Vocabolario del dialetto locale: uno scrigno dell’identità culturale e linguistica della CNI

Presentata l’opera di Vlado Rota, pubblicata dalla Comunità degli Italiani «Fulvio Tomizza»

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Vocabolario del dialetto locale: uno scrigno dell’identità culturale e linguistica della CNI
Numeroso il pubblico intervenuto alla presentazione del vocabolario umaghese. Foto: VEDRAN VIŠKOVIĆ

Una serata all’insegna della tradizione, della storia, della cultura e della parlata di Umago e dintorni, quella svoltasi nel Teatro cittadino “Antonio Coslovich”, che ha ospitato la presentazione del vocabolario del dialetto di Umago e del suo territorio scritto da Vlado Rota e pubblicato dalla Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago. Si tratta di un lavoro di ricerca, durato tutta una vita, che esprime il legame e il rispetto dell’autore per la sua terra natia. Grazie all’aiuto finanziario della Città, del Consiglio della minoranza nazionale italiana autoctona della Città di Umago e dell’Unione Italiana, questa pubblicazione è importante per valorizzare l’identità culturale, ma soprattutto linguistica, del territorio di Umago e della Comunità Nazionale Italiana che vive in questa zona.

La pubblicazione, oltre alla parte cospicua occupata dal vocabolario, comprende pure una breve introduzione sulla storia dell’origine della lingua e del dialetto istroveneto, un sunto grammaticale, una parte dedicata ai modi di dire e ai proverbi umaghesi e istriani e un elenco dei soprannomi di Umago e dintorni a dimostrazione dell’inesauribile ricchezza del nostro dialetto. Il volume vuole essere una fonte d’informazione per le future generazioni e per chi volesse studiare il dialetto in maniera approfondita,
L’evento, presentato impeccabilmente da Larissa Gasperini, ha visto la partecipazione di molte autorità locali e regionali. tra cui il sindaco Vili Bassanese, il suo vice Mauro Jurman, il presidente del Consiglio municipale Ivan Belušić, il presidente dell’UI Maurizio Tremul, la vicepresidente della Regione istriana in quota CNI Jessica Acquavita, l’assessore regionale alla Cultura Vladimir Torbica, il segretario generale dell’UPT Fabrizio Somma, il Console generale d’Italia a Capodistria Giovanni Coviello e il prorettore dell’Unibas (Università degli Studi della Basilicata) Michele Greco.

L’istrovenero motivo d’orgoglio
La presidente del sodalizio locale, nonché vicesindaco Floriana Bassanese Radin, si è espressa sul fatto che il dialetto umaghese, nel corso della storia, è diventato da lingua della maggioranza una lingua della minoranza, convivendo con un’altra lingua, quella croata, che la popolazione locale all’epoca non conosceva. Il sodalizio umaghese è l’editore di questa pubblicazione e il fautore principale del lavoro pionieristico di Vlado Rota. Inoltre, Bassanese Radin si è soffermata sullo “stato di salute” del dialetto umaghese, sottolineando come sia un motivo d’orgoglio il fatto che la popolazione locale sia riuscita a far sopravvivere il dialetto e la parlata tradizionale.
Appassionato di storia, cultura e tradizioni del territorio, attivista di prim’ordine in tutti i sodalizi sul territorio di Umago (specialmente in ambito teatrale), Vlado Rota ha spiegato al pubblico, presente numeroso in sala, come il suo lavoro di ricerca sia iniziato quando si è accorto che Umago non aveva una pubblicazione sul proprio dialetto. In precedenza erano state pubblicate delle brevi ricerche sul dialetto umaghese, ma affatto esaustive. Parlando con una moltitudine di persone e raccogliendo centinaia di testimonianze, Rota ha voluto rendere omaggio al dialetto umaghese, che secondo lui rappresenta il più importante elemento del patrimonio culturale del territorio.

L’importanza di tramandare l’idioma
Suzana Todorović, docente dell’Università del Litorale di Capodistria, ha voluto sottolineare l’importanza di questo volume non soltanto per la Città di Umago, ma anche per il mondo linguistico e culturale istroveneto in generale. “Per tutelare i dialetti è importante parlarli, tramandarli da generazione a generazione, documentando la loro presenza in periodi diversi per osservarne i cambiamenti –, spiega la Todorović –. Il vocabolario è stato scritto sia per un pubblico generico che per quello specializzato, trattando l’argomento con l’obiettivo di salvare dall’oblio la parlata tradizionale del territorio”. Inoltre, soffermandosi sull’istroveneto, iscritto nel 2021 nel Registro del patrimonio culturale immateriale delle Repubbliche di Slovenia e Croazia, ha voluto rimarcare che il futuro del dialetto dipenderà dall’utilizzo che ne faranno i nostri figli e nipoti.
A maggior ragione, la serata dedicata al dialetto umaghese è stata arricchita dagli sketch dei giovani del gruppo della filodrammatica del sodalizio umaghese, che hanno scherzato sulla scuola, sull’illuminazione della diga e sui proverbi, i modi di dire e i termini dialettali che rischiano di essere dimenticati, cimentandosi anche nel tradizionale gioco di una volta “spitzet – bocciar l’ovo”.
La serata ha visto pure la partecipazione dei “Cantadori”, diretti da Antonio (Nino) Zacchigna, che si sono esibiti con le canzoni contadine di una volta come “Senti il martello che bati le ore” ed “Evviva il mar”, mentre lo stesso Zacchigna, con la fisarmonica triestina e Sergio Demark, con il bassetto istriano a due corde, hanno eseguito un assaggio di un valzer tradizionale. Per l’occasione, Sergio Demark ha regalato il bassetto istriano, costruito da lui in persona, alla CI di Umago, che da ora potrà vantare di avere un pezzo da collezione della tradizione locale da utilizzare per le proprie attività future. Nel corso della serata e per completare la presentazione del vocabolario, lo storico membro e attivista del sodalizio umaghese Pino Degrassi ha letto una poesia nel dialetto umaghese.

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