Parenzo. Interessanti scoperte nella zona dei templi

Il curatore del Museo del territorio Gaetano Benčić sulle ricerche archeologiche in piazza Marafor finalizzate all’elaborazione del progetto di recupero dell’area

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Parenzo. Interessanti scoperte nella zona dei templi
L’area in cui svolgono gli scavi archeologici. Foto: DENIS VISENTIN

Parenzo in epoca romana aveva il foro, la piazza principale, oggi detta Marafor, al quale si affacciava il tempio capitolino, si suppone dedicato al dio Marte, data l’interpretazione del toponimo Marafor come Martis forum, ossia foro di Marte. A nordovest si trovano i resti del tempio grande dedicato a Nettuno. In questi giorni qui si stanno facendo degli scavi archeologici, di cui abbiamo parlato con il curatore del Museo del territorio parentino, Gaetano Benčić.

Che cosa si è potuto scoprire finora?
“Grazie agli scavi intrapresi nella zona dei templi, affacciati sul foro, si comprende meglio l’organizzazione dell’area. Abbiamo capito com’era il recinto che cingeva la piattaforma sulla quale erano posizionati i templi. La piattaforma era rialzata e decorata verso il foro e aveva dei parapetti. Dal foro si accedeva ai templi probabilmente tramite tre gradinate, di cui ne abbiamo trovate due, mentre la terza dovrebbe trovarsi sotto Palazzo Bassi. La novità sta nel fatto che c’era un accesso da nord e abbiamo visto bene gli scalini.
Sulla piattaforma c’era il podio del tempio principale, che conserva molto bene le fondamenta, lungo 30 metri e largo 15. Nelle vicinanze abbiamo individuato il perimetro di un altro edificio, posizionato nella sua stessa direzione ma più piccolo, con un fronte di circa 8 metri e circa 15 metri di lunghezza. Potrebbe trattarsi di un tempio minore. Questa è un’ipotesi che va confermata da una migliore apertura dello scavo. E abbiamo trovato i muri. Questo era stato visto già da Ante Šonje negli anni Cinquanta del secolo scorso, però lo si era interpretato come il resto di un tempio più antico nell’area del Campidoglio.
Un’altra cosa molto interessante che è stato possibile vedere è che il recinto che racchiudeva la piattaforma è successivo rispetto a un tempio che per tradizione è chiamato tempio di Nettuno o tempio minore, di cui abbiamo potuto vedere molto bene il muro del proneo, sia dall’interno che dall’esterno. Probabilmente aveva un accesso a gradini. Del tempio abbiamo intravisto e documentato i muri. In situ ha conservato le colonne e un’anta con pilastro. Cosa questa che non sapevamo cosa fosse; qualcuno aveva ipotizzato un peribolo, ma ora si vede bene che è un tempio. Questo vuol dire che immediatamente fuori dalla piattaforma c’era ancora un tempio, vicinissimo al foro e agli altri templi, ma che con la facciata guardava fuori dalla piazza. Non si sa che cosa vi stava di fronte.
Qui arrivava il decumano settentrionale. Abbiamo tre edifici che possono essere definiti dei templi. Non si può dire se ce ne fossero o meno a sud. C’è l’ipotesi della presenza del tempio di Diana, elaborata da Marino Baldini, un tempio rotondo posizionato a sud dell’attuale tempio maggiore, ma le fonti scritte e i dati materiali ora visibili non ci consentono di confermare quest’ipotesi. Anche perché il tempio di Diana ricordato nei documenti è il tempio maggiore. E quindi resteremo ancora nel dubbio per quanto riguarda il lato meridionale, anche se, vista la presenza di tre gradinate, è possibile l’esistenza di un ulteriore tempio.
Abbiamo avviato degli scavi preliminari internamente al perimetro del tempio maggiore per capire dove iniziasse la cella, il collegamento e la strutturazione dei muri. Abbiamo fatto un sondaggio vicino al muro perimetrale occidentale, sempre per capire com’era costruito questo tempio. Abbiamo visto che era stato smantellato in età tardoantica e successivamente l’interno era stato smantellato e utilizzato in vari modi. Quello che è più interessante dal punto di vista urbanistico è la costruzione di una cinta in età medievale o altomedievale proprio usando il muro occidentale del tempio maggiore. E quindi ci sono queste fasi successive all’età romana. Uno scavo interessante, indubbiamente, perché molti elementi dell’area finora non erano visibili”.

A che cosa servono questi scavi?
“Gli scavi sono in funzione della realizzazione del progetto preliminare di recupero dell’area del Campidoglio. Avendo indagato l’area fino al foro, ci mancavano i dati della zona dei templi, cosa che ora stiamo appurando grazie al finanziamento municipale. Si sistemerà anche questa zona, finora tenuta un po’ in disordine”.

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