mantenere in vita alcune manifestazioni nate in seno al progetto Fiume CEC 2020, anche se abbiamo perso la base finanziaria, nonché mantenerci aperti a tutte le collaborazioni, soprattutto con la sfera no profit e il settore delle organizzazioni civili. In tre anni, dunque, abbiamo partecipato a questo esperimento complesso, ma riuscito. E ci tengo a sottolineare che siamo l’unica organizzazione cittadina aperta tutto il giorno, dalle otto del mattino alle otto di sera”.

Com’è il feedback dei visitatori?
Marčelja: “Penso siano interessanti soprattutto le reazioni dei turisti o dei cittadini croati che vivono all’estero e che hanno già incontrato strutture simili per l’infanzia. Nei Paesi scandinavi, ad esempio, esistono modelli simili, ma le premesse sono completamente diverse. Visto che il clima al nord è più freddo queste strutture rappresentano una specie di parco o campo da gioco al chiuso, mentre noi puntiamo alla promozione della cultura e allo sviluppo della creatività”.
Benić: “Noi cerchiamo sempre di offrire qualcosa di inedito, come ad esempio il laboratorio di maglia per i papà o il ciclo di miniature, architettura e urbanesimo per bambini, giochi da tavolo o escape room che trasformano tutto il palazzo in un quesito da risolvere. Sono programmi che a volte spiazzano i visitatori e le reazioni sono molto varie”.

Ampliare i campi d’interesse
Possiamo considerare la Casa dell’infanzia un’area gioco?
Benić: “Fondamentalmente noi non vogliamo essere una sala ludica dove lasciare il bambino per qualche ora mentre si prende un caffè in santa pace”.
Marčelja: “Cerchiamo anche di non partire dagli interessi delle persone, ma di allargare il loro campo d’interesse offrendo attività delle quali non erano a conoscenza. Vogliamo allargare gli orizzonti e cambiare i punti di vista, non solo dei bambini, ma anche dei genitori. Lo stesso vale, ad esempio, con il già menzionato laboratorio di maglia per papà, che ha destato scompiglio tra i genitori e ha messo in discussione i tradizionali ruoli di genere nelle famiglie”.
Benić: “Dopo una breve campagna di public-shaming o stigmatizzazione pubblica dei papà riluttanti, alla fine siamo riusciti ad attirare un gruppetto di papà che hanno realizzato dei berretti di lana (ride). Lo stesso vale comunque anche per i laboratori di falegnameria nei quali abbiamo fatto un piccolo scaffale per i libri e che ci ha fatto comprendere che le bambine sono molto abili e precise in questo senso. La Casa dell’infanzia, dunque, riempie le lacune lasciate dal sistema di educazione ed istruzione e offre la possibilità di sviluppare abilità inesplorate”.

Qual è la parte del programma più amata e visitata?
Marčelja: “Il nostro programma è stratificato e potremmo dividerlo in tre categorie. Innanzitutto abbiamo la categoria delle scuole nella quale rientrano i programmi educativi che si tengono circa tre volte alla settimana per un totale di una settantina di gruppi all’anno. Nel corso di queste visite facciamo conoscere agli alunni la Casa dell’infanzia, la sua storia e il suo potenziale. La seconda categoria o strato sarebbero le feste di compleanno, che a partire da quest’anno assumeranno un formato leggermente diverso. I compleanni sono pensati per i bambini dai 4 ai 12 anni d’età e finora ci limitavamo a noleggiare la sala, mentre da quest’anno offriamo anche un servizio di animazione. Devo sottolineare, però, che noi non siamo assolutamente una sala ludica e non vogliamo essere uno spazio dove correre e rilasciare adrenalina, ma offriamo un compleanno all’insegna della cultura, con molti giochi anche non convenzionali, molto lavoro creativo, esercizi di recitazione, giochi di collaborazione e soluzione di problemi e tanto altro. Anche per quanto riguarda il regalo, non compriamo niente, ma facciamo il regalo per il festeggiato tutti insieme.
Il terzo strato del nostro programma sarebbe quello delle innovazioni, che non mancano mai. Nell’ambito della Biblioteca civica abbiamo rinnovato il ciclo di laboratori ‘Stripko’ per la realizzazione di fumetti, che esisteva già da prima ma in una forma diversa. Continuiamo a organizzare tantissimi incontri di lettura di libri, racconti e simile, ma anche la ‘Škrabaonica’ (laboratorio di scarabocchi), che sarebbe un workshop di pittura creativa e lavoro manuale. Allontanandoci dalla sfera letteraria abbiamo il progetto delle miniature e tantissimi programmi di carattere ecologico. Per quanto riguarda i nostri partner penso che si debba menzionare l’MMSU Lab, un interessante laboratorio artistico solitamente legato alle mostre del Museo di Arte moderna e contemporanea”.

C’è una parte della Casa dell’infanzia che non viene sfruttata come dovrebbe essere?
Benić: “Non direi che ci sono aree che non vengono sfruttate, ma ci sono delle zone che avrebbero bisogno di maggiori investimenti, sia per quanto riguarda il personale che per quanto riguarda lo spazio. Dal punto di vista programmatico uno degli eventi che avrebbe bisogno di un sostegno maggiore è senza ombra di dubbio il festival Tobogan, che non ha raggiunto finora il suo apice per quanto riguarda la produzione. D’altro canto, però, tante attività hanno ottenuto un successo insperato e di gran lunga superiore alle nostre aspettative. Mi piacerebbe poter offrire ai cittadini tanti eventi e laboratori che per ora non possono venire realizzati a causa della limitatezza delle risorse, sia umane che finanziarie”.
Marčelja: “Personalmente penso che dovremmo investire di più nel soggiorno informale nella Casa dell’infanzia. Non è detto che debba essere sempre in programma qualche laboratorio, a volte si può venire qui anche solo per un caffè o per giocare”.
Benić: “Penso che dovremmo puntare maggiormente sulla musica…”.
Protagonista la famiglia

Quali sono i piani per il 2024?
Benić: “L’evento più importante di questo periodo è l’apertura del palazzo della Biblioteca civica, che avrà sicuramente delle conseguenze anche sulla Casa dell’infanzia, in quanto si sta instaurando una sinergia tra queste due realtà. Ciò che in questo momento è importante per noi è la fine dei lavori all’ambiente circostante, che diventerà un’area verde. Alla fine di marzo il parco attorno alla Biblioteca civica dovrebbe venire ultimato e spero che potremo organizzare molte attività all’aperto, soprattutto nella zona del retro, verso il rione di Braida, che ora è inagibile. Questa seconda area verde sarà sicuramente molto gettonata nei mesi estivi, perché sarà all’ombra del palazzo”.
Marčelja: “Per quanto riguarda il programma, continueremo con le solite manifestazioni, come ad esempio il festival Tobogan, che sarà nuovamente alla fine di giugno e inizio luglio, ma lanceremo anche iniziative nuove, come il progetto ‘Kulturna obitelj’ (Famiglia culturale). Si tratta di una serie di attività per bambini e genitori, nelle quali le famiglie diventano autrici e creatrici di contenuti culturali e creativi”.

Che forma avrà il progetto «Famiglia culturale»?
Marčelja: “Cureremo sicuramente la parte discorsiva, ovvero quella letteraria e dei racconti anche a voce. Vogliamo creare dei racconti incentrati sulla famiglia, nei quali tutti i membri dicono la loro. Punteremo sulla scrittura creativa e sul fumetto. La seconda parte del progetto è quella dell’artigianato e del lavoro manuale e in questa sezione si troveranno tutti i laboratori di giardinaggio ed ecologia, ma anche realizzazione di oggetti con il legno, giocattoli didattici e altro. La terza parte sarà dedicata all’avventura e in questo contesto cercheremo di fare della Casa dell’infanzia un’area per il gioco e l’esplorazione. Vogliamo rendere interessanti anche le parti più monotone del palazzo, come ad esempio i corridoi. Lo stesso vale per gli ambienti chiamati ‘Il bosco di Stribor’, che sono due spazi vuoti ricoperti con un fitto tappeto verde. Anche se quest’area è semplice e all’apparenza scarna, i bambini la adorano. Vorremmo dare questo tocco di magia anche al resto della Casa dell’infanzia”.

Come mai avete rivolto il vostro interesse ai genitori?
Marčelja: “Spesso ci viene chiesto dai genitori se possono lasciare i bambini per avere qualche ora di tranquillità. Io credo che esistono tantissime strutture a Fiume che si possono usare a questo scopo”.
Benić: “Vorremmo superare l’idea di laboratorio visto come un modo di liberarsi del bambino”.
Marčelja: “I contenuti da noi offerti dovrebbero essere, invece, un modo di nobilitare il tempo trascorso con il bambino e trasformarlo in tempo di qualità. Quando parliamo di avventure, cercheremo di fare anche dei giochi di società con i genitori. La Casa dell’infanzia offre la possibilità di giocare alla playstation, ma ci siamo accorti, anche in seguito a dei dibattiti con gli psicologi con i quali collaboriamo, che sarebbe bene limitare l’accesso a questo tipo di intrattenimento e vietarlo ai minori di sei anni. Quindi ora vogliamo lavorare allo sviluppo della collaborazione e socializzazione”.

Avete notato un calo della concentrazione nei bambini a causa degli schermi?
Marčelja: “Non si tratta soltanto di un calo di concentrazione, ma anche difficoltà a gestire le emozioni, calo della creatività e tanto altro. Abbiamo dovuto ridurre, ad esempio, la durata del laboratorio creativo ‘Škrabaonica’ da un’ora e mezza a un’ora, perché i ragazzi non hanno la pazienza di dedicarsi al compito loro assegnato. Sono molto sbrigativi e superficiali, cercano sempre la gratificazione istantanea e rifuggono il pensiero più complesso e profondo. Penso che i bambini abbiano bisogno di più tempo da trascorrere giocando in modo non strutturato, spontaneo”.

Questa idea contraddice, però, il vostro desiderio di coinvolgere i genitori nel gioco…
Marčelja: “Sicuramente si tratta di diversi tipi di gioco e noi punteremo su entrambe le sfere, soprattutto nel progetto ‘Famiglia culturale’. Dipende anche dall’obiettivo che si vuole raggiungere. In questo progetto vorremmo dare alle famiglie un periodo di tempo di assoluto relax, nel quale non hanno bisogno di correre da un’attività all’altra, ma si possono dedicare soltanto al divertimento comune, un tipo di gioco che si può ripetere anche a casa. Una volta che i bambini vedono come funziona la collaborazione e il lavoro di squadra, sono sicura che applicheranno questi modelli anche nel gioco con i coetanei”.
Benić: “Penso che sia importante per i bambini annoiarsi. Siamo sempre impegnati a offrire loro un passatempo, ma a volte le idee migliori, le più creative, nascono proprio nei momenti di ozio”.

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