Radin: «Contano i programmi»

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Radin: «Contano i programmi»
Furio Radin. Foto: Željko Jerneić

“Tutti parlano dei nomi dei futuri ministri. Questo è un tema del quale bisogna appena iniziare a discutere. L’esecutivo in definitiva si rispecchia nel programma di governo”. Ad affermarlo è stato il deputato della Comunità Nazionale Italiana al Parlamento croato e vicepresidente uscente del Sabor, Furio Radin ieri negli studi zagabresi dell’emittente televisiva all news N1. Nel corso della sua conversazione con la giornalista Mašenka Vukadinović di Fiume, l’on. Radin – interpellato in merito ai criteri adottati dal Gruppo parlamentare dei deputati delle minoranze nazionali per decidere quanti di loro e chi avrebbe firmato il sostegno ad Andrej Plenković quale presidente incaricato per la formazione del nuovo governo – ha invitato a non fare confusione tra coalizione di maggioranza e governo.
Nuovi progetti
Radin ha sottolineato che per quanto concerne i deputati eletti nella XII circoscrizione l’obiettivo primario consiste nell’assicurarsi che i programmi operativi pattuiti con i Banski dvori nello scorso mandato siano “attualizzati e aggiornati”. “Questo vale per me e per tutti i deputati delle Comunità nazionali”, ha affermato Radin, chiarendo che il Gruppo parlamentare è coeso e che al suo interno non ci sono fratture. Ha spiegato che i programmi operativi sono il punto di partenza nella lotta per la tutela e la promozione dei diritti delle etnie. “Dobbiamo realizzare i punti rimasti inattuati e poi ragionare su nuovi progetti. Bisogna comprendere che quando si costruisce una scuola per le minoranze nazionali, ad esempio quella di Buie, cofinanziata dalla Croazia (Stato e Regione istriana) e dall’Italia, questa entra a far parte del patrimonio di questo Paese. Noi siamo parte di questo Paese, non siamo degli alieni, non siamo arrivati qui da chissà dove, viviamo qui da sempre. Lavoriamo nell’intento di rendere la Croazia un Paese migliore. Non mi passa per l’anticamera della mente proporre di fare qualcosa per la quale penso che potrebbe far fare alla Croazia dei passi indietro”.
La forza dell’inclusività
Nel corso della conversazione Radin ha ammesso che la sua sensibilità è rimasta urtata dal fatto che il Movimento patriottico (DP) abbia imposto che dalla coalizione di governo sia escluso l’SDSS (il partito presieduto da Milorad Pupovac nelle cui file sono stati eletti i deputati ai tre seggi specifici garantiti alla minoranza serva al Parlamento croato, nda). “Dovrebbero essere urtati anche coloro i quali hanno proposto una cosa del genere. Dovrebbero sapere che pretendere di escludere qualcuno da qualcosa non è mai un segno di forza. Al contrario l’inclusività è una testimonianza di forza. In politica è importante avere la forza di confrontarsi con chi ha opinioni diverse dalle tue”, ha detto Radin. Ha affermato di nutrire grande fiducia nei confronti di Andrej Plenković e nella sua capacità di mettere a punto un programma di governo di qualità. A questo proposito Radin ha ribadito però che il sostegno a un governo non può mai essere dato in bianco. “Saremo inevitabilmente chiamati a confrontarsi con numerose sfide. È sempre così, con qualche governo di più, con altri di meno. L’arte della politica si rispecchia nella capacità di saper scendere a compromessi. Mi auguro che il futuro dimostri che siamo in grado d’incontrarci non necessariamente a metà strada, ma a un punto del percorso quando tutte le parti in causa possono sostenere di non aver ceduto, di essere forti e non deboli”, ha notato il parlamentare della CNI, auspicandosi che la storia si ripeterà e che anche il DP una volta salito al potere attenuerà la sua retorica. “In caso contrario significa che dobbiamo fare i conti con posizioni radicali e il radicalismo non lo possiamo accettare”, ha chiarito Radin.
Dimostriamo tolleranza
Per quanto concerne le voci attinenti alla possibile negazione di futuri finanziamenti pubblici al settimanale Novosti – uno scenario auspicato dal DP –, Radin ha formulato un suggerimento al presidente del Movimento patriottico, il sindaco di Vukovar Ivan Penava. “Non lo conosco bene. Se si escludono i saluti che ci si fanno quando due s’incontrano da qualche parte, forse non abbiamo mai scambiato neppure una parola. Ma desidero comune dargli un consiglio. Fermiamoci a riflettere. Escludere invece d’includere è segno di debolezza. Dimostriamo d’avere un carattere forte, tutti, e guardiamoci intorno, vediamo come si evolverà la situazione e sforziamoci almeno di essere tolleranti gli uni nei confronti degli altri”, ha detto Radin. Parlando del referendum ipotizzato ultimamente dal Most al fine di disciplinare in modo diverso il ruolo e le competenze dei deputati delle minoranze nazionali Radin ha osservato che le questioni attinenti ai diritti umani non dovrebbero poter essere regolate ricorrendo a questo strumento. “Sosterreste ad esempio l’indizione di un referendum sulla pena di morte dopo un evento criminale che ha scosso la sensibilità dell’opinione pubblica?”, ha invitato a riflettere Radin.
Ferlin. Scuse insufficienti
Nel corso della trasmissione Radin ha criticato il comportamento del giornalista di Radio Fiume (emittente che opera in seno alla Radiotelevisione pubblica croata/HRT) Robert Ferlin, che il 3 maggio scorso, nella ricorrenza della giornata della liberazione del capoluogo quarnerino dal nazifascismo aveva suggerito durante una diretta d’ammainare a mezz’asta il Tricolore italiano che storicamente sventola sul palazzo che ospita l’emittente. Un’uscita che ha suscitato prima la reazione della giornalista dei programmi in lingua italiana di Radio Fiume, Selina Sciucca e poi anche quella dell’Unione Italiana, dei Consigli della CNI della Regione litoraneo-montane e della Città di Fiume, della Comunità degli Italiani di Fiume, della Lista di Fiume… spingendo l’8 maggio scorso Ferlin a rivolgere le proprie scuse a chi si è reputato offeso dalle sue parole. Radin ha detto di essere rimasto amareggiato per la reazione blanda del grosso dei mezzi d’informazione e di non considerare sufficienti le scuse di Ferlin, imputandogli di essere recidivo.

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