Radin: stupore per la posizione del Presidente

0
Radin: stupore per la posizione del Presidente

Furio Radin
ZAGABRIA | Furio Radin ha confermato di essere rimasto stupito dall’atteggiamento assunto dal Presidente della Repubblica, Kolinda Grabar-Kitarović, in merito al referendum sulla modifica del sistema elettorale. Il vicepresidente del Parlamento di Zagabria e rappresentante della CNI al Sabor, ha commentato la questione rispondendo alle domande postegli dai giornalisti, ieri, alla vigilia dell’incontro dei deputati eletti nella XII circoscrizione elettorale con il primo ministro Andrej Plenković. Un incontro convocato per discutere dell’attuazione dei programmi operativi rivolti alle minoranze nazionali. Radin ha rilevato che lo stesso premier, ipotizzando la riuscita del referendum, ha constatato che il medesimo porterebbe alla creazione di “deputati invalidi”. “Una valutazione, questa, che ovviamente condivido”, ha dichiarato Radin.

Si ricorda che le modifiche alla legge elettorale proposte dall’Iniziativa civica “Il popolo decide”, promotrice del referendum, puntano tra l’altro a ridurre il numero dei deputati delle minoranze nazionali e a privare i medesimi della possibilità di votare la fiducia al governo e il bilancio statale. A firmare la petizione (sottoscritta da oltre 390mila cittadini) per l’indizione del referendum, sono stati pure quattro consiglieri particolari del Capo dello Stato. Stando ai mezzi d’informazione i medesimi avrebbero messo il Presidente della Repubblica al corrente delle loro intenzioni.

I consiglieri del Presidente

I consiglieri firmatari sarebbero Mate Radeljić (politica interna), Ante Deur (difensori), Tomislav Madžar (sanità e sport) e Vlado Galić (difesa e sicurezza nazionale). Radeljić e Deur hanno ammesso di aver sottoscritto la richiesta d’indizione del referendum elettorale. Radeljić ha spiegato di aver firmato a favore del primo quesito referendario (quello attinente alla riduzione del numero dei deputati dagli attuali 151 a un massimo di 120, all’introduzione del voto per corrispondenza e all’aumento del numero di voti preferenziali…), ma non quello inerente alle prerogative dei deputati delle etnie.
“Il fatto che i suoi consiglieri abbiano firmato a favore della consultazione referendaria è un problema del Presidente della Repubblica”, ha affermato Radin. “Quando (Siniša) Tatalović avanzò un’idea simile, mentre era consigliere dell’allora Presidente Ivo Josipović – ha proseguito il vicepresidente del Sabor – reagimmo in modo risoluto. Josipović si distanziò dal suo consigliere. Io, però, non m’intrometto nei rapporti tra il Capo dello Stato e i suoi consiglieri”. Radin ha constatato di essere rimasto sorpreso dell’incontro avvenuto tra Kolinda Grabar-Kitarović e Željka Markić, l’esponente dell’Iniziativa civica “In nome della famiglia”, che ha a più riprese sostenuto la legittimità del referendum elettorale.

La parola ai giudici

Sull’argomento si è espresso anche Vladimir Bilek. Il deputato al Sabor delle minoranze ceca e slovacca è del parere che Kolinda Grabar-Kitarović non si sia espressa a favore del referendum, bensì dei cittadini e della loro volontà. “Il referendum non s’ha da fare. Si tratta di temi definiti dalla Costituzione. I deputati delle etnie si battono anche per i diritti dei croati residenti all’estero”, ha notato Bilek, sostenendo che la vicenda rischia d’influenzare negativamente i rapporti della Croazia con l’estero.
Nel fare riferimento alle lacune legislative e costituzionali attinenti all’organizzazione dei referendum, il deputato delle etnie ceca e slovacca si è richiamato alle dichiarazioni contraddittorie espresse in materia dagli stessi esperti. “Sono convinto – ha puntualizzato – che la Corte costituzionale esprimerà un suo parere”. Ha fatto presente che è necessario appurare quante firme raccolte dai promotori del referendum possano essere considerate valide. Bisogna attendere la conclusione degli accertamenti del caso. “I promotori del referendum hanno raccolto 390mila firme, e dunque del 10 p.c. della popolazione. Staremo a vedere cosa pensino a proposito delle loro proposte i restanti 3,5 milioni di cittadini croati”, ha concluso Bilek, ricordando che in Croazia vivono quasi 400mila appartenenti alle minoranze nazionali.
Sull’ammissibilità delle sottoscrizioni raccolte a favore del referendum elettorale si è pronunciato il coordinatore dell’Iniziativa “Il popolo decide”, Zvonimir Troskot. Egli ha respinto nel modo più categorico le tesi stando alle quali la raccolta delle firme sarebbe proseguita anche dopo lo scadere dei termini fissati dalla legge. Troskot ha annunciato che “Il popolo decide” pretenderà che i suoi osservatori possano assistere alle operazioni di verifica delle firme.
“Siamo testimoni di numerose manipolazione compiute da parte della casta politica, che fa il possibile per bloccare questo referendum del tutto legittimo. Ci attendiamo dal governo e dal Sabor che il referendum sia indetto entro settembre”, ha dichiarato Troskot nel corso di una conferenza stampa convocata per replicare agli attacchi ai quali i promotori del referendum ritengono di essere stati sottoposti da parte del presidente del Sabor, Gordan Jandroković, e del ministro dell’Amministrazione, Lovro Kuščević.

Alle urne a settembre?

Il presidente dell’Iniziativa civica “Il popolo decide”, Marija Burazer, ha annunciato che l’elenco delle firme sarà consegnato al ministero dell’Amministrazione il prossimo 13 giugno. “Facciamo appello al ministero affinché si esprima in merito al numero delle firme raccolte nell’arco dei 14 giorni, per poi inoltrarle al Sabor. Al Parlamento chiediamo di far vagliare quanto prima la costituzionalità dell’niziativa referendaria in modo da poter indire la consultazione a settembre”. Troskot ha sollecitato i giudici costituzionali a prendere una decisione di carattere legale e non politico.
Il presidente del Sabor, Gordan Jandroković, ha respinto le accuse di chi gli imputa di fare il possibile per ritardare la consegna dei documenti raccolti dall’Iniziativa “Il popolo decide”. Dal canto suo il ministro Lovro Kuščević ha chiarito che il referendum elettorale si farà, ma a patto che il medesimo sia giudicato conforme ai dettami della Costituzione dalla Corte costituzionale.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display