Pola. Ospedale, reparto… immondizia

Il vecchio edificio che ospitava l’entrata nel nosocomio versa in condizioni vergognose: l’atrio, il corridoio e quelle che una volta erano le stanze per i degenti sono un ammasso di materassi in stato di decomposizione, letti ortopedici, vetri infranti e quant’altro

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Pola. Ospedale, reparto… immondizia

Dovrebbe venire inserito dentro la mappa turistica dei luoghi più lugubri e inquietanti da (non) visitare in Croazia, L’ingresso del vecchio Ospedale civico, che ancora respira di tanta storia cittadina pur avendo perso la dignitosa presenza del busto di Santorio Santorio, rimosso e mai più rivisto in luogo pubblico, sta dimostrando di essere l’essenza della vergogna. Mai osservato uno spettacolo così macabro: materassi antidecubito in stato di decomposizione, letti ospedalieri ortopedici su ruote in “viaggio” per l’atrio, vetri infranti in quantità industriali, taniche di plastica, stracci umidi incollati su detriti di sassi e cemento, materiale da risulta ad ogni angolo, secchi sfasciati e rotolanti, tavole accatastate, pezzi infiniti di polistirolo, mobilio derivante dagli scarti dell’ex struttura ospedaliera.
Un’atmosfera surreale
Ma il peggio deve ancora arrivare. L’atrio del vecchio ospedale è solo l’anticamera dell’inferno, il limbo che ancora non lascia intravvedere il peggio, i gironi e le bolgie con i peccati capitali celati dentro le stanze dell’edificio, che ospitò il reparto interni con cardiologia e pulmonologia. A voler trascorrere una mezz’oretta della giornata in un luogo che trasmette sensazioni inimmaginabili, ad essere esageratamente curiosi e a convincesi di possedere un cuore impavido e non difettoso dall’aspetto cardio-vascolare, basta entrare nel vecchio edificio. Invasione illecita di strutture non più pubbliche? Mica vero: le porte sono spalancate e favorisca chi desidera, aumentando la tachicardia a mano mano che si penetra dentro androni bui e umidi, che raccolgono la più ricca e più assurda esposizione di reperti. Lasciate ogni speranza voi che entrate, anime prave. La panoramica è inconcepibile, l’atmosfera che vi regna a portata di mano è irreale, spaventosa e anche pericolosa, fatta di ambienti abbandonati a sé stessi e immersi nei rifiuti fino a sbarrare accessi, finestre e pertugi.
Scene da film dell’orrore
Per primo il corridoio, associante a un percorso per l’aldilà, abbraccia nel buio pesto un cimitero di letti da degenza in ferro con sponde spondine, scheletri di letti manuali per infermi, disabili, pieghevoli, con manovella, ausili medici vari, reti metalliche, telai rigidi. Metallo immerso in ogni dove al punto da riprodurre un’atmosfera sinistra, di reparto ancora memore della sofferenza provata da coloro che un tempo deambulavano in questi ambienti. Ogni ex camera ospedaliera è una sequenza a parte da film dell’orrore, vandalizzata e deturpata con violenza gratuita. Sono stanze immerse nel silenzio irreale, spettrali al punto da non risultare elette a rifugio da tossicodipendenti (non almeno ad occhio nudo) o da vagabondi, ma da ispirare gli amanti dell’occulto, i fan delle fotografie macabre. In un dato momento la sensazione è persino quella di un posto ricco di entità nascosta, affascinante e ideale per chi ama il paranormale. Ma anche l’ispirazione per un prodotto di genere thriller, decade alla vista di ciò che rimane degli impianti igienici. Meglio sottacere ed evitare descrizioni che scenderebbero nello stomachevole. Tutto questo non è teatro di deterioramento rapido, quanto di lenta degenerazione che cela innumerevoli pericoli: dal crollo dei solai ai vari frammenti di vetro sparsi sui pavimenti e tanto altro. Salire ai piani superiori è ancora più impensabile. Tornare fuori dopo breve visita è come un rientro nel mondo civile e una vera liberazione.
Tanti colpevoli
Solita domanda: di chi è la responsabilità? Dell’istituzione ospedaliera che alla fine degli anni 90 aveva cominciato a piantare armi e bagagli per trasferirsi al Marina con chirurgia, anestesia rianimazione, neurologia e interni (senza dialisi)? Sempre della medesima istituzione che sembra aver eletto l’ex reparto interni a maxi magazzino dell’attrezzatura medico-sanitaria dismessa? Dell’Università “Juraj Dobrila” che ha ricevuto in dotazione per il campus universitario buona parte delle strutture abbandonate dall’Ospedale, e che sopra la grande entrata lignea ha collocato la tabella con il logo dell’Alma Mater? Della Città di Pola, che comunque deve essere vigile custode di quello che capita su suolo pubblico attraversato di passaggio da moltissimi cittadini?

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