Ivan e Dančea hanno iniziato una nuova vita

L’acquario di Verudella ha celebrato la Giornata mondiale degli animali rilasciando in mare due tartarughe rinvenute mesi fa

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Ivan e Dančea hanno iniziato una nuova vita
La veterinaria Simona Matas e Milena Mičić con Ivan in mano. Foto: DARIA DEGHENGHI

Grande festa ieri all’acquario di Pola in occasione della Giornata mondiale degli animali. Per celebrarla come si conviene il suo Centro di recupero per tartarughe marine ha liberato Ivan e Dančea, altre due tartarughe salvate da mani amiche, amorevoli e pazienti. Ogni tartaruga scampata alle reti da pesca, agli ami e ai motori fuoribordo, alla plastica ingerita e a qualunque malattia mortale è un nuovo motivo di soddisfazione. In vent’anni l’acquario di Pola ne ha curate e guarite più di 180, ma anche adesso che le operazioni di salvataggio sono una specie di routine, l’emozione è grande come la prima volta.

La veterinaria Simona Matas ha presentato le due tartarughe al pubblico prima di scendere alla spiaggia del Faro. Ivan è una giovane tartaruga di sesso maschile, trovata il 10 febbraio di quest’anno, arenata sulla riva dell’isola di Vanga del Parco nazionale delle Brioni. L’hanno trovata in condizioni pietose, colpita da polmonite, ferita alle pinne e con infiammazioni oculari. Tanto era messa male che ci sono volute cure di terapia intensiva lunghe quattro mesi suonati. Superati tutti i momenti di rischio, l’animale è stato trasferito nelle piscine della convalescenza e della riabilitazione per recuperare le forze in vista del ritorno in natura. A favore della sua salute parlano i chilogrammi guadagnati in ospedale: ne aveva soltanto 6 all’arrivo e oggi, al rilascio, la bellezza di 8,5.

Condizioni precarie
Dančea è una femmina trovata galleggiante e quindi incapace di muoversi il 3 maggio di quest’anno, nell’insenatura Danče, poco lontano da Dubrovnik (Ragusa). Le sono venuti in soccorso per primi i dipendenti dell’ente pubblico regionale, poi lo staff dell’aquario di Ragusa e infine i veterinari di Spalato. Le lastre non hanno rilevato fratture né dimostrata l’ingestione di corpi estranei, e tuttavia l’animale si trovava in pessimo stato, colpito da malnutrizione e infiammazioni oculari. Un paio di mesi in terapia intensiva, con medicinali antinfiammatori e nutrimento adeguato alle circostanze, le sono valsi una completa guarigione. Nella piscina esterna del Parco nazionale Dančea ha seguito un programma di riabilitazione, ha mangiato con appetito e ha recuperato le forze per poter tornare in mare. In due mesi ha guadagnato un chilo e ieri, al momento del rilascio, pesava 34,1 chilogrammi.
Ivan e Dančea hanno avuto fortuna. Margo sta invece ancora lottando per la vita. L’ha salvata una coppia di turisti il 17 agosto galleggiante poco lontano da Figarola presso Rovigno. Ricoverata al Rescue center di Pola, la tartaruga è stata ritrovata gravemente ferita al carapace, malata di polmonite, con difficoltà respiratorie, per cui si è reso necessario un intervento chirurgico di ricomposizione della corazza. Si trova ancora in terapia intensiva ed è uno degli animali più gravemente feriti che l’ospedale delle testuggini marine ha avuto in cura in tanti anni di lavoro. Ciò nonostante sembra possedere una volontà di lottare per la vita tale che dovrebbe assicurarle la guarigione completa in tempi ragionevoli. Ma intanto Ivan e Dančea a quest’ora (dopo un giorno) potrebbero già trovarsi in alto mare, forse persino da qualche parte in Dalmazia.

Un istinto inossidabile
La proprietaria dell’acquario Milena Mičić, dice che per procreare, e cioè per deporre le uova le nostre amiche corazzate devono andare lontano, e possibilmente raggiungere luoghi con temperature di mare più tiepidi, per esempio le coste della Grecia. Una domanda da non intenditori: la cattività imposta per ragioni di cura incide sulla loro futura intraprendenza in mare? O meglio: dopo che sono state coccolate e nutrite in piscina, le tartarughe possono perdere la loro naturale “selvaticità” e perdersi una volta rilasciate in mare aperto? La risposta dell’intenditrice, Milena Mičić, è rassicurante: “No, non è possibile, il problema della cattività e del rilascio in natura riguarda i mammiferi, e per questo i delfini e le orche non sono animali da tenersi in acquario. Le tartarughe sono rettili e possiedono un istinto inossidabile: l’istinto di arrivare laddove devono arrivare per seguire il proprio ciclo vitale. Ne abbiamo seguite alcune col satellite per mesi dopo il rilascio e non si sono mai trovate in difficoltà dopo un periodo in cattività, fosse pure prolungato”.

Souvenir… benefici
Oltre a questa altre due buone notizie sono state diffuse ieri all’acquario di Pola. La prima è che il Centro di recupero migrerà dalla Fortezza di Verudella alla vicina Batteria di San Giovanni, dove quest’ospedale sui generis guadagnerà nuove vasche e “reparti”: l’accettazione, l’ambulatorio, il reparto di chirurgia con le sale operatorie, il reparto di radiologia e diagnostica, le “corsie” e la fisioterapia. Insomma, d’ora in avanti le tartarughe marine ferite avranno a disposizione una vera e propria clinica con specialisti sempre pronti a intervenire. Il progetto non ha da temere per i finanziamenti perché è coperto in buona parte dai fondi di coesione europei. Nel frattempo, l’acquario ha assunto la sua prima artista e si tratta della designer tessile Elica Iljoska. Suo il compito di creare una linea di pupazzi-souvenir personalizzati, da mettere in vendita anche per aumentare i fondi a servizio dell’ospedale per tartarughe marine. È nata così la prima linea di peluche fatti a mano ispirati alle tartarughe in cura a Verudella. Ogni pupazzo è diverso dall’altro, ciascuno ha un nome, una “cartella clinica” e una “ferita” coperta da fasce e bende. Chi li compra contribuisce alla tutela e al salvataggio di una specie a rischio d’estinzione.

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