Castion non finisce di far parlare di sé

Nuove accuse ai vertici del Centro dal Gruppo di monitoraggio civico

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Castion non finisce di far parlare di sé
Il Centro per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di Castion. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Con l’aggravarsi della diffusione dei miasmi provenienti dal Centro di trattamento rifiuti di Castion, il Gruppo di monitoraggio civico della struttura è tornato a farsi sentire per mezzo dell’ennesima nota alle autorità e comunicazione ai media. Nella nota si segnala dunque il fatto per cui Castion starebbe producendo le stesse emissioni e causando le medesime percezioni olfattive dello scorso anno, dal che se ne conclude che nessuna misura tra quelle promesse e anticipate è stata effettivamente realizzata (o non è stata realizzata in tempo utile per prevenire le cause delle emissioni maleodoranti). Il Gruppo rammenta infatti che la Direzione si era impegnata a realizzare, nel corso del mese di luglio, i seguenti provvedimenti a titolo di prevenzione dei miasmi: il trasferimento degli eccessi di rifiuti direttamente dall’area di carico e scarico, controlli del materiale in ingresso con segnalazione all’utente, controllo dei mezzi in entrata con verifica della struttura dello scarto, e valutazione delle possibilità di trattamento preliminare per i rifiuti in entrata.

Una speranza disattesa
“Benché ritenuti tardivi (programmati cioè solo per il mese di luglio), abbiamo considerato i provvedimenti proposti dalla Direzione con moderato ottimismo perché speranzosi che avrebbero almeno in parte ridotto l’impatto sulla popolazione dei Comuni limitrofi – si legge nel comunicato diffuso dal Gruppo di monitoraggio civico –, ma ora vediamo che anche quella speranza è stata disattesa. Settembre è alle porte, la stagione turistica sta volgendo al termine e nessuna delle misure proposte è stata adottata. La stessa manovra del trasferimento degli eccessi è ancora ferma al punto di partenza è cioè ai bandi d’appalto. È chiaro che, terminato l’iter e scelto l’appaltatore, il provvedimento che doveva essere una soluzione d’emergenza in concomitanza con l’alta stagione, non avrà più alcun senso”.
Ma non basta ancora. Il Centro non si è dotato di coperture per il piano reattivo benché la sua funzione sarebbe stata perlomeno duplice: ridurre le esalazioni maleodoranti e riparare la massa dei rifiuti dalle condizioni atmosferiche di umidità e precipitazioni come pioggia, rugiada, grandine, brina… In secondo luogo, “l’incidenza dell’umido sul totale dei rifiuti conferiti continua a essere eccessivamente elevata anche a cinque anni dall’apertura dell’impianto, che di fatto viene bocciato ogni anno da capo in tutte le sue prestazioni”.

Regolare quanto prima il settore
Naturalmente gli effetti dannosi si toccano con mano – cioè col naso – da Bagnole a Vincural, da Valdibecco alla periferia polese. La qualità di vita ne risulta notevolmente peggiorata, senza dire che le attività economiche in funzione del turismo ne escono pesantemente danneggiate. Il peggio è che simili impianti vengono anche progettati e costruiti in tutto il territorio nazionale, anche se la tecnologia risulta superata, oltre che ecologicamente dubbia e poco redditizia. Da qui l’appello del Gruppo al Ministero del Turismo e dello Sport, agli enti locali e alla Regione a regolare quanto prima il settore del conferimento e trattamento rifiuti, procedere con l’edificazione e l’apertura di centri di smistamento, compostaggio e impianti di biogas. Il Gruppo di monitoraggio civico lancia anche un altro appello, questa volta ai cittadini, di includersi nei processi di deliberazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti. Il suggerimento è quello di fondare un altro gruppo di lavoro, multidisciplinare e ampiamente rappresentativo, che includa cioè, oltre agli esponenti delle aziende comunali anche i portavoce dei ristoratori, dei locatori turistici, delle associazioni civiche, dei Gruppi d’azione locale agricoli e ittici, dell’Università degli studi e via elencando. L’attuale sistema di gestione dei rifiuti non dove sopravvivere un altr’anno e un’altra estate: questa la conclusione del Gruppo di monitoraggio locale.

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