Porzioni di freddo Nord all’Acquario polese (foto)

In due vasche di 10mila metri cubi d’acqua le creature del Mar Bianco

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Porzioni di freddo Nord all’Acquario polese (foto)

Dal Mare Adriatico al Mare Mediterraneo, dai mari d’Europa alle acque dolci e salate dell’America latina, l’Acquario di Verudella sta sempre più assumendo le proporzioni di un Museo del mare, anche perché stavolta hanno superato ogni aspettativa: per la prima volta si possono ammirare due vasche di 10mila metri cubi d’acqua fredda piene di flora e fauna dei mari del nord. Un tipo di esposizione che, da quanto noto, non troverebbe eguali nel raggio di 600 chilometri, eventualmente visitando l’Ozeaneum, il Museo oceanografico di Stralsund in Germania. Per importare a Pola dei contenitori pieni di abitanti della natura marina nordica, che esigono di assicurare condizioni di vita esigenti, l’istituzione gestita dalla direttrice Milena Mičić, ha compiuto miracoli.
Antigelo incorporato
La visita agli acquari di Danimarca e Svezia aveva acceso l’amore per i colori dell’Artico e per i merluzzi (finalmente non visti come ghiottoneria gastronomica), al punto da spingersi ad organizzare un’accurata operazione di trasporto agiato e sicuro per un centinaio di organismi viventi presi nel Mar Bianco, sezione del Mare di Barents tra la penisola scandinava e la Russia, che anticamente (durante l’epoca glaciale) era in comunicazione con il Mar Baltico. In parole povere, il Baltico, a confronto è ancora… tiepido e anche più salato, dal momento che in questo caso vi sono flussi di acqua dolce che si riversano in abbondanza. A mostrare i miracoli di un ecosistema nordico fatto traslocare e passare attraverso l’aeroporto di Mosca e poi fino a Zagabria e a Pola dentro appositi frigoriferi sono Marija Aleksandra Bel Dajković, coordinatrice dell’Acquario e Žana Moslavac, biologa responsabile del settore didattico, che ci illustrano peculiarità e curiosità di pesci perfettamente adattati alla sopravvivenza in condizioni naturali estreme. Se per un po’ di bora adriatica noi ci si lagna, è lecito pensare ai pesci artici, costretti a vivere per tutta la loro vita in acqua ghiacciata. Come fanno? Potenza della natura e dei meccanismi fisiologici del loro corpo. Spiegano le esperte: possiedono, all’interno dei fluidi corporei, proteine antigelo chiamate AntiFreeze Proteins, in grado di abbassare il punto di congelamento dell’acqua legandosi in maniera irreversibile ai cristalli di ghiaccio che entrano nel loro corpo, smussandone le spigolature ed impedendo l’aggiunta di altre molecole di acqua.
Ma che pesce sei?
Vale la pena conoscere più da vicino cotanto di individui: il pesce lupo o lupo di mare per primo, pesce osseo, aggressivo, dall’aspetto simile a quello di una grande bavosa. Il corpo è allungato e compresso lateralmente, la testa grande e rotondeggiante, la bocca ampia con forti mascelle dotate di 10-12 denti caniniformi robusti e ben visibili, che ogni anno vengono cambiati. La sua presenza nei mari del nord è carismatica. Dove c’è lui, è segno che l’ecosistema è ancora sano. Vale lo stesso discorso anche per il merluzzo nordico, che a Pola ammiriamo in versione ancora “bambina”. Dicono, che ci vogliono 7 anni affinché cresca e raggiunga una dimensione adulta e allora finisce nelle reti. “Tutta colpa del mercante navigatore veneziano Pietro Querini, che importandolo sulle tavole d’Europa nel XV secolo – come segnalato dalle biologhe – lo ha reso vittima della sovrappesca commerciale, fino a far collassare la sua popolazione nel 1992 (quando Usa e Canada avevano dichiarato il fermo pesca provvisorio). L’idea di importare a Pola delle vasche nordiche, riproducendo un piccolo habitat marino e assicurandone l’animal welfare, non è casuale e vuole porre in risalto il pericolo dell’estinzione delle specie, del surriscaldamento del pianeta, dello scioglimento dei ghiacci, che dagli anni 70 a questa parte si sono ridotti del 50 per cento e che in base alle previsioni più tetre potrebbe sparire nel prossimo decennio.
L’esposizione nordica comprende pannelli informativi, film documentari e anche un tabellone che illustra per filo e per segno le conseguenze degli sconvolgimenti climatici che interessano pure l’area nordica.
Acque… copiate
Tornando alla vasca, si fa notare che la temperatura dell’acqua viene mantenuta costante a 11 gradi utilizzando uno scambiatore di calore, mentre la salinità va costantemente ridotta per eguagliare la composizione dell’acqua del Mar Bianco, mediante processi di osmosi. In questo liquido vi nuota anche il lompo o ciclottero, pesce caratteristico per il corpo alto e massiccio, tondeggiante, privo di squame, ma cosparso di tubercoli ossei, dunque supercorrazzato fuori e molle dentro. Manca di vescica natatoria, la pinna ventrale non c’è, o meglio è trasformata in una ventosa con la quale rimane attaccato al fondale o alle rocce, sistema molto utile per resistere alle forti correnti marine. Il colore è scuro, da grigio blu a verdastro. I maschi in riproduzione cambiano cromature per attirare la femmina. Adagiate sul fondo sabbioso delle vasca ci stanno mimetizzate le platesse (simili alle nostre sogliole), la cui intraprendente specie europea si è incrociata con quella americana creando degli ibridi; poi vedi le scarpene artiche, che a differenza di quelle rosse adriatiche sono nere e non presentano pungiglioni velenosi sul dorso. Vario anche il mondo animale invertebrato e immobile, che popola i fondali nel nord: anemoni di mare solcate e da fondale, coralli artici, spugne, stelle marine con più tentacoli, più aggressive e veloci di quelle del Mare Adriatico, tutta una popolazione che dipende dal ciclo annuale del fitoplancton.

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