ETICA E SOCIETÀ L’antifascismo e i problemi attuali

0
ETICA E SOCIETÀ L’antifascismo e i problemi attuali

La scorsa settimana è stato celebrato il 25 aprile, Festa della Liberazione. Lo ricordiamo per la fine dell’occupazione nazista e per la caduta del fascismo. Data importantissima, perché come ha tenuto a sottolineare la premier italiana, Giorgia Meloni, “la fine del fascismo pose le basi per la democrazia”. Sorprende, tuttavia, la polemica che si è sviluppata sul concetto di antifascismo. Per vari motivi avrei avuto l’ingenuo ottimismo che questa dichiarazione sarebbe stata uno dei passi irreversibili verso il giudizio storico definitivo su quell’epoca storica, senza farne un tema di dibattito nella politica attuale. Eppure, non è stato così. E non si sta facendo una bella figura.

Inizio dalla sinistra. Qui si incontrano difficoltà nel trovare uno spazio nel mondo contemporaneo. Insistere sul fascismo come cartina al tornasole delle posizioni politiche attuali è un segno di spaesamento. Non perché il fascismo non sia un male assoluto. Ho già scritto che lo reputo non solo immorale, ma il crollo della moralità (pensiero, peraltro, non mio nell’origine). Il fascismo è censurabile già nell’idea fondamentale. Orribile nella realizzazione. È importante ricordarlo. Tuttavia, non credo che la condanna del fascismo sia una ricetta per affrontare i problemi attuali con le infrazioni dei valori della libertà e dell’uguaglianza.

In primo luogo, l’uguaglianza e la libertà sono lese per motivi sociali ed economici. I divari sono crescenti e la qualità della vita è sempre più compromessa per parti ampie della popolazione. Allo stesso tempo, i servizi sociali sono sempre più flebili. A soffrirne primariamente sono le parti più minacciate della società. Persone con disabilità e persone con malattie. Ma le condizioni disagiate coinvolgono anche persone che lavorano e ricevono uno stipendio che, però, non può essere considerato soddisfacente per la qualità della vita che dovrebbe corrispondere al 21.esimo secolo. Riguardano pensionati e pensionate che troppo spesso vivono in condizioni inadeguate dopo aver dedicato la vita al lavoro. Un fenomeno che mi è conosciuto è il precariato delle persone giovani che affrontano la carriera accademica. Si tratta di una carriera che, quando raggiunge i massimi livelli, offre vantaggi e alcuni privilegi. Ma nel mondo occidentale, attualmente, nelle sedi accademiche più sviluppate, le persone giovani si trovano spesso in una condizione di precariato fino alla quarantina superata. Ne ho parlato recentemente con un collega in quell’età. Pur avendo molto successo e anche se ha lavorato in sedi prestigiose, non ha ancora avuto un posto di lavoro stabile. Per lui, come per molti altri, la motivazione è rappresentata dalla passione per il lavoro. Ma si tratta di un fenomeno diffuso che rende problematico per le persone in condizioni simili pensare a costruire la vita in alcuni dei suoi elementi fondamentali, come quello di iniziare a pianificare una famiglia.

Non vedo proprio quali siano le proposte realistiche delle sinistre per queste iniquità economiche e sociali. L’esito è rappresentato dal fatto che i partiti e i movimenti di sinistra hanno cessato di essere movimenti di massa, con uno spostamento di elettori verso la destra populista.

Ritornando al 25 aprile e ai dibattiti che lo hanno accompagnato, ci sono state delle pessime figure a destra. Non riesco proprio a capire come nel 21.esimo secolo ci possano essere ancora persone che provano fastidio quando si afferma l’antifascismo. Generalmente, per evitarlo si usano due mosse. La prima è quella di affermare che provoca fastidio l’”anti”, il dichiararsi contro qualcosa. Ma come si fa a provare fastidio se una dichiarazione è opposta a qualcosa di censurabile? Come può non essere lodevole dichiararsi antifascista, adottare una posizione antimisogina o antirazzista, ecc.?

L’altra mossa è rappresentata dal dire che si è già parlato a sufficienza dei mali causati dal fascismo. Il rischio, però, è quello di scordali, cosa non auspicabile. Quindi, è utile continuare a parlarne.

Ma non facendone il punto principale di un progetto politico attuale. Questo, invece, richiede, un’analisi precisa di ciò che compromette oggi la libertà e l’uguaglianza. E, soprattutto, ideare politiche realistiche per contrastare questi mali attuali. Per farlo ci vogliono progetti intelligenti e persone con l’autorità e l’energia per realizzarli.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display