«Ogni nostra piccola storia merita un grande romanzo»

Annualmente a Verona il Premio «Tanzella» chiude le manifestazioni indette in occasione del Giorno del Ricordo. Ce ne parla la presidente Loredana Gioseffi

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«Ogni nostra piccola storia merita un grande romanzo»
Loredana Gioseffi (a destra). Foto gentilmente concesse da Loredana Gioseffi

“Mio padre Giuseppe insegnava a Brioni quando in classe entrarono gli agenti della polizia segreta jugoslava, la famigerata OZNA, e frugando nell’armadio trovarono la bandiera italiana piegata e ben riposta, la gettarono nell’immondizia e se ne andarono. Mio padre la ripescò, era la sua bandiera, non pretendeva di esporla, ma neanche di farle fare una fine così disonorevole e la risistemò nell’armadio. Gli agenti tornarono per controllare ed egli dovette fuggire dalla finestra. Lo soccorse un pescatore, che lo portò a Fasana dove non si sarebbe potuto salvare, ormai il suo destino era segnato. Era il 1946, raggiunse Verona e da allora siamo qui…”.
È quanto racconta Loredana Gioseffi, presidente del Premio “Loris Tanzella”, sin dalla sua istituzione nel 2001. “Ne sentivamo il bisogno, una socia istriana dell’ANVGD volle dedicarlo a suo marito, il generale Tanzella che s’era appassionato alla nostra storia spendendosi con grande slancio per la causa dei giuliano-dalmati”.
Ne parliamo a conclusione della 19ª edizione del Premio che si è consumata solo una settimana fa mentre l’dea del ventennale è già nell’aria, l’impegno per mantenere acceso l’interesse e l’amore nei confronti del riconoscimento letterario-artistico dura tutto l’anno e coinvolge molti soci dell’ANVGD di Verona. “Il premio assoluto di questa edizione è andato al libro di Paolo Scandaletti sulla vita di Ottavio Missoni. Ritirato dal figlio Luca, un momento veramente intenso”, spiega la Gioseffi.
Ci vorrà un po’ di tempo per sedimentare tutte le emozioni suscitate dagli incontri nel corso della cerimonia che gode del sostegno del Comune di Verona, in modo specifico dell’Assessorato alle Politiche giovanili e di partecipazione, Pari opportunità, Innovazione, Memoria Storica e Diritti Umani, presieduta da Jacopo Buffolo presente alla manifestazione, che segue da vicino l’evolversi del premio e di tutte le iniziate riguardanti il Giorno del Ricordo.
“Nei primi anni è stato difficile testimoniare la nostra presenza – ricorda la Gioseffi – fino all’istituzione del Giorno del Ricordo, che ha spalancato le porte ai nostri racconti. Per tanto tempo mio padre, mancato a 99 anni è andato nelle scuole a raccontare la sua vicenda di esule rovignese, sposato con una dignanese. Gioseffi e Biasiol sono i cognomi dei miei genitori, riassumono una parte importante della storia dell’Istria e lo spirito stesso del premio dedicato a opere letterarie sulle vicende delle terre di Istria, Fiume e Dalmazia, per mantenerne intatta la memoria, ma anche per stimolare ricerca e conoscenza”.
Lei è sempre stata coinvolta nell’associazionismo?
“Finché insegnavo letteratura nelle scuole era più difficile seguire da vicino l’ANVGD, ma raggiunta la quiescenza è iniziata una importante stagione di attività diretta. Il premio mi assorbe moltissimo nella pubblicazione del Bando, la selezione dei lavori pervenuti, la cerimonia medesima. Nei primi anni il premio era sostenuto dai progetti ministeriali previsti dalla legge 2001 per le attività delle associazioni degli esuli, ma poi è stato il Comune di Verona a farsi carico delle spese e ad appoggiarci in toto per la sua realizzazione, ne andiamo veramente fieri”.
Chi partecipa al premio?
“Tutti gli autori che hanno avuto modo di pubblicare un libro che parla di noi. Per queste persone il premio è una palestra di confronto, ma anche di visibilità. La lista dei premiati è sempre molto lunga anche perché cerchiamo di incoraggiare chi ha la passione per la ricerca, per la scrittura, per l’arte”.
Il suo rapporto con Rovigno?
“Le nostre radici sono lì, ci torniamo ogni volta che è possibile, come a Dignano. Spesso ripenso al fatto che siamo cresciute noi sorelle, lontano dai nonni materni, li abbiamo conosciuti che eravamo già grandicelle e le nostre visite duravano poco per costruire un rapporto più profondo che quindi è fatto di sensazioni, emozioni forti. A nostro padre abbiamo promesso di non mancare mai ai Raduni dei rovignesi il 16 settembre di ogni anno a Rovigno, per onorarne la memoria, la festa di S. Eufemia, per incontrare la gente. Le foto di gruppo scattate sul sagrato della chiesa dopo la messa raccontano un percorso intenso di affetti, rapporti, riflessioni sullo strappo e i ritorni. E lo dobbiamo a nostro padre che fino a 96 anni non è mai mancato a questi appuntamenti. Non soltanto, ha fatto testimonianza nelle scuole. Per la sua intensa attività è stato insignito del Cavalierato dal presidente Sergio Mattarella”.
Un’attività che lei continua?
“Quest’anno ho incontrato 26 classi, 500 alunni, 40 insegnanti. Ho seguito i successi di questi ragazzi, una scuola ha vinto il premio Giorno del Ricordo ed è stata convocata al Quirinale. Sono grandi soddisfazioni”.
Il Giorno del Ricordo ha cambiato veramente l’associazionismo?
“Assolutamente, tutto è diventato più facile per genti disciplinate e ligie come noi, avere finalmente l’appoggio dell’ufficialità ha aperto tante porte, ci ha incoraggiati a osare, a uscire dai silenzi di tanti decenni. Si organizzano cerimonie, ma soprattutto eventi culturali e si svolge tanto lavoro con i giovani”.
Anche suo padre ha continuato a insegnare dopo l’esodo?
“È andato a lavorare nelle ferrovie. Sopravvivere era prioritario. Una sorella era già nata in Istria quando è dovuto fugg

ire, noi siamo venute dopo, a Verona, ma siamo anche profondamente istriane per ciò che i nostri genitori ci hanno tramandato. Tornare a Dignano o a Rovigno è sempre bello. Mio padre aveva una piccola barca a Stoia, in quel di Pola, era un modo per vivere quella parte di esistenza che avremmo voluto se la storia non ci avesse travolti tutti. Anche il premio lo è con la sua cerimonia che ci fa stare insieme dando a tutti la parola, spesso sentiamo affermare che: ogni nostra storia è un romanzo”.
Alla cerimonia erano presenti i massimi esponenti dell’associazionismo degli esuli, da Renzo Codarin dell’ANVGD, a Franco Papetti dell’AFIM, che ha ritirato il premio conferito a Andor Brakus per la poesia, a Giorgio Tessarolo vicepresidente dell’Associazione delle Comunità istriane di Trieste anche vincitore del secondo premio per la poesia e poi presidenti di Comitati e Società di studi.

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