Albona. Un tuffo nella storia cittadina

Progetto della locale Comunità degli Italiani e dell’Unione Italiana, sostenuto dalla Regione FVG

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Albona. Un tuffo nella storia cittadina

È stata una lezione di storia molto interessante, la passeggiata organizzata venerdì pomeriggio dalla Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona, in collaborazione con l’Unione Italiana e con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia. A causa della situazione epidemiologica che anche nella Regione istriana, come confermano i dati ufficiali, continua ad aggravarsi, a partecipare alla camminata sono stati pochissimi soci della CI albonese. In accordo con le misure e le raccomandazioni definite per contrastare la diffusione del Covid-19, i partecipanti dovevano essere muniti di mascherine, rese disponibili pure dagli organizzatori, i quali hanno provveduto anche a tutto il necessario per la misurazione della temperatura corporea e la disinfezione delle mani.

 

Da piazza dei Minatori…
Tra i partecipanti c’erano la presidente della CI, Daniela Mohorović e Tullio Vorano, presidente della Giunta esecutiva del sodalizio, storico e storico dell’arte, il quale ha fatto da guida al gruppo. Ha partecipato pure Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’UI. Intitolata “Andiamo incontro al 100.esimo anniversario della Repubblica di Albona” e dedicata, quindi, allo storico sciopero dei minatori del 1921, considerato la prima rivolta antifascista, che ebbe inizio il 2 marzo dello stesso anno in piazza Rossa (Krvova placa) a Vines, la camminata è iniziata a Piedalbona, al Pozzo Littorio, cioè nella piazza dedicata oggi ai minatori albonesi, ed è terminata nella Cittavecchia di Albona. Come confermato da Vorano, nel momento in cui fu progettata e costruita, dal 1940 al 1942, Piedalbona, ovvero l’area di Pozzo Littorio d’Arsia, apparteneva, dal punto di vista amministrativo, a quello che era all’epoca il Comune di Arsia. Come affermato da Vorano, nella bibliografia si afferma di solito che Arsia e Piedalbona sorsero per volontà di Mussolini, ma la verità è che, anche se fondati ed edificati con il suo benestare nell’ambito del progetto delle cosiddette “città di fondazione”, gli abitati furono costruiti “prima di tutto, per soddisfare le esigenze della miniera in abitazioni”. Piedalbona è l’ultimo abitato dell’era fascista. La pianificazione urbanistica e la definizione architettonica dell’area dell’ex Pozzo Littorio d’Arsia, di cui fa parte pure l’odierna piazza dei Minatori albonesi, furono affidate all’architetto, all’epoca giovane, ma già affermato, Eugenio Montuori, “convinto seguace dell’architettura moderna, funzionale e razionale”. Soffermandosi a parlare della piazza civica, dalla quale è iniziata la passeggiata, Vorano ha sottolineato il fatto che l’area è situata all’incrocio delle due vie principali. Lo spazio è, in realtà, suddiviso in due aree: da quella più grande, destinata innanzitutto al commercio, ma ideata anche per accogliere raduni di massa, politici o religiosi, si può accedere ancora oggi, tramite un passaggio, al mercato cittadino; l’area più piccola, divisa da quella più grande tramite un atrio con aperture rettangolari (chiusi e trasformati nei decenni successivi in vani commerciali), ha una funzione religiosa. Vi si trova la chiesa, originariamente consacrata a San Francesco, probabilmente scelto come titolare per ricordare il convento francescano una volta situato nelle vicinanze dell’odierno stadio cittadino, e il campanile. A dominare la parte più grande della piazza sono l’alta torre quadrata, denominata all’epoca “torre littoria”, e la casa Ceva, ovvero l’edificio abitativo e commerciale “attaccato” alla torre, il cui nome deriva dalle iniziali di un altro architetto italiano, Cesare Valle, e che dopo la Seconda guerra mondiale fu rialzato di due piani per mancanza di spazio abitativo ad Albona. In tal modo la torre perse la sua posizione dominante. Sempre nel dopoguerra, fu eliminato pure il suo balcone, simbolo della retorica fascista.

I partecipanti in Piazza dei Minatori albonese
Foto: TANJA SKOPAC

… verso la torre d’estrazione
La passeggiata è proseguita in direzione della zona industriale dell’ex miniera in cui si trova la torre d’estrazione conosciuta quale Piazzale. Camminando verso le ex strutture minerarie attraverso via dei Minatori, i partecipanti sono passati accanto all’area in cui si trovano i “casarmoni” (derivazione da “casermoni”), che sono i grandi edifici per i minatori e gli operai semplici, e le “casacape” (da “case per i capi”), strutture abitative per la classe media della miniera, capo cantieri, sorveglianti e impiegati. Tra gli edifici destinati a uso abitativo ci sono pure le villette, costruite per i dirigenti della miniera. Prima di raggiungere Piazzale e la torre mineraria, ai partecipanti è stato detto che la sede della Scuola media superiore “Mate Blažina” sarebbe dovuta essere un ospedale e che a partecipare ai lavori di costruzione della struttura, proseguiti nel dopoguerra, sono stati i prigionieri tedeschi. A pochi passi dall’entrata in Piazzale si trovava la pesa per… pesare i veicoli da trasporto, vuoti e pieni. Nella stessa zona industriale, oggi nella lista dei beni culturali nazionali, si trovavano varie officine e strutture necessarie per la manutenzione delle macchine minerarie, oltre ad ampi magazzini, a una centrale termica e a un laboratorio chimico. Per quanto riguarda la torre mineraria, la struttura, tutta in acciaio, entrò in funzione nel 1940, quando iniziò la produzione del carbone nel Pozzo di Albona. La torre è stata restaurata di recente nell’ambito del progetto europeo “Mine Tour” del Programma di cooperazione transfrontaliera Slovenia – Croazia, il cui capofila è la Città di Albona. La passeggiata è terminata in Cittavecchia, dove il professor Vorano si è soffermato anche sul patrimonio della Serenissima, ma anche su quello austriaco, di cui fa parte pure, ad esempio, la sede municipale di Albona. Ad avere una funzione politico-sociale fu anche la loggia civica in piazza Tito, sotto la quale una volta venivano, ad esempio, presentati ai cittadini, pubblicamente, diversi atti approvati dagli organi amministrativi, contro i quali le persone interessate potevano fare ricorso nei giorni successivi alla presentazione dei documenti. Nel centro storico si trova inoltre la sede della CI di Albona e il suo Teatrino, una struttura adibita a teatro nella seconda metà del XIX secolo e recentemente rinnovata con i mezzi della Città, dell’Unione Italiana e del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale della Repubblica Italiana. La cena prevista dal programma si è tenuta presso un ristorante locale.

Di fronte alla SMS “Mate Blažina”
Foto: TANJA SKOPAC

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