«Il nostro valore sul territorio va tutelato con il massimo rispetto»

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«Il nostro valore sul territorio va tutelato con il massimo rispetto»

Come generalmente accade, il mese di gennaio si presenta spesso come un periodo a metà fra il momento di fare bilanci sull’anno appena trascorso e quello di preparare nuovi progetti per il futuro che si profila davanti. Anno nuovo, vita nuova, dunque; ed è per questo motivo che abbiamo incontrato la presidente della Comunità degli Italiani di Rovigno, Roberta Ugrin, a capo del sodalizio dal luglio scorso, con la quale abbiamo ripercorso alcuni dei momenti salienti della storia della CI rovignese in occasione dei festeggiamenti per il suo settantesimo compleanno celebrati a novembre, ma, anche, per saperne di più sui nuovi programmi in preparazione.

Di recente, la CI ha festeggiato un anniversario importante. Quali sono stati i momenti salienti che hanno segnato la storia del sodalizio in questi 70 anni?

La nostra Comunità è una tra le più importanti presenti sul territorio dell’insediamento storico, con numerose attività che spaziano dalla cultura allo sport, passando per il sociale, la ricerca e la tutela del dialetto e delle tradizioni locali, rendendola per tutti questi motivi anche una componente imprescindibile dell’atmosfera di serena convivenza presente a Rovigno ed è, come rimarcato nello Statuto municipale, l’organizzazione che rappresenta la minoranza nazionale italiana in Città.
Tutto ebbe inizio con la nascita del Circolo Italiano di Cultura di Rovigno, fatto che va inquadrato nell’ambito del complicato clima del secondo dopoguerra, quando gli italiani in regione divennero minoranza. Già, comunque, nell’estate del 1946, in base agli indirizzi dell’UIIF che auspicavano la nascita di proprie associazioni nelle località abitate da italiani, fu costituito a Fiume il primo Circolo Italiano di Cultura, che divenne poi il modello per gli altri sodalizi. Ebbe vita effimera a Rovigno, il tentativo di connazionali giunti dall’Italia di formare un Circolo, anche perché i rovignesi allora non ne sentivano il bisogno, essendo tutte le istituzioni e l’amministrazione locale presiedute da italiani del luogo ed essendo attiva dal 1947 la Società artistico-culturale operaia “Marco Garbin” (poi diventata SAC). Nonostante ciò, le pratiche amministrative di costituzione del CIC di Rovigno si riconducono alla fine del 1948. Considerato che l’esodo lasciò larghi vuoti nel tessuto sociale e che il nuovo Circolo Italiano operava in un contesto politico e finanziario precario, quel primo periodo fu improntato al suo consolidamento e alla mobilitazione dei rovignesi nelle sue attività socio-politiche e artistico-culturali.
Per la sua rinascita, la Comunità Nazionale Italiana di Rovigno fece leva sulle proprie forze, cosciente che sia la SAC “Marco Garbin”, quale interprete e portatore della cultura musicale e del folclore rovignese, sia il CIC, erano gli eredi di un ricco e unico patrimonio storico-culturale.
Dagli anni ’60 inizia un periodo di ripresa favorito dall’assegnazione della nuova sede di palazzo Milossa, con l’ampio terrazzo estivo ricostruito nel 1964, dall’accordo di collaborazione tra l’Università Popolare di Trieste e l’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume (1964), nonché dalla trasformazione nel 1971 del Circolo Italiano di Cultura in Comunità degli Italiani (CI), con il fine di consentire un migliore inserimento nella vita sociale, basato anche sul bilinguismo.
Con il diffondersi della Primavera croata, anche l’ambiente rovignese fu pervaso da polemiche sul piano nazionale a seguito dell’approvazione, nel 1975, del nuovo Statuto cittadino che, rispetto a quello del 1963, rafforzava la tutela della CNI ed era diventato uno “Statuto modello” per l’intera regione. Nelle suddette diatribe, furono presi di mira sia il Centro di ricerche storiche che la CI. In questo contesto, un altro duro colpo per l’intera Comunità Nazionale Italiana e per la CI fu pure l’esautorazione nel ‘74 di Antonio Borme.
Con la fine degli anni ’70, per la CI si può parlare di condizioni generali più positive, grazie anche all’introduzione della nuova funzione di segretario organizzativo-politico che nel decennio seguente consentì finanziamenti e un assetto comunitario più adeguato.
Tra i protagonisti sia del “Gruppo 88”, che mise in luce i gravi problemi della CNI, sia del “Movimento per la Costituente”, teso a rinnovare l’UIIF e che tenne la sua prima assemblea proprio a Rovigno, figuravano anche connazionali rovignesi.
La complessa situazione venutasi a creare a partire dai primi anni ’90, la Costituzione della Repubblica di Croazia, l’inizio della Guerra patriottica e la costituzione dell’Unione Italiana, hanno avuto notevoli riflessi anche a Rovigno, come pure sull’attività della CI. Ottenuto lo status di Città (1993), Rovigno ha rimodellato il suo Statuto, dedicando un ampio capitolo alla tutela della CNI basata sul bilinguismo integrale.
La ricostruzione avviata in Croazia dopo il 1995, determinò una nuova ripresa anche a Rovigno. Un governo locale improntato alla stabilità e all’attenzione verso il settore sociale e i benefici degli accordi elettorali con il partito della Dieta Democratica Istriana, hanno permesso alla CI di avere i propri rappresentanti qualificati anche nelle strutture cittadine, mentre l’introduzione del Comitato esecutivo è stata propulsore dell’intensa attività di quest’ultimo ventennio.
La CI di Rovigno, che si fregia del nome dell’antifascista ed eroe popolare Pino Budicin, è stata nel corso degli anni nell’ambito cittadino una presenza costante e attiva, dando il suo contributo fondamentale alle attività sociali e culturali del luogo, sempre con l’obbiettivo di tutelare i diritti della componente italiana autoctona del territorio.

Quali sono le sezioni attive oggi? Quanti sono gli attivisti?

Il lungo percorso storico della CI è stato accompagnato da alti e bassi, da crisi interne, da pressioni esterne di vario genere, dalla costante ricerca di un consolidamento societario e finanziario, ma soprattutto da due denominatori comuni imprescindibili e costanti nel tempo: l’affermazione dell’identità nazionale italiana e la tutela del nostro ricco patrimonio storico-culturale. La Comunità ha portato a termine questi compiti fondamentali con la sua ininterrotta, indefessa e benemerita attività socio-politica e artistico-culturale. Se generoso è stato l’operato dei suoi soci, attivisti, dirigenti e presidenti, incalcolabile risulta la mole della sua attività. Accanto agli “Appuntamenti rovignesi”, partiti nel lontano 1954 e ancora oggi in programma, numerose sono state le manifestazioni di vario genere: bozzetti folcloristici e rappresentazioni teatrali, serate danzanti, convegni, conferenze, presentazioni di volumi, serate letterarie, balletti, mostre, concerti, eventi sportivi (in particolare i “Memoriali P. Budicin”), raccolte umanitarie, le “Serate in famiglia”, “Voci di primavera”, la “Rassegna del cinema italiano”, “Il Mercatino di Natale”, “Butemola in canto”, il concorso “Favalando alla ruvigni∫a”, corsi di dialetto rovignese e di modellismo statico, partecipazioni a ricorrenze cittadine, regionali e a quelle dell’Unione, moltissime uscite ed esibizioni all’estero, l’attività dei complessi mandolinistico e bandistico, del gruppo filatelico, del balletto, dei cori giovanili, la promozione e il sostegno dato a complessi musicali di vario genere sono le nostre attività principali, mentre i sette decenni di vita della SAC “Marco Garbin” sono stati ricordati con la splendida serata dell’anno scorso in onore del settantesimo anniversario della sua fondazione.
Per quanto riguarda il presente, oggi l’attività della CI si svolge nell’ambito dei settori della cultura, con la SAC “Marco Garbin”, la Filodrammatica giovani e giovanissimi, i Mini cantanti (Coretto Batanola), Midi cantanti e cantanti solisti, i gruppi di studio del dialetto rovignese, di modellismo statico e “Mani di fata”/“Elfi laboriosi”, con le sezioni Arte e spettacolo, Letteraria e conferenze, Grafica e pittorica, Cinema e videografica, Etnografica ed editoriale, escursioni, biblioteca, giornalistica – con la trasmissione radio “Quattro ciacole in famia”, e la partecipazione al progetto DERSII; nonché con i settori dedicati alla scuola, ai giovani e alle restanti attività sociali e sportive (calcio, yoga). In tutto, la nostra Comunità oggi conta, tra alcune migliaia di iscritti, su 150 attivisti, tutti coinvolti con passione nelle sopra elencate attività e settori.

Un elemento importante è pure la SAC “Marco Garbin”…

Presentare la Società artistico-culturale “Marco Garbin” equivale a descrivere la tradizione musicale rovignese. Sono esse, infatti, un binomio inscindibile, essendo la “Marco Garbin” l’erede, l’espressione e l’interprete più autentica, genuina e legittima della nostra tradizione da ben 70 anni. Essa si è assunta il compito di salvaguardare, tutelare e trasmettere alle generazioni più giovani il ricco retaggio culturale, musicale, canoro e dialettale autoctono della nostra città, facendo propri tutti i suoi elementi peculiari e lo spirito rovignese. Nata ufficialmente il 13 dicembre 1947, a seguito della fine del secondo confitto mondiale, la SAC “Marco Garbin” è parte integrante della “Pino Budicin”. La Società porta il nome di Marco Garbin, giovane antifascista rovignese che, oltre a essere amante della musica e del bel canto, fondò e fu il primo maestro del coro partigiano italiano costituito durante la Resistenza nel 1944. Da allora, per ben 70 anni, ha sempre rappresentato, attraverso la sua formazione corale, folcloristica e di altro genere, sia la CNI in senso lato, sia la Città. Un curriculum, il suo, volto al mantenimento della cultura autoctona della nostra città, all’amore per il canto che i rovignesi hanno sempre portato e a tutt’oggi portano nel cuore, celebrando e presentando tradizioni, luoghi e personaggi a livello cittadino, nazionale e internazionale, soprattutto in Italia.
Inizialmente, la SAC, essendo la prima e la più rilevante organizzazione culturale operante a Rovigno, comprendeva varie sezioni: quella corale con il coro femminile, coro maschile e misto, dei cantanti solisti, bandistica, dei gruppi teatrali, del gruppo folcloristico, di balletto, il gruppo mandolinistico e l’orchestrina. Attualmente, le sezioni della SAC sono quella corale, comprendente il coro maschile, femminile e quello misto, nonché il gruppo folcloristico e quello dei bitinadùri. La SAC “Marco Garbin” collabora con le altre sezioni artistico-culturali che operano in seno alla CNI, compresa quella dei “giovani interpreti” della nostra tradizione musicale, dei cantanti Mini, Midi e solisti, i quali rappresentano un importante vivaio e assicurano la continuità delle sue attività. In campo scenico-folcloristico e nell’allestimento di spettacoli, considerevole e proficua è pure la partecipazione del gruppo di Filodrammatica giovani e giovanissimi e di quello dello studio del dialetto rovignese. La tradizione canora rovignese a Rovigno si è sempre tramandata di generazione in generazione ed è per questo che accanto al repertorio classico, sin dai primi passi la SAC “Marco Garbin” si è impegnata a tutelare, perfezionare e a promuovere tre forme canore autoctone, cioè le bitinàde rovignesi, singolari interpretazioni nelle quali uno o più solisti cantano la melodia e vengono accompagnati da un gruppo di bitinadùri, che usando la voce riproducono suoni a imitazione di strumenti musicali, per lo più a plettro, quali chitarre, mandolini e bassi, prassi nata per il semplice motivo che un tempo si cantava lavorando, e dunque le mani erano “occupate”. Su iniziativa della CI “Pino Budicin“, le bitinàde rovignesi sono state inserite nel Registro dei beni culturali sotto tutela del Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia, quale “genere musicale vocale della comunità nazionale italiana e dell’ambiente culturale della Città di Rovigno”. Poi, ci sono le àrie da nuòto, in altre parole le arie notturne, che non hanno nulla da invidiare all’armonia delle bitinàde. Esse sono il frutto della simbiosi di voce e ambiente e vengono eseguite da gruppi di tre o al massimo cinque cantori durante le ore serali e notturne nelle calìte e ∫ùta i vuòlti del centro storico. Infine, le àrie da cuntràda, che erano cantate dalle donne, intente nei loro lavori manuali, agli incroci delle cuntràde e dei piàn della Rovigno vecchia e rappresentavano un vero e proprio attimo di piacevole fuga dalla quotidianità e dalla routine domestica.
Come già ribadito in precedenza, a prova della sua continuità e importanza, la SAC “Marco Garbin” ha festeggiato orgogliosamente il 13 dicembre 2017 i suoi 70 anni di ininterrotta attività, contraddistinta da innumerevoli successi e soddisfazioni. Essa ha svolto, in questi lunghissimi anni, un ruolo fondamentale e imprescindibile nella cura, trasmissione e mantenimento delle nostre tradizioni e di quei valori che ci hanno sempre contraddistinti sul territorio, rendendoci anche riconoscibili e unici a livello regionale e internazionale. Essa ha sempre egregiamente rappresentato la nostra Comunità Nazionale e la Città di Rovigno in tutte le più importanti manifestazioni artistico-culturali, vantando già alcuni CD e registrazioni audio-visive pubblicate su DVD e un lunghissimo elenco di concerti tenuti a Rovigno e altrove. Detto questo, la tutela e la divulgazione, nonché la trasmissione alle nuove generazioni di questa ricca tradizione musicale e canora di Rovigno, rappresentano uno degli interessi fondamentali della SAC “Marco Garbin” e della CI “Pino Budicin”. Spetta ora alle nuove generazioni il compito di curare, mantenere vivo e trasmettere ai posteri questo prezioso retaggio.

Quest’anno abbiamo visto un ricambio generazionale nella dirigenza del sodalizio. Come vede questo cambiamento? Che cosa porterà alla CI?

Sì, è ormai da quasi sei mesi che la dirigenza della CI ha un volto nuovo. Il ricambio generazionale è avvenuto dopo le elezioni dell’estate scorsa e, come di solito avviene, un cambiamento simile comporta anche un periodo di transizione nel quale ci troviamo ora. Le sfide sono molte e il peso della responsabilità di portare avanti un sodalizio con settant’anni di storia si fa sentire. Spesso si ha avversione verso il cambiamento, perché si teme quello che non si conosce, ma a volte diventa indispensabile prendere in considerazione nuove opportunità e imboccare strade diverse, proprio come è accaduto tra le mura della nostra Comunità. Lo scopo finale sul quale concentreremo le nostre forze nei prossimi quattro anni, sarà quello di tenere alta la qualità delle attività della nostra CI, un dovere questo soprattutto verso i 2mila soci rovignesi di nazionalità italiana che ogni giorno contribuiscono a creare il quadro variopinto dell’identità e della tradizione storico-culturale della nostra città, rendendola anche per questo unica e riconoscibile al mondo.
In che modo si cercherà di conciliare la tutela della tradizione e l’innovazione che ci viene in un certo senso anche imposta dal mondo odierno? Esiste una formula per attirare i giovani a frequentare le CI, mantenendo comunque la presenza dei soci storici?
Ricordiamoci che la nostra ricca identità storico-culturale e il nostro valore sul territorio vanno tutelati con il massimo rispetto, tramandando assolutamente questi principi alle generazioni più giovani. Fortunatamente, a Rovigno le istituzioni dell’intera verticale prescolare e scolastica in lingua italiana svolgono un lavoro eccezionale insegnando ai nostri figli a non dimenticare chi siamo e quali sono le nostre radici.
In questo contesto, le Comunità dovrebbero offrire un’integrazione supplementare al lavoro già svolto dalle istituzioni e dalle famiglie, continuando a prendersi cura dei giovani, tramandando loro il sapere ereditato nel corso della storia, partendo dal dialetto e dala tradizione canora, fino ad arrivare a quella culinaria, sociale e storica. L’intento, è quello di far capire ai giovani, e a tutti coloro che ancora nutrono dei dubbi su quest’argomento, che l’appartenere a una minoranza e l’essere bilingui sin dalla nascita sono motivi di vanto e orgoglio, e non il contrario. I ritmi frenetici della vita quotidiana ai quali siamo tutti sottoposti, spesso ci fanno dimenticare che esistono spazi curati e dedicati alla valorizzazione, alla riscoperta e al genuino mantenimento delle nostre radici. Questi spazi sono le Comunità, nate e istituite dopo l’esodo con lo scopo di non permettere che l’italianità delle nostre genti vada dimenticata. La sfida sta proprio nel trovare la formula perfetta, cioè nell’avere la giusta sensibilità e capacità nell’accogliere e ascoltare le necessità dei nostri giovani, trasformandole in idee realizzabili e produttive. I soci storici sono degli esempi di persistenza da cui imparare e prendere spunto e ispirazione. Credo che se esistono l’amore e la passione per il proprio luogo natio, venga spontaneo alle sue genti prendersi cura dell’immenso patrimonio culturale rimasto in eredità, il che si evince e si conferma anche dall’entusiasmo degli attivisti che partecipano, aiutano e contribuiscono alla “vitalità” della CI.

Piani e i programmi per il 2019? Quali novità possiamo aspettarci?

Proseguiremo l’anno con le regolari attività e i programmi che sono stati svolti negli anni passati. Abbiamo alcune nuove idee e collaborazioni che sicuramente vogliamo sviluppare nel futuro, incentrate a richiamare un maggior numero di soci e connazionali, giovani e meno giovani, presso la nostra sede. Uno dei prossimi appuntamenti significativi avverrà a febbraio e sarà la commemorazione del Giorno del ricordo, con la quale vogliamo continuare a conservare la memoria della tragedia degli italiani e delle vittime delle foibe, nonché dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre nell’immediato dopoguerra.
La primavera porterà con sé vari programmi e uno spettacolo teatrale dai temi più consoni alla stagione, mentre sicuramente uno degli obiettivi principali è anche quello di rinnovare il giardino estivo, che restituirebbe all’estate rovignese un pezzo di storia che molti ancora portano nel cuore, offrendo ai giovani un luogo di incontro al “chiaro di luna”. Inoltre, prima di concludere, vorrei anche ricordare una delle novità già avvenute nel periodo natalizio, quando in occasione dell’undicesima edizione del Mercatino di Natale, abbiamo per la prima volta organizzato l’apertura dello stesso negli ambienti dell’estivo, una decisione che si è dimostrata azzeccata e ben riuscita, soprattutto grazie all’ impegno degli attivisti che fanno parte del gruppo “Elfi laboriosi” e delle moltissime persone accorse per l’evento.
Ma, non vorrei svelarvi tutto e subito, invitandovi invece a seguirci anche in Internet, sulla nostra pagina Facebook per saperne di più riguardo alle attività inerenti la CI di Rovigno. Naturalmente, siamo sempre più che felici di ospitarvi presso la nostra Comunità per una chiacchierata a Palazzo Milossa tra storia e cultura.

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