Andare avanti con tenacia

Con Tamara Brussich, che ha da poco assunto le redini della Comunità degli Italiani di Pola

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Andare avanti con tenacia

In seguito alle elezioni del 29 giugno, Tamara Brussich ha assunto il ruolo di presidente della Comunità degli Italiani di Pola (e della Giunta esecutiva), dopo averne retto le redini dell’Assemblea per tre mandati, quando al vertice dell’Esecutivo c’era l’attuale Presidente della Regione ad interim, Fabrizio Radin (che attualmente è consigliere in Assemblea). Abbiamo intervistato in questo nuovo ruolo la Brussich, che, lo ricordiamo è vicepresidente dell’Assemblea regionale e consigliere dell’Assemblea dell’Unione Italiana.

Un quadro sulla situazione all’1 di via Carrara. In quale direzione si muoverà la Comunità degli Italiani di Pola dopo il cambio ai vertici?

“Ci tengo a sottolineare che l’ex presidente ha lasciato un’associazione in buono stato e ha fatto un ottimo lavoro nello stabilizzarla in ogni senso: finanziario, materiale e morale. Il suo merito principale è stato quello di formare una generazione di giovani che oggi sono perfettamente in grado di amministrarla. Dico questo perché è estremamente raro che un personaggio politico di spicco sottragga il tempo al lavoro e alla famiglia per essere costantemente a disposizione dei giovani, per istruirli e insegnare loro l’arte della governance e dell’organizzazione di eventi. È stato per l’appunto Fabrizio Radin a trasmettere loro il valore del lavoro disinteressato a favore della Comunità. Perché, si badi bene, oggi il volontariato è praticamente estinto. Se sopravvive, è solo grazie alla tenacia di pochi, chiamiamoli pure idealisti, che sono ancora capaci di mettere la Comunità degli Italiani non dico al primo, ma subito al secondo posto nella classifica delle priorità personali. Questo è il lascito principale del presidente uscente, che rimane comunque al nostro fianco per consigli e correzioni di errori di percorso, qualora ce ne dovessero essere”.

Chi frequenta il Circolo quotidianamente non può fare a meno di notare la buona manutenzione della sede, gli investimenti negli arredi e negli accessori da giardino, le buone prestazioni del bar, le sinergie tra i vari promotori degli eventi culturali…

“Eppure non si vede il novanta per cento della fatica che ci è costata questa immagine. Solo chi vive giorno per giorno in questa Comunità è a conoscenza dell’interminabile mole di lavoro che si cela dietro a ogni fattura emessa, ogni rassegna organizzata, ogni concerto proposto, di cui rimangono a testimonianza bilanci senza macchia e una rendicontazione dettagliata fino all’inverosimile. Mantenere in vita questa macchina è un lavoro che dura tutto l’anno e richiede l’impegno disinteressato di molti, non solo delle tre persone in rapporto di lavoro. Il fatto è che il mondo è cambiato. Come si faceva un tempo – e cioè aspettare che piovano i soldi dal cielo e poi usarli a piacimento senza renderne conto a nessuno – non solo non si usa più, ma non è neanche permesso. Oggi ogni centesimo va pianificato, usato in base al preventivo, e la sua spesa giustificata alle varie fonti. Gli stessi progetti culturali che curiamo sono più complessi di quelli che si usavano un tempo. Programmi come la rassegna della letteratura italiana per l’infanzia, nell’ambito del Festival del libro, oppure “Invito alla lettura” di Alessandro Lakoseljac, sono alquanto articolati e richiedono un impegno continuato di molti. Ne abbiamo ricavato strada facendo l’accesso gratuito al fondo libri digitale della Biblioteca civica, abbiamo creato un coro dal nulla, il Carillon, che si è dimostrato all’altezza delle migliori aspettative. In estate, per due mesi, non c’è serata senza spettacoli, concerti e perlomeno ballabili, e anche quest’anno avremo una cinquantina di eventi musicali e danzanti, sia frutto del nostro lavoro che promossi in collaborazione con altri enti e associazioni culturali, ma anche in quel caso si tratta di spettacoli in linea con la nostra sensibilità artistica. A proposito del bar, abbiamo faticato a lungo per dargli una buona gestione, e tanti sono stati i tentativi finiti male prima che lo affidassimo al vitivinicoltore connazionale, David Diković, con cui l’intesa è perfetta. Insomma l’estate è entrata nel vivo, abbiamo concerti e serate jazz, poi avremo in sede i laboratori musicali e i concerti di Arena International, i ballabili delle due orchestre residenti, i Musicittà e il Trio Val”.

Tra un impegno e l’altro, sei in Circolo dal 1998. Che effetto ti fa esserne al vertice?

“È una bella soddisfazione, anche perché tra tutti i consiglieri eletti ho avuto il maggior numero dei voti. La fiducia degli elettori e dei consiglieri è sempre appagante ma è anche vincolante. Questa nomina la vedo e la sento principalmente come un’enorme responsabilità nei loro confronti. Se devo essere completamente sincera, questa responsabilità è al contempo anche una fonte di timore; il timore di non poter accontentare tutti, cosa del resto impossibile a farsi. Ho scelto di avere al mio fianco una squadra realmente giovane. In Giunta avremo per la prima volta Paola Zivolić Zec, Chiara Jurić, Teo Banko. C’era già e rimane con noi anche Alessandro Lakoseljac, con qualche anno di esperienza nell’amministrazione del Circolo alle spalle. Poi ci sono anche i nostri senior, come Ervino Quarantotto, per ragioni di equilibrio e di continuità che non guasta mai, e naturalmente c’è Vito Paoletić al timone della ‘Lino Mariani’. Li trovo tutti molto colti, seri, ma anche vivaci. È un Esecutivo che saprà comunicare col resto delle istituzioni e delle associazioni, minoritarie e non, e saprà tenerle nell’orbita della Comunità degli Italiani come centro di cultura. Mi riferisco ovviamente alle scuole, agli asili, al Consiglio per la minoranza, ai consiglieri municipali connazionali, al presidente del Consiglio municipale, al vicesindaco…”

A proposito dei rapporti col Municipio. C’erano state delle discussioni, in passato, sul bilinguismo e la visibilità dell’italiano in ambito pubblico.

“In città il bilinguismo è rispettato esattamente tanto quanto stabilisce il suo Statuto, che in questa materia detta legge. E il vicesindaco, Elena Puh Belci, è garante del rispetto di questi diritti. Che poi qualcuno protesti che le bollette dell’acqua e della luce non siano bilingui, questo è un altro paio di maniche. Non ci sono obblighi per le municipalizzate in questo senso, benché numerose vorrebbero allinearsi al principio di propria spontanea volontà e non è detto che un giorno non succeda. Il Comune è bilingue per definizione, lo sono i suoi assessorati, gli uffici che ricevono le parti, i documenti che producono, le decisioni che emanano, gli opuscoli che pubblicano… Tutto il resto è questione di sensibilità individuale. La riunione col vicesindaco e il presidente del Consiglio ha posto le basi per una buona pratica: quella di incontrarci a scadenze regolari per cercare di risolvere un problema, un’omissione per volta. Come quella delle tabelle bilingui nei parchi e nelle piazze dove l’italiano era relegato al lato B, e praticamente invisibile. Grazie all’impegno del vicesindaco, si riparerà anche a questo piccolo torto”.

Che rapporti intercorrono invece con l’associazione degli esuli da Pola e l’Unione Italiana?

“Con l’Unione Italiana, e precisamente con la sua Giunta, abbiamo rapporti soddisfacenti, tutto sommato buoni. Nei nostri obblighi siamo pedanti, minuziosi e tempestivi, loro ci seguono e va bene così. Uno dei risultati tangibili di questa collaborazione è stato l’acquisto e il montaggio del servoscala, era una necessità impellente della nostra Comunità. La spesa è stata ingente e per realizzarla abbiamo dovuto attingere ai mezzi dell’Ufficio governativo delle minoranze, per tramite dell’UI s’intende. Seguiremo l’esempio per l’imminente collocazione dei reperti romani che ci ha consegnato in custodia il Museo archeologico. Quanto agli esuli, i rapporti sono assolutamente positivi e avremo piacere di intensificarli come promotori di iniziative culturali comuni. Ci fa piacere accogliere in casa gli esuli che consideriamo nostri concittadini, anche se qua siamo già alla seconda e alla terza generazione da quella prima che si divise giocoforza in esuli e rimasti. Proprio per questo motivo vorremmo poter allargare il discorso a temi di più ampio respiro, che ci accomunano tutti in quanto europei, temi quali il lavoro, l’istruzione, le migrazioni, la cultura, la società, le sfide del mondo moderno e della globalizzazione, affinché il discorso non si riduca sempre e solo al ricordo delle stragi della guerra. Conservare la memoria va benissimo, anzi è necessario, ma senza limitare la visuale al futuro”.

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