Non si ferma l’agonia delle botteghe artigianali

In queste ultime settimane ha chiuso bottega un altro storico mastro orologiaio ubicato ai Giardini

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Non si ferma l’agonia delle botteghe artigianali

Ogni bottega artigianale della tradizione che chiude, è un nuovo colpo alle arti e ai mestieri in estinzione. La lenta agonia e la scomparsa della professione dell’orologiaio è, tra le tante, una specie d’emblema del fenomeno. In queste ultime settimane di semi lockdown che ha lasciato il centrocittà desolatamente deserto, ha chiuso bottega un altro storico mastro orologiaio di Pola. Domenico – come diceva l’insegna del minuscolo e buio laboratorio di fine micromeccanica orologiaia ai Giardini – non ha retto l’ennesima crisi che ha investito la sua ma anche decine di altre attività artigianali e commerciali? Sarà, ma i negozianti vicini di bottega ci raccontano che è semplicemente andato in pensione. Crisi o non crisi, pandemia o non pandemia, è arrivata la sua ora della quiescenza. “Arriva per tutti, prima o poi”. È vero, arriva per tutti. Ma certe professioni hanno un limite di durata preciso, dettato dall’avanzamento delle nuove tecnologie. Una di queste professioni è certamente anche l’arte dell’orologiaio.

Domenico, uno degli ultimi artigiani orologiai di Pola ha chiuso bottega

Si lasciava intervistare molto volentieri, Domenico, da noialtri cronisti in eterna caccia di storie e personaggi. Ultimamente, però, era come se si facessero dei necrologi alla memoria della storia dell’orologeria artigianale. Il mestiere si è adattato finché ha potuto: il quarzo ha sostituito le molle, ma non per questo il mastro orologiaio ha perso il lavoro. Il vero crollo fisico e morale della professione è arrivato dopo, quando le multinazionali dell’orologio hanno deciso di negare ai laboratori indipendenti le parti necessarie per le riparazioni. Così anche l’orologio è diventano una merce “usa e getta” qualunque. Le riparazioni sono diventate costose e controllate dai produttori: quando un meccanismo va in tilt, il cliente deve consegnarlo al negozio che ha rilasciato la garanzia. A quel punto si consiglia l’acquisto di un nuovo prodotto oppure il conto è super salato. Così le multinazionali controllano anche il mercato delle riparazioni e pazienza se i piccoli artigiani non possiedono più alcuno spazio di manovra.
Il nostro artigiano-restauratore ha resistito a lungo senza mai investire un centesimo nella ristrutturazione della bottega, che infatti è rimasta uguale a quelle degli anni Cinquanta. I tempi in cui l’orologio era un oggetto di culto da conservare e lustrare sono passati – era solito dire nei nostri fugaci incontri. Oggi i giovani guardano l’ora sul telefonino. E i nuovi orologi sono diventati più intelligenti di chi li indossa: rilevano il battito cardiaco, contano i passi, la velocità e i chilometri della corsa, registrano le telefonate e i messaggi di posta elettronica. Lo smartwatch è certamente l’ultimo chiodo nel cofano dell’orologeria tradizionale, con le sue piccole botteghe artigiane nei centri urbani. Pazienza.

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