Vantaggi e insidie del fenomeno IA

La prof.ssa Ivana Kunda, vicepreside della Facoltà di Giurisprudenza di Fiume, ha tenuto nella Biblioteca civica di Fiume un'interessante conferenza sul tema che riguarda il nostro presente e futuro

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Vantaggi e insidie del fenomeno IA
La relatrice Ivana Kunda. Foto: RONI BRMALJ

“Non sappiamo ancora chi sarà responsabile se l’Intelligenza artificiale causerà dei problemi, non sappiamo tutta la possibile quantità di problemi che ne potrebbero derivare, non sappiamo nemmeno l’evolversi della tecnologia stessa nel più immediato futuro”. Si è chiusa con queste parole, l’esposizione di ieri sera, presso la Biblioteca civica nel Quartiere artistico di Fiume, della professoressa Ivana Kunda, vicepreside della Facoltà di Giurisprudenza di Fiume. La relatrice, durante la sua conferenza intitolata “I rischi dell’intelligenza artificiale e la tutela giuridica da parte dell’Unione europea”, ha trattato il fenomeno dell’intelligenza artificiale presentando nel dettaglio tutti i suoi aspetti.

Un’idea concepita negli anni ‘50
“È difficile definire in modo semplice questa nuova comparsa digitale: da un lato il suo apporto è utile, preciso, diretto e immediato da renderla brillante, dall’altro canto si potrebbe tracciare un’infinita sequenza di elementi rischiosi e negativi che ne potrebbero derivare”. Ma andiamo per ordine: negli anni ‘50 si concepì l’inverosimile idea di creare un’intelligenza artificiale (acronimo inglese AI), un’imitazione della mente umana tramite la tecnologia informatica.
Sebbene l’immaginario comune sia spesso popolato da robot antropomorfi, solo recentemente si è iniziato a considerare un sistema cognitivo più sofisticato. Questo sistema si basa su una rete neurale che riceve, elabora per poi produrre informazioni in forma di input e output. La sua capacità di immagazzinare i dati supera di gran lunga quella del cervello umano. La differenza di dati che si possono inserire, rispetto a quelli che un cervello può memorizzare è assurda.

Presente nella vita quotidiana
La cosa negativa, però, è che senza l’essere umano tutti questi dati non si possono inserire.
“Oggi siamo arrivati al punto dove, un robot dotato d’intelligenza artificiale è diventato direttore di un’azienda commerciale, che ha il compito di prendere le decisioni più importanti. Ma la domanda è: cosa succede se sbaglia? Quanto è possibile ed etico dare in mano a un robot le redini di un’azienda, il futuro di molte persone?”.
Questo non è stato l’unico esempio. La relatrice ha spiegato che l’AI è già presente eccome nelle nostre vite. È usata nella meteorologia per prevedere le condizioni meteo, nel campo della sicurezza pubblica (come nella metro di New York dove un droide del NYPD si muoveva avanti e indietro filmando la gente che passava cercando di rilevare e poi denunciare agli agenti comportamenti sospetti) oppure anche in campo medico nell’analisi delle immagini diagnostiche.
Indubbiamente ci sono molti vantaggi. Si tratta di sviluppi che sollevano comunque questioni etiche e di privacy. “Quando i vostri telefonini, per sbloccarsi vi chiedono le impronte digitali oppure di mostrare il volto o la retina dell’occhio – sappiate che avete già consegnato a qualcuno i vostri dati più personali. Siate dunque cauti, optando piuttosto per il buon vecchio PIN”.

Importante l’impatto ecologico
C’è sempre da tenere a mente anche che il contesto europeo, nel quale ci troviamo noi, rimane di gran lunga quello più libero e dove i diritti umani rimangono sempre un punto focale indiscutibile. Se si pensa a culture come la Cina (oppure Russia, ma anche Stati Uniti) ci si rende conto che esistono apparati statali dove le tecnologie di monitoraggio sono sempre benvenute e l’AI, senza un’adeguata protezione della privacy dei cittadini, diventerebbe uno strumento micidiale a scopi del genere.
La prof.ssa Kunda si è soffermata sull’impatto ecologico derivante dall’AI. “Per processare tutta questa moltitudine di dati c’è bisogno di tantissimi computer messi assieme. Fa ridere dirlo, ma si tratta di vere e proprie piantagioni di PC. Se si pensa che ognuno di questi computer dev’essere raffreddato per continuare a funzionare, provate a immaginare quanta energia si consuma”.
Non è chiara nemmeno la sorte dei tanti professionisti o scienziati (artisti, scrittori, matematici, fisici e chi più ne ha più ne metta) che potrebbero essere facilmente sostituiti dalle varie forme d’intelligenza artificiale. Esistono diversi tipi di AI: per generare o tradurre testi scritti, per riprodurre immagini di ogni tipo, per produrre video e musica, per svolgere operazioni di logica.
A giudicare da quanto detto all’inizio, si è parlato della cornice giuridica che si sta preparando a livello di Unione europea per il complesso contesto legato all’intelligenza artificiale. È tutto ancora in fase di progettazione ma le tempistiche sembrano molto lunghe. E il contesto abbastanza confuso. Ci sono molte cose ancora non chiare: non solo come punire atti illeciti (possesso di dati personali contro la volontà della gente, suggestione e persuasione del pensiero tramite alcuni strumenti e modi di fare meschini, classificazione degli individui in base alla loro osservazione) ma nemmeno chi poter accusare e chi potrebbe essere il responsabile. In ballo ci sono molti partecipanti: chi investe, chi programma, chi sceglie i dati e chi li usa.
Il tempo a disposizione è poco, il contesto giuridico ancora inesistente e pieno di mistero mentre la tecnologia cresce e il nostro coinvolgimento non si può più fermare.

Il pubblico ha avuto occasione di sentire alcune nozioni nuove riguardo all’IA.
Foto: RONI BRMALJ

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