“Sono felicissima di essere qui e poter finalmente presentare il libro sul quale ho lavorato per molti anni”, queste le parole di Angela Ilić, docente dell’Università “Johannes Gutenberg” di Magonza (Mainz), la quale l’altra sera, al Museo civico (Cubetto) di Fiume ha presentato il suo volume intitolato “Identitäten in regionalen Zentren der Habsburgermonarchie 1867–1918. Die Fallbeispiele Rijeka und Maribor” (Le identità nei centri regionali della Monarchia asburgica 1867-1918. Fiume e Maribor).
Al suo fianco per discutere del libro, anche il prof. Marko Medved della Facoltà di Medicina di Fiume, Ivan Jeličić, docente al Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume e l’ex direttore del Museo civico di Fiume, Ervin Dubrović.
Identificare i tratti distintivi
Il libro, originariamente redatto in tedesco, è il risultato di un processo di studio dedicato alle città di Fiume e Maribor che all’epoca erano parte della corona asburgica. “Non ho voluto scrivere la storia delle due città”, l’autrice ha spiegato che il suo intento non era scrivere una storia dettagliata di entrambe le città, bensì condurre una ricerca per comprendere le diverse identità culturali, etniche, nazionaliste e religiose che le hanno caratterizzate tra il 1867 e il 1918.
Ha trovato interessante esaminare come queste identità siano mutate nel tempo.
Il suo focus si è concentrato principalmente sull’evoluzione dei sentimenti nazionalisti e dello spirito panslavista che nasceva in quegli anni. Tuttavia riconosce la complessità nel contestualizzare sia Fiume che Maribor a causa delle diversità etniche presenti: Fiume con influenza italiana, croata, tedesca, ungherese, serba, ebrea, mentre Maribor con componenti slovene, tedesche e ceche.
Fonti e documenti consultati
Per quanto riguarda le questioni religiose, l’autrice ha parlato di Maribor che, anche se più piccola rispetto a Fiume, è stata il centro della diocesi in Slovenia il che ha sicuramente avuto le sue influenti conseguenze. Poi, a causa dei frequenti cambiamenti dei confini nazionali, non era semplice integrare, per l’autrice, tutte le informazioni dagli atti ufficiali, dai censimenti o dai documenti religiosi. Le sono stati utili i documenti ungheresi per comprendere meglio la questione di Fiume. Ha fatto visita a città come Lubiana, Graz, Vienna, Celje e Ptuj ed ha espresso gratitudine alla digitalizzazione per il grande apporto che le ha semplificato il lavoro.
“Ho trovato preziose fonti negli scritti della comunità ebraica e della chiesa protestante e, sebbene molte informazioni sono andate perse nel tempo, sono riuscita a collegare diverse fonti grazie ad ore di duro lavoro di ricerca”, ha sottolineato Ilić.
Culture diverse
L’autrice definisce il suo viaggio di ricerca appassionante e quasi infinito. Nel suo lavoro è stata costretta a considerare diverse ipotesi, inclusa l’idea che alcune persone non si identificassero esclusivamente con una singola, ma fossero capaci di muoversi tra più culture diverse.
In un momento ha anche messo un po’ in discussione il concetto di tolleranza, suggerendo che forse non era così diffusa come si credeva. Per la sua ricerca, ha consultato una vasta letteratura scientifica, leggendo in diverse lingue contemporaneamente. Le fonti trattavano principalmente la comparazione e i conflitti tra le diverse lingue e culture presenti a Fiume e Maribor, ma Ilić era più interessata a capire come le persone convivessero con le loro diversità. Ad esempio, vi erano illustri sloveni che scrivevano in tedesco per creare un ponte culturale con la popolazione tedesca. Le sue ricerche l’hanno portata a diverse conclusioni, incluso il fatto che la creazione di un’identità nazionale definita richiedeva tempo a causa della diversità culturale e dei già citati ponti culturali.
Infine Fiume viene descritta come un fenomeno speciale dove l’identità era spesso relativizzata, poiché la città era un melting pot di influenze, dove ad onor del vero, il valore principale spesso era il denaro. Inoltre, la mancanza di un’aristocrazia ha favorito un ambiente dove chi arrivava (ma anche chi c’era già) cercava di realizzare i propri obiettivi indipendentemente dalla religione o dall’identità nazionale. In definitiva, i relatori si sono accordati sul fatto che non è possibile tracciare una singola linea etnica, religiosa e culturale sia per l’una che per l’altra città.
Prima di concludere la presentazione anche il pubblico ha partecipato con domande ed elogi per i quattro relatori.
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