Medici di famiglia: si rischia il collasso

L'emergenza riguarda la Regione in particolare e il Paese in generale considerata tutta una serie di fattori che influiranno sulla riduzione del numero di ambulatori

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Medici di famiglia: si rischia il collasso

Entro cinque anni il 47 per cento della popolazione adulta della Regione litoraneo-montana potrebbe rimanere senza un’adeguata assistenza sanitaria e il motivo principale è riconducibile alla carenza di medici di famiglia. L’allarme è stato lanciato dal connazionale dott. Leonardo Bressan, presidente della sezione regionale del Coordinamento nazionale dei medici di famiglia. Il tema è stato trattato in uno studio: analizzando i vari aspetti del problema si è giunti a questa poco rosea conclusione.
“In media in Croazia vanno in pensione 750 medici all’anno e se ne laureano 530. Quindi il deficit aumenta di circa 200 medici ogni anno. Entro cinque anni per raggiunti limiti d’età lasceranno la professione 1.250 medici e, inoltre, a gennaio 2020 entrerà in vigore la direttiva europea in base alla quale non sarà possibile firmare il contratto con l’Istituto nazionale per l’assicurazione sanitaria (HZZO) senza essere in possesso della specializzazione. Quest’aspetto prolungherà sensibilmente i tempi per i nuovi medici di famiglia. Un’altra novità riguarda il numero massimo permesso di pazienti in cura per ambulatorio, che verrà ridotto dagli odierni 2.125 a un massimo di 1.800 e ciò significa ulteriori 400 ambulatori in meno in Croazia”, ha spiegato il dott. Bressan.

La situazione

Attualmente in Regione sono registrati 257.517 assicurati. Secondo i criteri della rete sanitaria nel settore dei medici di famiglia sono necessari 174 studi medici, mentre ne sono disponibili 169 (103 in concessione e 66 nell’ambito della Casa della salute pubblica). Quindi, già ora ne mancano sei, che si traduce in 10.624 pazienti in cura. Il numero aumenta progressivamente di anno in anno. Nel 2020 mancheranno ulteriori 12 studi medici (per 18.087 pazienti), nel 2021 altri 5 (per 7.960 pazienti), nel 2022 ulteriori 11 (per 17.019 pazienti), nel 2023 ce ne saranno 12 in meno (per 18.704 pazienti) e infine nel 2024 altri 13 (per ulteriori 21.186 pazienti), per un totale di 53 studi medici in meno per le necessità di 93.580 abitanti della Regione.
Per quanto concerne la direttiva europea che stabilisce a 1.800 il numero massimo di pazienti in cura, entro il 2024 mancheranno complessivamente 64 medici di famiglia per le necessità di 115.200 abitanti.

Le soluzioni proposte

Nella presentazione del dott. Bressan sono presenti alcune proposte su come fare fronte all’emergenza. “Sono tutte proposte concrete e fattibili, che non richiedono una grande spesa e che possono mitigare il problema”, spiega. La prima è di aumentare la quota d’iscrizione alla Facoltà di Medicina in base alle necessità reali e alla dinamica dei pensionamenti a livello annuale. Secondo il dott. Bressan la quota andrebbe raddoppiata. La seconda misura riguarda le specializzazioni. In questo caso andrebbero analizzate le esigenze in base ai settori e realizzato un piano delle necessità per il prossimo decennio. Inoltre, bisognerebbe insistere con il Ministero affinché accetti il numero di specializzazioni proposto e infine dare l’opportunità anche ai medici titolari di ambulatori privati convenzionati di attingere ai mezzi finanziari per le specializzazioni, in quanto hanno in cura circa il 75 per cento della popolazione.
Un’altra possibile soluzione al problema sarebbe quella di assicurare agli studenti di medicina residenti in Regione una borsa studio dell’importo equivalente alla paga minima in Croazia e, una volta laureati, la specializzazione immediata (in base alle necessità di cui prima), senza dovere attendere mesi o anche anni prima di potervi accedere.
Per quanto riguarda le zone rurali, il dott. Bressan propone che la Regione assicuri al medico e all’infermiera interessati a vivere e lavorare in queste zone il doppio della paga che viene assicurata a quelli impiegati nell’area cittadina, mentre le Città o i Comuni dovrebbero assicurare l’alloggio, l’asilo, la scuola e il trasporto pubblico gratuiti.
“Sono misure che non esigono grandi finanziamenti e che contribuirebbero sicuramente a un maggiore interesse dei giovani a iscrivere gli studi di medicina, ma anche a bloccare la fuga di medici dal nostro Paese. La carenza di questo profilo professionale è presente in tutta Europa ed è un dato di fatto che alcuni ospedali austriaci hanno individuato nella Facoltà di Medicina di Fiume una fucina di talenti ai quali offrono una borsa di studio, la specializzazione e il posto di lavoro una volta laureati. Al momento si tratta di oltre l’80 per cento degli studenti degli ultimi due anni di studio nella Facoltà di Medicina. In cambio hanno l’obbligo di svolgere durante l’estate alcune settimane di tirocinio in questi ospedali. Sono opportunità allettanti, che difficilmente vengono rifiutate”, ha concluso il dott. Bressan.

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