I fondi per l’autonomia culturale delle minoranze nazionali sono notevolmente aumentati quest’anno. Facciamo il punto della situazione con il presidente del Consiglio per le minoranze nazionali, Tibor Varga, anche tenendo conto del fatto che si stanno predisponendo nuovi criteri di assegnazione delle risorse e che saranno sviluppati e incoraggiati nuovi contenuti programmatici.
Nella sua ultima sessione, il Consiglio per le minoranze nazionali della Repubblica di Croazia ha deciso di stanziare più di 10 milioni di euro per i programmi relativi all’autonomia culturale delle etnie. Sarebbe il caso di parlare più spesso dell’importanza dell’autonomia culturale per le minoranze e anche per la società nel complesso?
Ebbene, innanzitutto vorrei partire dal fatto che quest’anno i fondi complessivi per i programmi relativi all’autonomia culturale sono aumentati addirittura del 25 per cento. Si tratta di un aumento davvero significativo. E il processo di distribuzione delle risorse a disposizione avviene secondo una procedura rigorosamente stabilita con criteri chiari. La nostro Commissione per la distribuzione di questi fondi è composto da cinque membri, di cui tre professionisti, esterni e due, quindi una parte minore, facenti capo al Consiglio per le minoranze nazionali. Ci impegniamo affinché la Commissione sia indipendente e operi in modo professionale: questa è la strada giusto acciocché vi sia una ripartizione di qualità dei fondi, che sono aumentati costantemente negli ultimi anni. Ma anche la domanda di queste risorse è in aumento, ovvero sale il numero di associazioni e istituzioni delle minoranze nazionali che chiedono sostegno. Ad esempio, l’anno scorso sono stati notificati circa 1.150 programmi, quest’anno ne sono stati candidati più di 1.350 e in totale abbiamo stanziato fondi per 1.250 programmi. Sono incluse in totale 251 associazioni con 137 programmi, più che l’anno scorso, il che rappresenta anche una crescita significativa. E i programmi sono stati richiesti e ottenuti dalle associazioni di 20 delle 22 minoranze nazionali riconosciute (tutte tranne le minoranze nazionali valacca e turca). Allo stesso tempo quest’anno abbiamo anche 19 nuove associazioni che hanno notificato i loro programmi e ricevuto fondi, quindi stiamo ampliando l’area dell’autonomia culturale. E continueremo su questa strada, per incoraggiare nuove associazioni e per aprire spazi al finanziamento di nuovi programmi. Spesso si ha l’errata impressione che l’autonomia culturale delle minoranze nazionali sia limitata solo a qualcosa di folcloristico. Ebbene, questo non è nemmeno lontanamente vero. L’autonomia culturale è molto più ricca e diversificata, ma in ogni caso il folclore è una parte molto importante ed essenziale dei contenuti culturali delle etnie. L’attività culturale amatoriale è estremamente importante per le minoranze nazionali perché attraverso esso viene preservata l’identità culturale: molti giovani appartenenti alle etnie sono attratti e in inclusi in questi programmi, che offrono loro l’opportunità di conoscere la loro cultura nazionale, di acquisire e sviluppare il desiderio, ad esempio, di imparare la lingua. In generale, incoraggiamo anche un certo attivismo sociale e culturale dei giovani, che altrimenti sarebbe insufficiente sia tra le minoranze che tra la popolazione giovane nel suo complesso. Ma l’autonomia culturale delle minoranze nazionali offre anche molti altri contenuti che interessano e sono importanti per la popolazione maggioritaria di alcune zone e per la cultura croata in generale attraverso eventi informativi, editoriali e culturali in generale, scambi, ecc.
Vengono distribuiti importi significativi e non abbiamo mai sentito parlare di insoddisfazione o lamentele. Qual è la ricetta del successo?
La prima cosa da sottolineare in questo contesto è che si tratta sempre di fondi strettamente finalizzati e destinati esclusivamente a specifici programmi culturali. I criteri sono molto rigorosi e allineati a tutte le norme giuridiche importanti, dalla Legge costituzionale sulla tutela delle etnie, alla Finanziaria. Le condizioni stesse per candidarsi sono molto rigorose: quindi possono farsi avanti solo le associazioni che sono registrate o che operano da almeno tre anni, che contano almeno 20 appartenenti a minoranze nazionali e i cui responsabili non sono stati puniti ovvero non sono sotto inchiesta. Tutto questo è analizzato dalla Commissione competente: solo se l’associazione soddisfa i criteri richiesti può proseguire con l’ulteriore iter programmatico. Nessuno è favorito. La chiave è la qualità, non la quantità. I fondi non vengono assegnati in base al numero delle minoranze nazionali, ma in base alla qualità del programma. L’attuazione di questi programmi è strettamente controllata. Ogni tre mesi le associazioni presentano rapporti molto dettagliati e documentati sull’attuazione del programma e sui fondi spesi. Tutto è soggetto a normative molto rigide. I fondi non utilizzati o privi di giustificazione devono essere restituiti al bilancio dello Stato. Ci prendiamo cura di tutti questi aspetti e delle possibili problematiche, istruiamo costantemente i nostri fruitori e riduciamo così i problemi al minimo.
Tuttavia, probabilmente ci sono alcune difficoltà. Quali sono i problemi più evidenti e cosa si può fare per superarli o migliorare ulteriormente la distribuzione dei fondi per l’autonomia culturale delle minoranze nazionali?
Certo ci sono dei problemi, ma non siamo formalisti. Il nostro Servizio tecnico è sempre pronto ad aiutare tutte le associazioni che hanno fatto domanda, soprattutto quelle nuove che magari non sono ancora in grado di fare fronte a tutte le condizioni richieste. Mi sforzo di migliorare costantemente il sistema, ma anche di semplificarlo, anche se tutto dev’essere documentato, dai resoconti alle immagini degli eventi, alla revisione dettagliata di tutte le spese. Siamo in costante contatto con le associazioni e siamo molto aperti a tutte le loro osservazioni, suggerimenti e consigli, il che è normale perché lavoriamo insieme. È proprio sulla base di queste proposte e delle nostre analisi che ci avviciniamo ad una nuova fase di ulteriore miglioramento dei criteri di assegnazione dei fondi e della metodologia di monitoraggio della realizzazione dei programmi di autonomia culturale. Abbiamo formato un gruppo di lavoro per la predisposizione dei nuovi criteri e speriamo di presentare una bozza già in autunno e di adottare la versione ufficiale entro la fine dell’anno.
Anche quest’anno sono aumentati i fondi per l’autonomia culturale. Ma è certo che, come in tanti altri ambiti, mancano sempre le risorse necessarie per fare fronte a tutte le esigenze. Come risolvere questo problema? Quali sono le possibilità per aumentare ulteriormente i fondi e quindi rafforzare i programmi di autonomia culturale delle minoranze nazionali?
Naturalmente, se i bisogni e i desideri sono maggiori, mancano sempre i fondi, ma la realtà è quella che è. Ma devo dire che siamo abbastanza soddisfatti di questa realtà. Ricordiamo gli anni di magra dal 2008 al 2016, quando i fondi per i programmi diminuivano costantemente. Ma non si trattò di un attacco alle minoranze nazionali, erano gli anni della recessione e molti capitoli di spesa subirono riduzioni simili. Ma negli ultimi anni abbiamo visto la crescita dei fondi finalizzati all’autonomia culturale e questo ci riempie di soddisfazione e ottimismo. Siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità, abbiamo potuto fare affidamento sulla buona volontà del governo negli ultimi due mandati, ma ovviamente bisogna sempre tenere conto dei parametri e delle condizioni economiche oggettive. Ciò che è importante è che non si tratta solo di un aumento lineare: l’incremento delle risorse sta a significare più nuove associazioni che possono candidarsi, più nuovi programmi che possono essere finanziati: quindi c’è sempre un valore qualitativo aggiunto in prospettiva. Per l’anno 2024, le associazioni e le istituzioni delle minoranze nazionali hanno segnalato programmi per un importo totale di quasi 13 milioni di euro, il che rispetto al 2023 rappresenta un aumento di quasi il 30 p.c., mentre noi, grazie all’aumento significativo dei fondi, siamo riusciti a distribuire circa 10 milioni di euro. Ecco perché continueremo a cercare non solo fondi aggiuntivi, ma anche nuove potenziali fonti di finanziamento, come i fondi dell’UE, al fine di ridurre il divario tra ciò che è richiesto e ciò che può essere ottenuto.
Quanto contribuiscono i programmi per l’autonomia culturale delle minoranze nazionali allo sviluppo culturale complessivo della società croata e se ne parla abbastanza?
Anche se non disponiamo di ricerche e analisi sistematiche, le nostre informazioni raccolte sul campo evidenziano che alcuni programmi relativi all’autonomia culturale sono molto ben accettati dalla maggioranza della popolazione di alcune aree e che l’interesse per essi è in crescita. Ciò si riferisce soprattutto alle grandi manifestazioni delle minoranze nazionali come gli incontri a Lipovljani o le serate delle minoranze nazionali a Bjelovar. Tuttavia, c’è anche un crescente interesse per contenuti, programmi ed eventi culturali che risultano dalla cooperazione delle associazioni delle minoranze nazionali con le loro Nazioni madri. Le preziose traduzioni e le attività editoriali, le interessanti presenze culturali di ospiti illustri, sono eventi che suscitano l’interesse della popolazione maggioritaria e arricchiscono il clima culturale e l’offerta culturale in alcune aree, contribuendo anche alla vita culturale complessiva della società croata.
Come arricchire l’offerta culturale?
È necessario arricchirla attraverso un ulteriore sviluppo dei programmi, ma bisogna sempre fare attenzione che questi rimangano strettamente nell’ambito dell’autonomia culturale. Uno dei compiti fondamentali del Consiglio in quanto organismo ombrello è quello di occuparsi dell’autonomia culturale: dobbiamo stare attenti però che alcuni programmi che non appartengono a questo ambito si facciano strada. Mi riferisco anche ad alcuni programmi educativi, sportivi, religiosi e perfino politici. Anche se le associazioni possono occuparsi di questi contenuti, essi non rientrano nell’ambito dell’autonomia culturale e a questo prestiamo molta attenzione. E per quanto riguarda i nuovi contenuti, segnaliamo i programmi di valorizzazione della lingua materna, che hanno riscontrato grande interesse da parte delle associazioni delle minoranze; poi la creazione di contenuti archivistici con cui le associazioni possano presentare la storia della loro comunità. Ci sono cose estremamente preziose che finora non erano per lo più visibili. Inoltre, ci sforziamo di incoraggiare maggiori opportunità mediatiche per il tramite di Internet e dei portali, nonché un lavoro più significativo con i giovani, ecc. Cercheremo di progettare e rendere operativo tutto questo attraverso nuovi criteri di assegnazione dei fondi. Stiamo anche preparando speciali seminari formativi sui fondi UE, al fine di contribuire all’ulteriore rafforzamento programmatico e finanziario delle associazioni delle minoranze, ovvero della loro capacità di presentare domanda per i concorsi per i mezzi europei. Ci sono molte opportunità per le comunità e le associazioni minoritarie. Come abbiamo già accennato, in questo contesto c’è un’ulteriore potenziale fonte di aumento dei fondi per le minoranze nazionali, che non sempre può realizzarsi attingendo al bilancio nazionale.
Come vede la possibile posizione delle minoranze nazionali nel governo?
Penso che sia importante sottolineare un aspetto che viene percepito in modo molto errato quando si parla di minoranze nazionali. Non saranno le etnie a decidere il destino del futuro governo croato. Tutto dipende dagli elettori e dai loro rappresentanti politici. Le minoranze non sono il fattore decisiva, però sono pronte e vogliono sostenere l’opzione che offre alla società croata un ulteriore sviluppo di qualità sia dal punto di vista economico, culturale e democratico, e che voglia rafforzare ulteriormente la cultura della tolleranza e del rispetto reciproco, perché questo è un segmento importante dello sviluppo di qualità della società croata. Nei due mandati precedenti, le minoranze hanno avuto un’eccellente cooperazione con il governo, che ha trovato espressione nei Programmi operativi per le minoranze nazionali, e crediamo che questo modello continuerà indipendentemente dal fatto se ci saranno o meno esponenti delle etnie nel governo.
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